L’innalzamento del livello del mare è talmente cresciuto che le inondazioni mettono in pericolo molte grandi città del mondo. Los Angeles, Buenos Aires, Lagos, New York e le europee Londra e Copenaghen sono in questa lista nera.
Roma – Non sono previsioni di qualche catastrofista, ma il risultato del rapporto dell’Organizzazione Metereologica Mondiale (OMM) secondo cui circa 900 milioni di persone che abitano in zone costiere in tutto il globo, rischiano di subire effetti letali da questo terribile fenomeno. Si tratta di una cifra che fa accapponare la pelle, a dimostrazione della gravità della situazione e della sua diffusione a livello planetario.
Secondo i dati del rapporto, la dilatazione termica, ovvero il fenomeno fisico per cui un corpo cresce di volume all’aumento della temperatura, ha avuto un significativo impatto sull’innalzamento dei mari nel periodo che va dal 1971 e il 2018, incidendo per ben il 50%. Nell’ultimo decennio il livello del mare è cresciuto di 4,5 millimetri annui, tre volte in più che nei primi 70 anni del secolo scorso. Quindi, molte città situate sulle coste saranno costrette ad affrontare un difficile processo di adattamento per cercare di arginare i devastanti effetti che si riverseranno sulle comunità locali.
I dati ci dicono anche che il livello medio globale del mare è aumentato celermente dal 1900 rispetto agli altri secoli negli ultimi 3.000 anni. L’aspetto più drammatico è che, secondo il rapporto, anche se si riuscisse a contenere il riscaldamento globale entro i limiti di 1,5°C, l’innalzamento del livello dei mari sarebbe, comunque, considerevole. Della serie: o muori, oppure non campi.
Come stare tra l’incudine e il martello: allettante prospettiva, non c’è che dire! Una ricerca precedente alla diffusione del rapporto dell’OMM, aveva stimato l’impatto dell’innalzamento del livello del mare su molte città asiatiche, tra cui: Bangkok, Manila, Hong Kong, Giacarta, Taipei, Seul e Tokyo. Ebbene, ben 15 milioni di persone in Asia corrono il serio rischio di essere colpite da inondazioni entro il 2030. Oltre ai danni sulla salute dell’uomo, da non sottovalutare quelli sull’economia. Si parla di 1.800 chilometri quadrati di territorio che rischiano di essere sommersi e un danno economico pari a 724 miliardi di dollari di prodotto interno lordo andati in fumo.
La situazione è resa ancora più drammatica dai repentini cambiamenti climatici, i cui effetti sono talmente evidenti e tangibili che se ne sta rendendo conto qualsiasi persona comune. Solo la politica sembra far finta di nulla e procrastinare ogni decisione al riguardo. Mentre è urgente e necessario agire nell’immediato per mitigarne i cambiamenti e contenere i danni futuri. Per affrontare queste sfide ci sarebbe bisogno di una politica a livello globale orientata a raggiungere l’obiettivo, ad esempio con un impegno comune per limitare le emissioni di gas a effetto serra e attivare misure di adattamento per proteggere le comunità che vivono sulle coste.
Un altro effetto devastante dell’innalzamento del livello dei mari potrebbe essere il massiccio esodo di popolazioni e una brutale lotta per l’acqua dolce, la terra e altre risorse. Inoltre, il fenomeno del rialzo del livello dei mari rappresenta un moltiplicatore di minacce che mette a repentaglio l’accesso all’acqua, al cibo e all’assistenza sanitaria. Infine, la presenza di acqua salata nei fiumi può provocare la scomparsa di migliaia di posti di lavoro e mettere in crisi l’assetto economico di molti Stati. Ma i cosiddetti “grandi” della Terra, coloro che decidono le sorti del mondo, oltre ad incontrarsi ogni anno per convegni, summit e quant’altro, non prendono nessuna decisione concreta e operativa, ma si riempiono la bocca di belle parole, che lasciano il tempo che trovano. E come le stelle, stanno a guardare, mentre il mondo va in malora.