Altro che scherzo. È solo il risultato di un cambiamento epocale grazie all’evoluzione delle tecnologie che permettono di lavorare meno senza intaccare la produttività. Anzi aumentandola. Paesi come il Belgio, ma prima ancora l’Islanda, sono in pole position con le nuove tempistiche che accontentano l’imprenditore e il dipendente. L’Italia, al solito, lumicino di coda.
Bruxelles – L’evoluzione delle tecnologie informatiche ha prodotto una serie di cambiamenti nell’organizzazione del lavoro. In Europa sono diversi i Paesi e le aziende che stanno sperimentando l’introduzione di una settimana lavorativa più corta. In Italia questi tentativi non vengono nemmeno pensati, figurarsi se tentati. Eppure sembra ormai dimostrato, stando ai dati diffusi dai Paesi dove si è testato questo nuovo modello di organizzazione del tempo di lavoro, che la settimana corta fa bene alla salute economica dell’azienda e a quella psicofisica del lavoratore.
La prima vede aumentare la produttività ed il secondo è più soddisfatto, perché ha più tempo libero. Indubbiamente recarsi al lavoro quattro giorni su cinque a settimana contribuisce a ridurre lo stress. Ne gioverebbe anche l’ambiente con la riduzione delle emissioni dei gas serra. Basti pensare ad un giorno in meno di pendolarismo tra casa e lavoro, sia con mezzi pubblici che privati. Il Belgio si sta dimostrando una delle nazioni più all’avanguardia nell’implementare la settimana corta.
I lavoratori, da quest’anno, lavorano quattro giorni a settimana senza alcuna riduzione dello stipendio. In realtà l’orario complessivo di lavoro è sempre quello, viene semplicemente distribuito su quattro giorni invece che cinque. I dipendenti devono lavorare più ore per recuperare il giorno di riposo. Ogni settimana possono decidere se lavorare 4 o 5 giorni.
Alcuni recenti studi sollevano dubbi sul rendimento del singolo lavoratore, dato che la massima soglia di attenzione e di redditività si raggiungerebbe nelle prime quattro ore. Le ore successive sarebbero dunque improduttive. Ma sinora la questione non è stata sollevata per la classica giornata da 8 ore, quindi si proceda pure con i test.
Non solo in Belgio. I tentativi proseguono in grand parte d’Europa. È il caso della Scozia dove, a differenza del Belgio, la settimana corta è effettiva. La riduzione delle ore di lavoro totali si aggirerebbe sul 20%. C’è da dire che una grossa mano alle aziende è offerta dallo Stato che ha deciso di dare un contributo economico a tutte quelle realtà imprenditoriali che si cimentano in questa sperimentazione. Ma è l’Islanda il Paese europeo dove la settimana corta è più diffusa, con sommo gaudio della popolazione. La prima sperimentazione di questo nuovo modello organizzativo risale addirittura al 2014.
Nella capitale Reykjavik la novità riguardava anzitutto operatori sanitari di vario genere. La rivoluzione si è poi estesa ai dipendenti pubblici di varie agenzie governative tra il 2017 e il 2021. Avendo iniziato prima degli altri Paesi l’Islanda è il caso più attendibile, perché è stata in grado di elaborare una maggiore mole di dati. Dagli studi è emerso che i lavoratori hanno manifestato più soddisfazione, al punto che la produttività non è stata minimamente intaccata, visto il rendimento più elevato.
Lo stesso modello è stato imitato in California. Recentemente negli USA è stato condotto un sondaggio su lavoratori che si sono licenziati. Oltre un terzo ha dichiarato che se gli fosse stata concesso la possibilità di poter scegliere la settimana corta non si sarebbe licenziato. Anche il Giappone sta seguendo questa linea. Qui la novità è sensazionale, in quanto nel Sol Levante la posizione lavorativa e l’etica del lavoro sono aspetti molto sentiti nella società, carichi di concetti quali onore, orgoglio e senso di appartenenza. Ebbene, molte aziende hanno deciso di offrire tre giorni liberi ai loro dipendenti. Una sostanziale inversione a U, se si pensa che fino a qualche decennio fa il Giappone era il Paese dove avvenivano più suicidi per sovraccarico di lavoro!
Le sperimentazioni si stanno estendendo a macchia d’olio. In Spagna, nel 2021 è stato lanciato un progetto per valutare il passaggio dalle 39 alle 32 ore lavorative mantenendo inalterati gli stipendi. In Inghilterra, da inizio 2022, una trentina di aziende hanno aderito ad un progetto dell’organizzazione no profit 4 Day Week Global.
Lo scopo è dare un giorno libero in più ai lavoratori, senza ridurre la produttività del Paese. In Italia il dibattito langue, le proposte pure. Si è indaffarati a pensare a questioni di alto profilo: le prossime elezioni amministrative e le politiche prossime venture, che con la riduzione dei parlamentari si preannunciano quanto meno col coltello tra i denti.