Tutti i particolari di quello che in apparenza potrebbe sembrare un suicidio cozzano fra di loro. La vittima non solo non aveva intenzione di togliersi la vita ma aveva in mente diversi progetti per il futuro e non vedeva l’ora di tornare a studiare. Forse la sua passione per l’esoterismo potrebbe averlo condotto in un vicolo cieco. Da cui non ha saputo uscire. Da vivo.
Vasto – Si infittisce il mistero sulla morte di Jois Pedone, 19 anni, lo studente universitario trovato cadavere la mattina del 22 agosto scorso fra gli scogli di Punta Penna, alla periferia di Vasto. Dopo una prima ipotesi di suicidio, a cui i familiari non credono, si delinea sempre di più quella dell’omicidio nonostante la Procura abbia aperto un fascicolo contro ignoti per istigazione al suicidio. Per altro il giovane, come poi confermato da mamma Mary Nora Ramundi e papà Maurizio Pedone, era pronto per ritornare a studiare a Parma dove era iscritto alla facoltà di Economia:
”…Aveva comprato il biglietto del treno per tornare a Parma – dicono i genitori – doveva fare due esami e poi andare in vacanza a Barcellona. E’ un ragazzo che pensa al futuro. Non è stato un gesto volontario…”.
Jois studiava con ottimo profitto. Per mantenersi e mettere da parte un po’ di soldi il giovane lavorava saltuariamente come cameriere nel ristorante Trabocco Cungarelle di Vasto, durante il periodo estivo. La notte della scomparsa, il 20 agosto scorso, al termine del suo turno di lavoro, Jois diceva alla madre che sarebbe uscito con due amici:
”…Mi sono tranquillizzata quando mi ha fatto i nomi degli amici – racconta mamma Mary – nel frattempo, era passata l’1 di notte e Jois fumava sul balcone, mi disse di guardare la luna che era particolarmente bella. L’ho salutato e non l’ho più visto. Quando è sparito abbiamo chiesto ai due amici se sapevano dove fosse ma i due giovani ci dissero che non si erano messi d’accordo per uscire insieme…”.
Il 22 agosto il corpo senza vita del giovane verrà ritrovato dai militari della Guardia Costiera tra gli scogli di Punta Penna. Il cadavere, in posizione verticale, aveva legato alla caviglia un borsone contenente circa 40 chili di sabbia che sono serviti da zavorra, probabilmente per tenere in profondità la salma. Sul collo il giovane aveva impressa una Z ma le stranezze continueranno a spuntare come funghi dopo il macabro ritrovamento.
Dalle indagini esperite dai carabinieri della Compagnia di Vasto sembra che lo studente, appassionato di esoterismo, fosse iscritto ad una chat denominata “I Figli della Luna” in cui condivideva, con altri sei giovani, interessi sui rituali satanici ed altri argomenti che avrebbero avuto a che fare con il demonio. Sia Jois che un altro iscritto si sarebbero poi trasferiti in un’altra chat dove pare si scambiassero opinioni ed esperienze sugli stessi argomenti. Nella prima chat ci sarebbe stata una donna a capo della presunta setta:
”…Nel gruppo in cui lui era prima c’era un utente femminile che si spacciava per sacerdotessa – conferma una ragazza del gruppo agli inquirenti – Jois mi disse che era legato da un patto di sangue, si sentiva in trappola e voleva aiuto per liberarsi…”.
Un patto che si sarebbe concretizzato tramite un rituale, di quelli durante i quali gli adepti, in una notte di luna calante, tracciano cerchi di sale, si feriscono ad una mano e l’uno ingoia il sangue dell’altro, come avrebbe raccontato lo stesso Jois durante una confidenza ad una ragazza, sempre in chat, aggiungendo che la sua iniziazione era già avvenuta. La notte della scomparsa lo studente universitario sarebbe arrivato a Punta Penna in taxi.
All’autista il giovane avrebbe detto di recarsi in riva al mare, e a quell’ora di notte, per fare fotografie da inviare alla sua fidanzata. L’autista non avrebbe notato il borsone poi ritrovato zeppo di sabbia e legato alle caviglie della vittima dunque è probabile che qualcuno lo abbia stretto ai piedi di Jois prima di gettarlo in mare. Un pescatore riferisce ai carabinieri di aver visto diversi giovani davanti ad un falò proprio nelle vicinanze di Punta Penna:
”…Jois non indossava quella maglietta con la scritta “benvenuto” in francese – conclude la nonna Pia Regina – non l’abbiamo mai vista…Sulla tomba di Jois ho trovato un sasso a forma di mezza luna mentre sulla tomba di mia figlia Elena, vicina a quella di Jois, ho trovato una civetta morta. Hanno cominciato a suonare al campanello di casa anche di notte. Una volta, affacciandomi, ho visto un uomo vestito di bianco che si allontanava. Poi hanno cominciato a telefonare. Dall’altra parte del filo qualcuno pronuncia a lungo la “o” e riattacca. Ho denunciato quello che accade ai carabinieri…Di una cosa sono sicura: mio nipote non si è ucciso…”.
Anche la Z incisa sulla pelle della vittima forse a caldo potrebbe avere un significato. Potrebbe trattarsi di una sillaba dell’Alfabeto Runico. Le Rune possono essere considerate simboli archetipici che rappresentano le forze che regolano l’universo e il suo funzionamento: basti pensare che la parola Runa significa sussurrare legando così il significato al rivelare segreti e misteri.
Il simbolo Z potrebbe significare Eihwaz ovvero Resurrezione: il significato di questa Runa indica la strada da intraprendere invitandoci a rialzarci e ricominciare perché solo così ci sarà il trionfo. Cosi almeno dicono gli esperti di esoterismo ma tutto, ancora, rimane nel campo delle ipotesi.