L’ex magistrato Roberto Scarpinato ha rilasciato dichiarazioni scomode, forse anche troppo unilaterali, sul connubio mafia-politica. Il clima è caldo tra elezioni e referendum e la criminalità potrebbe approfittare della distrazione generale. E di occhi tappati e bocche cucite. Nel recente 31mo Vertice nazionale antimafia della Fondazione Antonino Caponnetto si era parlato del piano nazionale che fa gola alla criminalità organizzata già in moto da tempo per trarne profitti.
Roma – Quasi 9 milioni di elettori, contemporaneamente, si recheranno alle urne per abrogare o confermare i cinque quesiti referendari sulla giustizia, contrassegnati dalle schede rosso, arancione, giallo, grigio e verde. Tutti gli occhi sono puntati al quorum. Affinchè il voto popolare sia valido occorre che il 50% più uno degli aventi diritto si rechino nei seggi elettorali per esprimere il proprio consenso o meno alle norme da approvare o bocciare.
Nel frattempo Mario Draghi firma i primi protocolli di intesa con sei Regioni per l’avvio dei progetti bandiera del Pnrr il quale, ha osservato il premier, è spesso visto come un documento studiato da Bruxelles e Roma e ci si dimentica che i progetti vengono proprio dai territori. Tocca agli enti locali attuare i progetti presentati, nella consapevolezza del loro profondo valore strategico per la collettività.
Nell’attesa dell’election day, però, le brame delle mafie sul Pnrr si fanno sempre più pressanti. La Sicilia, nonostante sia vitale e composta da una maggioranza di persone che credono nella legalità, nell’impegno e nel servizio sociale, ci sono anche coloro che vedono il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza come una opportunità di arricchimento personale. Così come d’altronde in tutte le altre regioni del nostro Bel Paese.
In una campagna elettorale che a Palermo ha visto una forte conflittualità tra i partiti ecco farsi avanti anche l’ex procuratore generale, Roberto Scarpinato. In occasione dell’evento “Mafia e Politica” alla scuola di formazione del M5s ha affermato il passo in avanti della “borghesia mafiosa”. Lanciando l’allarme sulla pericolosa rinascita di quella “classe media” che potrebbe portare ad una riedizione della vecchia politica della gestione clientelare del consenso.
L’affermazione del magistrato parte da una preoccupazione basata sul possibile ritorno ai vecchi metodi della politica. Tutto è possibile. Del resto è anche vero che nel presente e recente passato non c’è stato affatto questo grande cambiamento. La cronaca è disseminata di episodi di corruzione, voti di scambio, truffe e mala amministrazione. Il problema delle collusioni tra mafia e politica è un rapporto perverso che purtroppo è sempre dominante e non ha colore politico.
Non si può negare che vi sia stata una presa di coscienza forte ed importante, soprattutto in Sicilia. Ma la narrazione di un territorio dove tutto va bene, solamente perché formalmente sembravano scomparsi dai radar alcuni politici, sembra una vera e propria esagerazione.
“…È iniziato così – sostiene Scarpinato – l’assalto alla diligenza dei grandi gruppi di potere sia in campo nazionale, sia in ambito regionale per accaparrarsi quote consistenti di questi fondi…”.
Verità incontrovertibili. Ma poi il magistrato sferra anche un attacco duro, inaspettato e a tratti controverso, nei confronti del presidente della regione Musumeci, dei partiti ed in particolare di FdI. Comprendere la realtà e la verità storica di quanto accaduto è un compito al quale non bisogna sottrarsi, ma le valutazioni vanno fatte a 360 gradi. In ogni caso per Scarpinato parlarne è importante. L’ex Pm ha infatti aggiunto:
“…Questo è il modo migliore per continuare a dare un senso alla morte dei tanti che si sono fatti uccidere per farci vivere in un’Italia migliore e per impedire che i nostri morti, oltre a essere seppelliti sotto la terra, siano seppelliti sotto la coltre della retorica di Stato, che, come diceva Leonardo Sciascia, è il sudario dietro al quale si nascondono le piaghe infette della nazione…”.
Il 21 e 22 maggio ultimi scorsi a Mede, in provincia di Pavia, durante la due giorni della legalità organizzata dalla Fondazione Antonino Caponnetto e dal nostro giornale, come media partner, si è svolto il 31mo Vertice nazionale antimafia 2022 durante il quale abbiamo anticipato le stesse preoccupazioni del giudice Scarpinato.
Con le istituzioni pubbliche ai vari livelli, intervenute all’assise, abbiamo discusso di criminalità organizzata, corruzione, riciclaggio e di mani sporche sui miliardi di euro che stanno per arrivare e che dovrebbero servire per spingere il nostro Paese oltre le sabbie mobili di una crisi epocale che ha distrutto migliaia di posti di lavoro spezzando le gambe a centinaia di piccole e medie imprese e lavoratori autonomi. Una catastrofe che per i mafiosi potrebbe trasformarsi in grande opportunità economica.