Si ricomincia in Sicilia ma anche in altre regioni d’Italia i piromani hanno ripreso a distruggere decine e decine di ettari di territorio. Ieri la cementificazione selvaggia oggi le discariche a cielo aperto rappresentano il movente dei roghi. Eppure si fa troppo poco nonostante l’impegno delle forze dell’ordine, vigili del Fuoco e ProCiv.
Manca ancora un mese al solstizio d’estate e già la Sicilia ha ricominciato a bruciare, complice il bel tempo e le temperature al di sopra della media stagionale. A peggiorare la situazione i forti venti di Scirocco e l’incuria di alcune aree e lotti di terreni invasi da sterpaglie e rovi secchi che hanno facilitato i roghi. Nonostante il sempre tempestivo intervento dei vigili del Fuoco abbia limitato i danni, gli episodi incendiari si stanno susseguendo e in tutta l’isola è allarme rosso.
Gli incendi si sono verificati in varie provincie della Sicilia, le maggiori difficoltà si sono però riscontrate a Messina, con diversi focolai nelle colline intorno alla città e nella zona tirrenica della provincia da Spadafora a Tusa. Stessa cosa in provincia di Palermo dove è stato necessario evacuare decine di famiglie per poi impiegare i Canadair della Pro-Civ per spegnere le fiamme che lambivano i centri abitati. Come ogni anno anche quelli del 2020 non sono quasi certamente incendi derivati da autocombustione. Piuttosto è sempre il dolo a farla da padrone. Del resto la metodologia degli incendi, sempre a ridosso di cambiamenti climatici avversi; la simultaneità degli eventi in varie zone dell’isola; l’accuratezza con la quale vengono scelti i luoghi, fanno pensare che dietro il fuoco ci sia un unico mandante con un gruppo di piromani al soldo della criminalità organizzata.
Le ecomafie appiccano il fuoco per affermare la loro determinazione nel decidere le sorti del territorio, quasi a dire “senza il mio consenso non puoi costruire o realizzare alcunché”, per terrorizzare e destabilizzare. Negli anni è cambiato il vantaggio che le mafie ottengono bruciando tutto: se vent’anni fa si bruciava per favorire i pascoli o cementificare in maniera selvaggia spazzando via noccioleti e uliveti, palazzi antichi e ville storiche, oggi si appiccano incendi per creare aree da adibire a discariche, per esempio. Grazie alla normativa antincendi che prevede il vincolo di inedificabilità sui terreni già percorsi dal fuoco e che per almeno 15 anni non possono avere destinazione d’uso diversa da quella preesistente. Dopo il rogo, infatti, il terreno può diventare luogo di sversamento illecito di ogni sorta di immondizia e di materiali anche tossici e nocivi. Insomma grandi contenitori di veleni che depauperano il territorio, spesso in maniera irreversibile. L’affare del rimboscamento, di contro, non è certo una novità: le zone incendiate richiedono poi l’intervento della forestale, operai infedeli appiccano il fuoco per assicurarsi il posto di lavoro l’anno successivo. Non per nulla nel 2016, l’allora governatore Crocetta, fece eliminare dagli elenchi del collocamento 32 forestali stagionali, condannati in via definitiva per attentati incendiari.
La macchia mediterranea, caratterizzata da un’ampia varietà di specie, costituisce l’habitat naturale di numerosissime specie vegetali e animali. Alberi e piante sono importanti per il contrasto al dissesto idrogeologico e ai fini degli effetti dei cambiamenti climatici oltre a costituire una ricchezza per l’ambiente e l’economia. Occorre proteggere i nostri boschi con un serio piano di prevenzione, e controllo, non solo in Sicilia ma in tutte le altre Regioni. Non basta intervenire per spegnere focolai già divampati perché una volta bene appiccato l’incendio ha già fatto le sue vittime in termini di natura e nicchia ecologica.
I colpevoli non possono restare quasi sempre impuniti. È necessario reprimere a monte gli atti criminali, monitorando il territorio, con particolare attenzione ai punti più sensibili, con l’aiuto della tecnologia moderna (per esempio utilizzando i droni) ma anche incrementando mezzi e uomini appositamente formati, coinvolgendo e coordinando le autorità competenti e le forze dell’ordine impiegate cosi da scoraggiare gli atti criminali. Purtroppo ogni anno è la stessa storia e non si comprende il perché non vi sia un’inversione di tendenza. Concludiamo citando John Muir: “...Qualunque stupido è capace di distruggere gli alberi; non possono né difendersi né scappare…” ma spetta a uno Stato intelligente proteggere il nostro patrimonio boschivo perché da esso dipende il nostro benessere e quello di tutti gli esseri viventi.