L’Intelligenza Artificiale ci rende più stupidi? Cosa rivela uno studio del MIT

Una ricerca americana lancia l’allarme: l’uso eccessivo dell’IA può ridurre coinvolgimento emotivo e capacità cognitive. E portare a deficit precoci.

La chiamano Intelligenza, ma in realtà rincitrullisce le persone! Non si fa altro che parlare, da mane a sera, dell’Intelligenza Artificiale (IA), la nuova dea scesa sulla terra a “miracol mostrare” come scrisse il Sommo poeta. Dea venerata, ossequiata e amata per le sue virtù salvifiche, in quanto considerata la panacea di tutti i nostri problemi. Può anche essere che in un futuro non troppo lontano vedremo dei vantaggi, finora ha sconvolto tutti i settori della vita sociale, oltre a innescare un’ampia discussione sugli effetti che produce, ad esempio sui processi educativi e sulla capacità di assimilazione.

Come al solito si sono formati due gruppi: gli entusiasti pronti ad esaltare l’IA come possibilità di personalizzazione dell’istruzione e di agevolazione nell’accesso alle informazioni. Poi ci sono i critici che mettono in evidenza un possibile depauperamento delle facoltà cognitive che potrebbe produrre un esaurimento del pensiero critico, dell’autonomia concettuale e di saper risolvere i problemi. Se l’IA diventa una sorta di pronto soccorso buono per tutte le stagioni, allentando l’impegno cognitivo, il risultato è uno solo: non avere le competenze adatte.

Intelligenza artificiale
Nella ricerca, il gruppo che ha utilizzato l’IA ha manifestato un coinvolgimento emotivo nettamente inferiore per quanto riguarda il lavoro assegnato.

Non si tratta di un dibattito da salotto o da talk show televisivo, ma l’oggetto di un’indagine scientifica a cura del famoso “Massachusetts Institute of Technology” (MIT) una delle più importanti Università statunitensi.

A tre gruppi di persone è stato chiesto di scrivere dei saggi con strumenti diversi. Un gruppo ha usato ChatGPT, un altro si è avvalso di un motore di ricerca e l’ultimo gruppo di non utilizzare alcuno strumento tecnologico. Per individuare il tasso di coinvolgimento emotivo sono stati utilizzati due metodi: l’attività elettrica cerebrale e l’esame linguistico dei saggi. Ebbene, il gruppo che ha utilizzato l’IA ha manifestato un coinvolgimento emotivo nettamente inferiore. Inoltre sono emersi maggiori problemi mnemonici per quanto concerne le citazioni dei propri saggi e un minore “sentimento” verso il lavoro compiuto. Infine i ricercatori hanno invertito i compiti: chi non aveva utilizzato la tecnologia ha avuto a disposizione l’IA e viceversa. Ma cambiando l’ordine dei fattori il risultato è stato uguale al precedente. L’uso delle tecnologie ha prodotto esiti peggiori e il coinvolgimento è stato inferiore a chi ne faceva a meno.

Secondo gli studiosi, un uso pervasivo dell’IA provoca un “deficit cognitivo”: diventeremo quindi tutti più “stupidi” facendone uso?

Secondo gli studiosi – ma non bisogna essere delle aquile per arrivare alle stesse conclusioni- un uso pervasivo dell’IA provoca un “deficit cognitivo”. Come ovvio che sia, queste conclusioni vanno assunte con le dovute precauzioni. Certo si tratta di un segnale importante, ma va visto come tale. Nel senso che l’IA è appena… scesa sulla Terra e quindi c’è bisogno di un certo periodo di adattamento prima di goderne di tutti i benefici.

Le generazioni più giovani, sicuramente, si troveranno a loro agio nel governare la nuova tecnologia. Forse più che schierarsi tra “favorevoli” e “critici”, la vera “contesa” consiste nel non farsi travolgere dal progresso tecnologico – tanto esso va per conto suo, è qui con noi e, piaccia o no, è irreversibile- ma di impossessarsi degli “attrezzi” idonei per l’utilizzo dell’IA in maniera corretta e senza effetti collaterali. Bisogna lavorare affinché l’IA possa fungere da supporto al ragionamento e non rappresentare l’apparizione di una divinità che risolve con la sua presenza. Il fatto che la ricerca abbia fatto emergere il decadimento cognitivo in chi usa l’IA rispetto a chi utilizza strumenti tradizionali è un po’ la conferma del famoso detto popolare “la mangiatoia è bassa”. Vale a dire che più le persone hanno ciò che desiderano a portata di mano, meno si industriano nel cercare alternative. Quindi più è bassa, più ci si impigrisce! Antonio Zarra

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