Gli abitanti del Bel Paese sono stai spesso definiti brava gente e un sondaggio ce lo riconosce: pensiamo alla salute, siamo stati fiduciosi del vaccino, poco inclini alle rivoluzioni e pure poco complottisti. Da sempre, però, siamo stati filo-russi riconoscendo a quel popolo coraggio e generosità dimostrateci durante la seconda guerra mondiale e in occasione del terribile terremoto di Messina e Reggio Calabria nel 1908.
Roma – Gli italiani cercano di barcamenarsi per non affondare. Gli abitanti del Bel Paese hanno sempre avuta la nomea di sapersela cavare, in una maniera o nell’altra, nelle più difficili e svariate situazioni. Per non compromettere i propri interessi hanno spesso evitato di assumere una posizione netta, decisa, ma sempre ondivaga. Ebbene una recente ricerca ha evidenziato che l’Italica progenie è risultata fra le più spaventate dal Covid, portata all’ipocondria e fedele al motto: “pensa alla salute”.
Più o meno si dicono europeisti, poco complottisti, sì-vax, e ancora brava gente (o forse poco temibili) agli occhi degli altri e manifestano una preferenza sopra la media per la Russia. Il pregiudizio degli “italiani, brava gente“, sembra resistere nel tempo e si è sempre basato su presunte peculiarità di benevolenza del popolo nostrano. In questo modo i cittadini sono stati capaci di manifestare sempre umanità nei confronti del nemico di guerra o verso le nazioni colonizzate e di garantire a sé stesso l’indulgenza degli altri popoli.
La ricerca storica ha contribuito a sfatare questo mito portando, ad esempio, alla luce le nefandezze compiute dai Piemontesi nel Sud Italia per la guerra di unificazione e durante le guerre coloniali in Africa nel periodo fascista, in cui era utilizzato il gas più micidiale di quei tempi, l’iprite, conosciuto anche come gas mostarda per il suo particolare odore.
Queste non sono chiacchiere ascoltate da qualche avventore d’osteria davanti ad un bicchiere di Lambrusco, ma sono il frutto di una ricerca dal titolo “L’impatto della pandemia Covid-19 nell’opinione pubblica europea“. Si è trattato di 12 mila interviste tra Italia, Francia, Spagna, Germania, Polonia e Svezia condotte nel 2020 e 2021 e messe a confronto, a cura dell’Istituto Cattaneo di Bologna, centro studi di prestigio che ha lo scopo di promuovere ricerche, analisi sociali e politiche.
Gli italiani sono apparsi i più pessimisti per le conseguenze sulla salute e sull’impatto negativo dell’emergenza nella qualità della vita. Nella valutazione dell’operato dei rispettivi Governi si sono dimostrati, invece, i più generosi, considerandolo positivo.
Tra le altre caratteristiche ne emergono alcune benevole, tutto sommato: il bilanciamento dei diritti alla salute e alla libertà, per esempio, è stato molto apprezzato dai nostri connazionali; siamo poco complottisti e pro-vax; i vaccini sono stati accettati con fiducia, con percentuali molto alte per la vaccinazione obbligatoria; una considerazione irrisoria per il Covid come frutto di un esperimento di laboratorio o una creazione delle case farmaceutiche.
Infine due aspetti curiosi della ricerca. Il primo è che il detto: “italiani bravi gente” sembra sia ancora molto diffuso tra le popolazioni europee, forse perché non contiamo granché nel panorama internazionale. Il secondo è che abbiamo manifestato una predilezione per la Russia, considerata da sempre, e forse a ragione, come una Nazione “amica“.
C’è da tener presente che la ricerca è stata effettuata negli anni 2020 e 2021, dunque prima della guerra. E’ molto probabile, ma non sicuro, che le percentuali sarebbero cambiate con il conflitto in corso. Ma non di molto specie se ricordiamo la generosità del popolo russo nei confronti dei nostri soldati durante la seconda guerra mondiale e, più indietro nel tempo, i soccorsi ai terremotati di Messina e Reggio Calabria, nel 1908, da parte dei marinai della flotta russa dello Zar Nicola II che attraversava il mar Ionio proprio durante il terribile sisma.
Non si vuole discutere lo studio condotto da un prestigioso Istituto come il Cattaneo, anzi va considerato come un notevole contributo per la comprensione dei fenomeni sociali in una società complessa come quella in cui viviamo.
Però l’impressione che si ha, facendosi un giro, ad esempio, con i pendolari che tutte le sante mattine si mettono in cammino per un tozzo di pane è molto diversa. Ovvero di persone che trascinano stancamente il proprio corpo come un duro fardello da portare sulle spalle, spesso ingrugnite da una vita condotta a fatica e soprattutto esauste, abbattute, sconfitte.