La carta è finita: useremo il tersorio?

Alle rinunce dovremo aggiungere anche questa perchè se continua cosi il suo prezzo diventerà proibitivo. E siccome siamo stati abituati troppo bene tornare a quella da giornale o da carta straccia sembra un incubo. Come faremo a districarci in questo impossibile ginepraio igienico?

Roma – Il costo della carta igienica è alle stelle. Neppure questa tipologia di carta è passata indenne dall’aumento dei costi dovuti al conflitto bellico in Ucraina. Gli economisti sostengono che il motivo va ricercato nel veto degli USA a Russia e Bielorussia di acquistare dall’estero determinati tipi di legno, dunque di cellulosa. Tra questi, la betulla, la cui polpa, formata da particolari fibre corte è utilizzata nella produzione di carta igienica per renderla più morbida. A proposito di questa qualità i meno giovani ricorderanno lo slogan pubblicitario, che ebbe molto successo, di una nota marca che recitava: “Dieci piani di morbidezza” coi palloncini che srotolavano fino in cima al grattacielo. Oggi questa morbidezza è molto costosa.

Rischiamo di rimanere senza carta igienica

Quando si attraversano periodi di vacche magre la filiera della carta in generale è una delle prime a subirne le conseguenze maggiori. Infatti nel periodo del primo lockdown, quando furono interrotti i trasporti su vasta scala, il reparto della carta andò in forte sofferenza e con esso i consumatori. Allo stato dell’arte, il momento attuale è, addirittura, peggiore di quello della pandemia.

Secondo alcune stime, riportate dal sito di Repubblica, mancano circa 1,4 milioni di tonnellate di polpa in meno rispetto ai livelli standard. Ecco il motivo dell’aumento dei prezzi, stimato in una crescita del 45%, su cui, peraltro ha inciso anche l’aumento del costo energetico che pesa sulle fabbriche. Pare che in diversi Paesi sia scoppiato una sorta di “febbre della betulla”, per assicurarsi il prezioso materiale legnoso.

Xylospongium o Tersorio degli antichi romani: utilizzeremo questo al posto della nota carta?

Ma la situazione potrebbe protrarsi per un periodo abbastanza lungo. Fra i Paesi destinati a patire gli effetti di quest’emergenza, ci sono la Svezia e la Finlandia, che sono tra i maggiori produttori europei di betulla. Questo tipo di legno, oltre alla carta igienica, viene utilizzato per produrre fazzoletti di carta e scatole di cartone ondulato. Gli altri Paesi non è che se la passano meglio, anzi. La spagnola Ence Energia Y Celulosa SA, ha chiuso i battenti della fabbrica di Pontevedra, nel mese di luglio. La guerra in questo caso pare che centri poco, perché la causa della chiusura è stata la siccità che ha bloccato i raccolti. Per lo stesso motivo è stata costretta alla chiusura la Suzano Corp, un’azienda brasiliana, dall’altra parte del globo.

Mancanza del materiale per produrre la carta igienica

Quindi l’elenco dei prodotti che hanno subito un’impennata si è allungato e chissà quando si vedrà la fine. “Neppure al cesso possiedo un mio momento” cantava nel 1976 Francesco Guccini nell’ “Avvelenata”, testo che è passato alla storia della canzone d’autore italiana. Ora oltre a non possedere un proprio momento si rischia di non potere fare nemmeno una cagata come dio comanda. Soprattutto, di non poter utilizzare per mancanza del prodotto, quella particolare composizione che contraddistingue la carta igienica.

Infatti tale derivato è in grado di disfarsi rapidamente a contatto con l’acqua, impedendo l’ostruzione dei condotti di scarico e di decomporsi più rapidamente nelle fosse biologiche ove presenti. Vuol dire che si ritornerà ad utilizzare l’arnese con cui gli antichi greci e romani pulivano i loro derrières. Ovvero il tersorio: una spugna fissata all’estremità di una bacchetta. E’ la crisi bellezza!

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