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  • G. R.
  • 28/04/2022

L’isolamento senza speranze che porta al matricidio

Una tragedia che forse si poteva evitare. Ma certi drammi, a volte, sono difficili da interpretare. Un femminicidio fra i più brutali degli ultimi anni. Reso ancora più insopportabile perchè commesso da un giovane che aveva bisogno di sostegno e aiuto per la sua fragilità mentale.

Aicurzio – L’ha uccisa a calci e pugni perché era troppo solare, poi ha infierito sul suo corpo sino a vederla scivolare esanime sul pavimento. Di per sé un femminicidio del genere fa accapponare la pelle ma sapere che ad uccidere una donna inerme è stato il proprio figlio, reo confesso, rende la tragedia insopportabile.

Fabiola Colnaghi, la vittima

È accaduto il 21 aprile scorso ad Aicurzio, poco più di duemila anime in provincia di Monza-Brianza, in un appartamento di via della Vittoria 6 dove vivevano Fabiola Colnaghi, vedova di 57 anni, casalinga, ed il figlio Davide Garzia, 24 anni, celibe, disoccupato e incensurato. I due erano in attrito da tempo ma per motivi banali. I soliti screzi fra madre e figlio che nessuno mai poteva pensare giungessero a cosi estreme conseguenze.

Intorno a mezzogiorno, stante alle dichiarazioni dei vicini di casa, Davide avrebbe cercato la lite con Fabiola, come faceva spesso negli ultimi tempi. I due avrebbero subito alzato i toni tanto che il giovane avrebbe spinto la madre che, perdendo l’equilibrio, ha sbattuto rovinosamente contro un armadio di legno, rimanendo tramortita in seguito all’impatto violento. Davide non si sarebbe più fermato, continuando a colpire la madre con calci e pugni e sbattendole la testa sulle mattonelle. Botte e ancora botte sino a vederla spirare sul pavimento della cucina con il volto insanguinato e tumefatto dalla furia matricida del giovane ormai impazzito.

Davide Garzia

Una volta che la madre non si muoveva più Davide le avrebbe tagliato i capelli per poi gettarle sul volto della candeggina. Resosi conto della mattanza il giovane chiamava il 112: ”…Venite ho ucciso mia madre – ha detto agli operatori – ero depresso, nervoso, ci pensavo da tempo, poi vedendo l’allegria di mia madre tranquilla che canticchiava, mi è partito il raptus…”.

Sul luogo giungevano subito i carabinieri della Compagnia di Vimercate, diretti dal maggiore Mario Amengoni, e i paramedici del 118 che altro non potevano fare che constatare il decesso della poveretta. Il giovane si è fatto trovare davanti alla porta di casa e una volta tradotto in caserma, alla presenza dei carabinieri del Comando provinciale di Monza che svolgono le indagini, del Pm Marco Santini e degli avvocati difensori Luca Crippa e Renata D’Amico, rendeva ampia confessione raccontando i raccapriccianti particolari dell’intera vicenda.

Lo stabile di via della Vittoria 6 dove si è consumata la tragedia

Particolari che Davide Garzia ha confermato al Gip Marco Formentin che ha emesso il provvedimento di convalida dell’arresto in carcere: ”…Mi sentivo incompreso e depresso – avrebbe ripetuto il reo confesso – sono stato colto dallo sconforto, poi ho perso il controllo e ho preso mia madre a calci in faccia…”.

Il giovane, tempo addietro, sarebbe andato a visita da uno psicologo senza poi seguire le terapie prescritte. Forse oltre che di uno psicologo il giovane avrebbe avuto bisogno di cure psichiatriche tant’è che inquirenti e difensori non escludono una perizia in tale senso, attesa la rabbia e la violenza espresse nei confronti della madre, assai benvoluta in paese e conosciuta da tutti. C’è da dire anche che Davide rimaneva in casa tutto il giorno assieme alla madre ed al suo nuovo compagno. Usciva assai raramente e conduceva una vita ritirata e appesantita dalla mancanza di un lavoro nonostante il suo diploma di perito tecnico.

Il Ris dei carabinieri dentro l’appartamento della vittima

Sembra che Fabiola avesse chiesto più volte al figlio di darsi da fare nelle incombenze domestiche ma Davide si sarebbe sempre rifiutato, rimanendo infastidito da quelle richieste che lo facevano innervosire. Seguivano poi, inevitabili, i litigi, l’ultimo dei quali ha portato a un esito drammatico.

“…La conoscevano in molti, era una brava donna – ha detto Matteo Baraggia, sindaco di Aicurzio – è una tragedia che colpisce tutta la comunità, la incontravo spesso, chiacchieravamo, ma nulla avrebbe mai potuto farmi presagire un epilogo del genere…”.

Il sindaco Matteo Baraggia

Le tragedie nell’ambito domestico hanno radici profonde in questi tempi grigi: ”…Come stai? – spiega don Stefano Strada, parroco della comunità – è la domanda che oggi manca nelle famiglie…”.

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