Lo scandalo delle tangenti legate alla corruzione politica travolse l’Italia nella prima metà degli anni ’90. Eppure il nostro Paese sembra non aver fatto tesoro di quella feroce lezione.
Roma – L’eccessivo livello di corruzione che ha pervaso il sistema politico-economico italiano e che è sfociato nelle inchieste di Tangentopoli ha cause storicamente determinate. E che purtroppo ono evidenti ancora oggi. Agli inizi degli anni ’90 la politica italiana era ormai degenerata e il clientelismo, il voto di scambio e la distribuzione a pioggia di finanziamenti pubblici erano ormai radicati in gran parte della classe dirigente.
Il debito pubblico era ormai cresciuto a livelli esagerati, le opere pubbliche incompiute e gli enti inutili si erano moltiplicati a dismisura, così come l’inefficienza del sistema amministrativo che soffocava la società civile. E anche la corruzione dilagava in tutti i settori pubblici e privati, mentre imperversava la crisi finanziaria. È in questo contesto che scoppiò la Tangentopoli italiana, un’occasione mancata per cambiare il Paese. Infatti, la cosiddetta “seconda Repubblica” non è certamente stata meglio della prima, poiché in piena tradizione gattopardesca alcuni cambiamenti si rivelarono funzionali alla prosecuzione delle vecchie abitudini della classe politica italiana, nonostante il crollo delle ideologie fino ad allora dominanti.
In sostanza esistono cause che hanno determinato il degrado del sistema politico e amministrativo e la pervasività della corruzione e del clientelismo. Infatti, questi fenomeni di devianza, per le proporzioni e la continuità nel tempo con cui si sono manifestati nel settore pubblico italiano, hanno un’origine sistemica e possono essere rappresentati come una sorta di malattia genetica che ha colpito la politica e la società italiana. Siamo di fronte a una sfida cruciale, specie in vista della gestione degli ingenti investimenti previsti dal PNRR.
“Oggi si scivola dal peccato alla corruzione, per cui noi non dobbiamo tollerare questo”, la corruzione è peggio del peccato perché “ti putrisce l’anima”. Così Papa Francesco, nell’intervista esclusiva di Canale 5 “Il Natale che vorrei”, ha commentato quanto sta accadendo a livello europeo con lo scandalo della corruzione. “Tutti siamo peccatori. Tutti: tu, io e tutti noi. E dobbiamo chiedere perdono al Signore tutti i giorni per i nostri sbagli. Io mi spavento. Peccatore sì, corrotto mai” – sottolinea il Pontefice. In ogni caso la nuova veste della corruzione in Italia è di tipo “reticolare”, molto differente da quella di Tangentopoli.
Attualmente le mazzette sono di piccolo calibro rispetto al passato, anche se il denaro, come peraltro dimostrano i recenti fatti acceduti nel Parlamento europeo, continua a rappresentare il principale strumento dell’accordo illecito (48%). In altre parole si ricorre sempre di più ad altre contropartite non convenzionali. In particolare il posto di lavoro si configura come una delle monete di scambio più gradite, soprattutto al Sud dove si “vendono” le assunzioni di coniugi, congiunti o soggetti comunque legati al politico corrotto.
A seguire l’assegnazione di prestazioni professionali, sotto forma di consulenze, ristrutturazioni edilizie, riparazioni, servizi di pulizia, trasporto mobili, lavori di falegnameria, giardinaggio, tinteggiatura, prestazioni sessuali e non solo. Infine ci sono le regalie di vario tipo, che vengono concesse nel 7% degli episodi. La maggior parte dei casi registrati hanno riguardato appalti pubblici, per il resto, principalmente, concorsi, procedimenti amministrativi, concessioni edilizie. E chi più ne ha, più ne metta.