Finisce l’avventura politica di Articolo Uno che, dopo l’ultima assemblea del partito, svoltasi a Napoli, confluisce ufficialmente nel Partito Democratico. Un bene o un male?
Roma – Articolo Uno si scioglie come partito e confluisce nel Pd. La forza politica, nata nel 2017 in aperta contrapposizione con il Partito Democratico di Matteo Renzi, ha deciso di ricongiungersi con la casa natìa. Dopo l’elezione della segretaria Elly Schlein, con il conseguente spostamento a sinistra del partito, il percorso di mediazione, già avviato almeno un anno addietro, si è concluso tra gli applausi dei presenti, con quattro voti contrari e due astenuti.
Prende così forma un’altra corrente interna ai dem, a supporto della nuova dirigenza del Pd. Tra i presenti alla kermesse Roberto Speranza, Arturo Scotto, Pierluigi Bersani, Chiara Geloni, nonché il giornalista Sandro Ruotolo e lo scrittore Maurizio De Giovanni.
“Quello di ieri è stato un voto difficile, ognuno di noi ci ha pensato 200 volte – ha detto l’ex ministro Roberto Speranza – L’esperienza, cioè l’avventura politica intrapresa con grande orgoglio e dignità, è stata una storia meravigliosa di cui dobbiamo essere fieri e la cosa più bella che mi porterò per sempre è che noi smettiamo di essere un partito, e ci sta, ma restiamo una straordinaria comunità”. Buon rientro, l’avventura continua da dove era iniziata.
L’assemblea, che ha deliberato la fusione con il Pd, è iniziata con il ricordo di Enrico Berlinguer, storico segretario del Pci morto l’11 giugno 1984, si è svolta nello stabilimento ex Whirlpool di via Argine, a Napoli. Insomma, l’ultimo atto del partito nato nel 2017 si è conclusa tra tante suggestioni, ricordi e nuove speranze.
“La nostra ispirazione può avere uno spazio dentro la discussione nel Pd – quando ci sarà e se si analizzeranno gli insuccessi (diciamo noi) – senza più il rischio che abbiamo ben conosciuto di fraintendimenti o perfino di anatemi. Se è così, e penso che sia così cara Elly, in libertà e da semplice iscritto ci sarò anch’io”, ha detto Pier Luigi Bersani, rivolgendosi alla segretaria del Partito democratico seduta in platea.
Applausi, abbracci e persino qualche lacrimuccia hanno sancito il “nuovo percorso”, dopo la fallimentare esperienza di Articolo Uno, che non è riuscita negli anni a infiammare gli animi di tanti delusi del Pd. Le frammentazioni della sinistra sono state, fino adesso, una costante che ha solo spiazzato gli elettori e piantato qualche bandierina più a sinistra. Questo senza però sbilanciare il baricentro moderato dei dem e accrescere in modo considerevole l’entusiasmo di un popolo che si è sentito tradito da una fusione a freddo con la Margherita e il Ppi. Adesso, pare, che la musica sia cambiata e che Schlein sia riuscita nell’intento di riunificazione delle tante anime che hanno governato il Partito democratico.
Almeno quelle di sinistra, mentre per i cattolici popolari la storia è un po’ diversa e più complessa.
“Serve una vera discussione politica che veramente chiuda la diatriba stucchevole fra moderatismo e radicalismo. Sostenendo, peraltro, che il Pd non può essere considerato l’equilibrio del sistema in quanto alla lunga è proprio questo che ci ha fatto confondere con l’establishment” ha detto ancora Pier Luigi Bersani.
In altre parole, si vuole programmare un campo alternativo, chiaramente alla destra e per fare ciò bisogna darsi una identità riconoscibile, soprattutto sui temi sociali.
La sinistra, insomma, dovrebbe fare la sinistra e come tale comportarsi. Senza, cioè, camuffamenti, ma la strada è in salita, nonostante sia più semplice programmare un’opposizione che, però, anche in questo caso tarda ad unificare le forze e a trovare convergenze. Schlein invoca, così, unità e coerenza con il programma che le ha permesso di vincere le primarie, ma il problema è la pluralità di idee e valori che, fino a ora, hanno consentito di coesistere a diverse anime e che si trovano adesso orfane delle proprie radici.