MES, IL PATIBOLO PER LE VITTIME DELL’ECONOMIA

l'Unione Europea come mastro Titta, l'ultimo boia di Roma

In Grecia si torna a morire di difterite.  Il batterio Cornebacterium diphtheriae  è tornato a colpire con carattere letale dopo circa 40 anni d’inattività. Non è un caso che ad essere colpita risulti proprio la nazione  ellenica. Gli ultimi anni del governo Tsipras hanno visto la Grecia sempre più debole davanti alle richieste economiche europee e , d’altra parte, forte nei confronti delle classi popolari. Per ripagare il debito, la politica nazionale ha optato per una serie di tagli che si sono abbattuti in primo luogo proprio su sanità e istruzione. Percorrendo le strade della capitale, infatti, si ha l’impressione di transitare per una città fantasma: mastodontici palazzi del centro ormai in disuso, negozi falliti e mai riaperti e una quantità preoccupante di senzatetto. La cura europea prescritta da Germania e Francia ha miseramente fallito: l’analfabetismo ha invertito il trend ed è tornato ad aumentare, anche la vita media ha subito una piccola contrazione. L’Austerity imposta dalle nazioni leader dell’Unione ha livellato ancor di più la popolazione, creando una voragine di tale profondità che qualunque misura economica che non comprenda una totale rottura con i trattati europei figurerebbe per la popolazione solo un ulteriore presa in giro.

L’Europea sta progressivamente mostrando il suo volto e solamente chi deliberatamente preferisce voltare lo sguardo da altre parti può non accorgersi del vero volto di questa organizzazione internazionale.

Nelle ultime ore il Senato italiano ha votato in merito alla questione Mes. La risoluzione sul Meccanismo  Europeo  di Stabilità ha visto 164 voti favorevoli, 122 contrari e 2 astenuti. Tra i voti favorevoli spiccano quelli del Movimento 5 Stelle che ancora una volta mostra quando nebulosa sia la sua posizione in merito al discorso Europa.

 Il Mes – è opportuno ricordare in questa sede che il primo paese a godere del Fondo salva-Stati fu proprio la Grecia – è stato approvato dal governo tecnico Monti con una fortissima pressione da parte del Partito Democratico e del Popolo delle Libertà. L’Italia ha messo sul piatto già 14 miliardi di euro per questa misura e tale cifra tenderà a raddoppiare nei prossimi mesi.

A fare le spese saranno nuovamente i cittadini comuni, che si troveranno costretti a limitare i consumi e ad assistere impotentemente alla distruzione delle ultime misure di welfare ancora esistenti.

Per accedere al programma di finanziamento straordinario – i tassi delle concessioni possono essere sia variabili che fissi- , il Paese richiedente dovrà mostrare di possedere un economia capace di  ottemperare ai vincoli dell’inflazione al 3% e deficit/pil al 60%. Valori pressoché impossibili da perseguire se si pensa che la stessa Germania non è in grado di mantenere tali virtù.

Qualora il Paese indebitato, dunque , non riuscisse a dimostrare la sua capacità nel perseverare nei  suddetti vincoli, per ottenere comunque il prestito dovrà sottoporsi a delle misure rigorose che “possono spaziare da un programma di correzioni macroeconomiche fino al rispetto costante di condizioni di ammissibilità predefinite”, come regola l’articolo 12 del TCUE. “In caso di mancato pagamento – prosegue l’articolo -, da parte di uno stato membro dell’Esm, di qualsiasi parte dell’importo da esso dovuto a titoli degli obblighi contratti in relazione a quote da versare, detto membro non potrà esercitare i propri diritti di voto per l’intera durata di tale inadempienza.

Il trattato non è di difficile interpretazione. Per accedere al prestito il Paese in contrazione economica dovrà concedere massimi potere di pianificazione alla BCE, la quale si assumerà l’incarico di traghettare la Nazione fuori dalla crisi. La domanda da porci, però, è: a che prezzo? Essendo la BCE una banca non di ultima istanza l’impegno sarà perseguito attuando una serie di ulteriori tagli e di svendita al privato. Sostanzialmente la sanità per un povero sarà sempre più inaccessibile, l’istruzione diventerà sempre più elitaria e le delocalizzazioni saranno portate in trionfo come un successo dell’economia nazionale. Dietro questo manto d’ipocrisia si nasconderà una sempre peggiore situazione per i lavoratori della nazione, i quali saranno costretti ad accettare salari sempre più bassi in nome dell’appartenenza a una organizzazione che sempre di più è lontana dai bisogni del popolo.

I fatti di Atene sono davanti gli occhi di tutti; il Mes sta per piombare con tutta la sua forza sull’Italia e in generale su tutta l’Europa. Sarebbe il caso di iniziare a trattare attentamente questa risoluzione, parlare meno di Sardine e Baccalà e spendere più tempo nell’analisi economica circostante, così da combattere il terrore, quello vero. Quello dell’Unione Europea.

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