Che lo stress sia dannoso per la salute lo sanno anche i bambini, a significare quando sia pericolosa questa infida presenza. In medicina, per stress, si intende qualunque causa in grado di esercitare sull’organismo un effetto negativo.
Roma – La diffusione dello stress è pari a quanto se ne discute. Per dire che se ne parla tanto, ma esso sta sempre lì a insinuarsi nella vita delle persone, rendendola più complicata di quanto già lo sia di per sé. Un recente studio ha evidenziato gli effetti negativi sulle funzionalità cognitive. Ovvero sulla memoria e concentrazione.
Erano già conosciuti i suoi danni sul sistema cardiovascolare e immunitario, che sotto “pressione” si indebolisce e su quello psicologico, che induce ad avere abitudini che provocano ulteriori danni al corpo e alla mente, come fumare o assumere sostanze psicotrope. La ricerca è stata pubblicata sulla rivista mensile dedicata alle scienze biomediche Jama Network Open”, a cura dell’American Medical Association. Si è evidenziato che i soggetti con livelli rilevanti di stress hanno manifestato il 37% in più di probabilità di avere effetti nefasti sul sistema cognitivo a lungo termine. Lo scopo dello studio ha riguardato la salute cerebrale. In particolar modo degli afroamericani e gli abitanti del Sud degli USA, noto come “stroke belt” (la cintura dell’ictus).
Le persone coinvolte nell’indagine hanno espresso una valutazione della propria soglia di stress. Sono state sottoposte poi a una valutazione standardizzata della funzione cognitiva, con controlli regolari durati più di un decennio. Come ha affermato Amy Arnsten, docente di neuroscienze alla Yale School of Medicine:
“Il rapporto tra stress e funzione cognitiva è un circolo vizioso. Lo stress cronicizzato produce perdita della materia grigia della corteccia prefrontale, ovvero quelle zone coinvolte nell’inibizione della risposta allo stress“.
La relazione tra stress elevato e diminuzione della funzione cognitiva si è rilevata simile per i bianchi e gli afroamericani. Quest’ultimi, però, hanno segnalato livelli generali di stress più alti. Inoltre, malgrado esso cresca con l’età, il rapporto con le funzioni cerebrali è rimasto costante in tutte le fasce d’età oggetto dello studio nel corso degli anni.
L’età delle persone sottoposte al test, infatti, ha oscillato tra i 45 e 98 anni al momento dell’ultima osservazione. Negli anni ’60 dello scorso secolo divenne un cult di quel periodo, e non solo, un famoso spot pubblicitario dell’amaro “Cynar”. L’interprete era Ernesto Calindri, uno dei più grandi attori italiani di teatro, diventato celebre proprio grazie a quella bevanda e alla frase “contro il logorìo della vita moderna”. La pubblicità con l’attore è durata fino al 1984 e la locuzione è entrata prepotentemente nell’immaginario collettivo. Ora, senza voler diminuire le virtù benefiche del carciofo, del resto documentate dall’erboristeria e dalla farmacologia, viene spontaneo porsi una domanda: “Poiché lo stress è così diffuso su scala mondiale, quanta produzione di carciofi è necessaria per combattere il logorìo della vita moderna?”.
A parte la “boutade”, il problema è “sistemico”, come affermano coloro che parlano in maniera forbita. La struttura sociale nel suo complesso, così come è stata ideata, determina il tipo di vita che ognuno di noi conduce. Un vita soggetta a vari fattori di stress, nonostante ci si possa mettere tutte le accortezze per evitarlo. È dall’avvento della “rivoluzione industriale” alla fine del ‘700 che si voluto dare una svolta basata sulla intensità della produzione e della processi sociali. Con i risultati che sono sotto gli occhi di tutti, esacerbati dalla tecnologia sempre più presente nelle nostre vite. Bisognerebbe rallentare, ma sarà mai possibile?