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I brutti effetti del Web sugli adolescenti

Da quando si è abbattuta, come uno tsunami, la rivoluzione informatica, non si fa altro che magnificarne le sue qualità a favore del benessere dell’umanità. Ma ogni tanto, spunta qualcuno che dubita su tutto ciò e sul Web, prendendo le distanze dal pensiero dominante.

Roma – È il caso del medico della Casa Bianca, Vivek Murty che ha lanciato l’allarme dichiarando: “I social media danneggiano il benessere degli adolescenti. Ci sono prove che possano essere la causa di depressione e disagio psichico. Siamo nel mezzo di una crisi nazionale”. I datti, infatti, fanno accapponare la pelle: negli USA 1 giovane su 2 si definisce “depresso”. Probabilmente questa condizione incide sulle sparatorie nelle scuole che, spesso, si verificano. Troppo il tempo passato sul Web dai ragazzi.

Se aggiungiamo la crisi economica e il Covid, il quadro non può che essere a tinte fosche. Vivek Murthy, ammiraglio, è il “Surgeon General” (chirurgo generale) della Casa Bianca, sin dai tempi del presidente Barack Obama. Qualche settimana fa ha diffuso un rapporto su un’altra emergenza di cui sono vittime cittadini statunitensi, ovvero la solitudine che colpisce il 50% degli adulti. È stata paragonata ad una nuova epidemia, mortale come il fumo. Ora invita studiosi, legislatori e, soprattutto, i “giganti” della tecnologia a contrastare un altro fenomeno urgente: il disagio mentale dell’infanzia e dell’adolescenza.

Vivek Murthy, chirurgo generale della Casa Bianca – Foto di: Axios

Il rapporto, pur apprezzando l’utilità di certe piattaforme come spazi di confronto e di espressione della propria creatività, fa emergere l’esistenza di indicatori attraverso i quali risulta che i social media possano influire negativamente sul benessere psicologico dei bambini e adolescenti. Al punto che vengono considerati come le principali cause di una crisi nazionale di salute pubblica. Inoltre, è un invito ad effettuare nuove ricerche per comprendere in modo ancora più incisivo gli effetti dei social sulle menti dei ragazzi. Il dottor Murthy conta sul fatto che, quando i suoi predecessori si sono fatti promotori di emergenze simili, sia l’opinione pubblica che il legislatore hanno manifestato impegni per la questione.

Basti ricordare la battaglia contro il fumo sin dagli anni ’60, sull’Aids negli anni ‘80 e sull’obesità nei primi anni del nuovo secolo. Del resto, sono già emersi gli effetti negativi sui ragazzi: abbassamento dell’autostima, ansia da prestazione, timore di non essere all’altezza e di restare isolato dal gruppo virtuale. Stando ai dati diffusi dal Pew Research Center, con sede a Washington, un centro studi su problemi sociali, opinione pubblica e andamenti demografici, il 95% dei ragazzi utilizza almeno 1 dei 5 principali social (TikTok, YouTube, Instagram, Snapchat e Facebook) e il 35% dichiara che ne fa un “uso costante”. La comprensione degli effetti su personalità adolescenziali, in fase di formazione, è fondamentale per affrontare il problema.

I ragazzi sono sempre più depressi – Foto di: Fondazione Veronesi

Un altro recente studio condotto dall’Harvard Institute of Politics, ha messo in evidenza che il 55% dei giovani americani ha dichiarato di sentirsi “ansioso o nervoso” e il 47% decisamente “depresso”. È chiaro che molteplici ed eterogenee sono le cause per spiegare la condizione dei giovani statunitensi. Certo che tra stragi nelle scuole, droga diffusa, baby gang, e il timore di non avere più nulla a causa della pandemia, c’è… l’imbarazzo della scelta. Ma anche il tempo trascorso sul Web ha un suo peso e bisogna stare attenti che non cresca troppo, altrimenti si rischia il sovraccarico di tecnologia, con gli effetti che abbiamo visto. 

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