Un esempio straordinario di onestà intellettuale e politica. I suoi successori sono stati protagonisti di scandali e corruzione vanificando gli sforzi e le sofferenze di un uomo che avrebbe dato la vita per la sua popolazione. Oggi di Mandela rimane la celebrazione della sua giornata in tutto il mondo. Troppo poco poco ma meglio di nulla.
Roma – Mandela Day, una giusta commemorazione e una grande speranza. Oggi si celebra la Giornata Internazionale di Nelson Mandela, istituita dall’Assemblea Generale dell’ONU nel 2009, con la risoluzione A/RES/64/13, per il contributo fornito alla lotta a favore della democrazia, la pace e i diritti umani in tutto il mondo.
Quando si tengono celebrazioni di questo tipo è alto il rischio di cadere nella retorica mielosa, quasi stucchevole. Nel nostro caso. invece, è il giusto e sacrosanto riconoscimento ad una persona che ha dedicato la sua vita ai valori e agli ideali in cui ha creduto e per cui ha lottato.
Nato il 18 luglio 1918, è stato un politico del movimento anti-apartheid ANC, African National Congress, e può essere considerato a ragione come “il padre” della moderna democrazia nel Sudafrica. Una breve ricostruzione storica è utile per comprendere il contesto in cui ha vissuto.
L’apartheid è stato quel sistema di segregazione razziale legalizzato in Sudafrica. Lo Stato negava i diritti dei neri e delle minoranze etniche non solo a parole, ma nei fatti: li privava delle loro proprietà, della rappresentanza politica e della cittadinanza. Inoltre, l’istruzione, l’assistenza medica ed i servizi pubblici erano differenziati.
Carattere focoso, era conosciuto da giovane col nomignolo di Rolihlahla, “piantagrane“. In seguito fu adottato il nome con cui era conosciuto nel suo clan, Madiba. A livello internazionale, invece, Nelson, il nome che gli diede in carcere il suo insegnante d’inglese.
Nel 1964 fu arrestato per il suo attivismo politico e rimase in carcere per ben 27 anni durante i quali, nonostante le condizioni di restrizione pesante, si laureò in legge. Durante la detenzione fu insignito nel 1988 del Premio Sakharov per la libertà di pensiero e nel 1990 del premio Lenin per la pace.
Con la presidenza Frederik Willem de Klerk in Sudafrica furono avviate alcune riforme sociali e politiche e col riconoscimento dei partiti politici che posero fine all’apartheid.
Nel 1993 Mandela, nel frattempo uscito di prigione ed eletto presidente dell’ANC, fu insignito insieme a de Klerk del premio Nobel per la pace. L’eccezionalità dell’uomo e della sua visione politica si manifestarono quando fu eletto presidente, il primo non bianco del Sudafrica.
Messa da parte qualsiasi politica di vendetta Mandela cercò di attuarne una inclusiva. Considerato il padre fondatore della democrazia multiculturale in Sudafrica, fu il promotore della nuova Costituzione in cui venivano sanciti i diritti di cittadinanza gettando le basi per un sistema istituzionale democratico con pesi e contrappesi.
La giornata di oggi si svolge ancora in piena emergenza sanitaria coi gravi problemi sanitari, economici e sociali che tutti conosciamo a menadito.
L’impegno umano e politico che Mandela ha profuso durante la sua vita, fino al punto di pagare col carcere la coerenza coi suoi ideali, stride con la constatazione che i suoi successori non siano stati alla sua altezza. Anzi, tutt’altro. In molti si sono trovati implicati in scandali e corruzione, della serie “tutto il mondo è paese“.
Ma stride anche coi suoi insegnamenti poiché il cammino da fare è ancora lungo ed impervio per quanto riguarda alcuni obiettivi a cui mirava ed ancora non raggiunti del tutto, tra i quali: istruzione di qualità, apprendimento per l’infanzia, nutrizione adeguata, diritto alla casa, servizi igienico-sanitari, diffusa partecipazione pubblica e lotta alla povertà.
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