Il Pakistan beffa l’Italia

Per dodici volte è stata rinviata l’udienza per l’estradizione di Shabbar Abbas, padre di Saman, arrestato a Islamabad e imputato di omicidio e occultamento di cadavere assieme alla moglie, ancora latitante, ed i tre parenti attualmente detenuti. Il ministro Nordio ha chiesto il collegamento a distanza.

NOVELLARA (Reggio Emilia)Per il processo sulla morte di Saman scende in campo il ministro della Giustizia Carlo Nordio: Shabbar Abbas, padre della vittima, “deve” sedere alla sbarra con l’obbligo di assistere in videoconferenza alle udienze del procedimento penale a suo carico e dei suoi parenti imputati. Il messaggio di Nordio è stato recapitato al suo “collega” pakistano nel tentativo di evitare che la vicenda giudiziaria si trasformi in una farsa per colpa delle autorità di Islamabad che per 12 volte hanno rinviato l’udienza per l’estradizione dell’imputato, arrestato in Pakistan a metà del novembre scorso.

Shabbar Abbas a Novellara durante la pandemia

L’uomo, dipendente di una ditta ortofrutticola di Novellara, è accusato di essere il mandante dell’omicidio della figlia dunque avrebbe agito “sul campo” in concorso con la moglie Nazia Shaheen, tuttora latitante in Pakistan, lo zio della vittima Danish Hasnain ed i cugini Nomanulhaq Nomanulhaq e Ikram Ijaz, questi ultimi tre detenuti in carcere a Reggio Emilia. Tutta la consorteria, chi più chi meno ma con i genitori in primo piano, avrebbe partecipato all’esecuzione dell’assassinio di Saman dopo la sua condanna a morte perché la ragazzina si era detta contraria a contrarre un matrimonio combinato con un cugino più grande di lei di 10 anni, residente in Pakistan, e con il quale non aveva avuto alcun rapporto.

La giovane musulmana, che conduceva una vita da ragazza europea rifiutando gli stringenti obblighi imposti alle donne da una religione fondamentalista, aveva conosciuto un giovane con il quale intratteneva da tempo una relazione sentimentale, Saqib Ayub, e con il quale aveva deciso di andare a nozze. Ayub, assistito dall’avvocato Claudio Falleti, sarebbe stato accusato di avere ucciso Saman dallo stesso Shabbar che ha indicato nel giovane e in alcuni complici di una non meglio specificata “comunità italiana” i responsabili della morte della figlia.

Saman Abbas aveva rifiutato i fanatismi religiosi imposti dalla sua famiglia

L’operaio pakistano, evidentemente, si arrampica sugli specchi davanti alle proprie pesantissime responsabilità tant’è che sfugge il processo con la connivenza del suo legale di fiducia e delle autorità locali. Saman Abbas è stata ammazzata in maniera brutale e accompagnata al patibolo da madre e padre, come mostrano le telecamere di sorveglianza. La povera ragazza voleva soltanto una vita normale, un marito e dei figli da amare, cosi com’è nei desideri di milioni di ragazze della sua età. Ma le donne del Punjab quando si ribellano debbono essere uccise e cosi è stato.

Dare seguito alle tradizioni religiose assolutiste era un obbligo per la famiglia Abbas che come un clan mafioso avrebbe emesso ed eseguito la sentenza di morte contro una povera ragazza esasperata da continue violenze e vessazioni per indurla ad accettare un uomo che non voleva. Decisiva è stata la testimonianza in incidente probatorio del fratellino di Saman, parte civile al processo e tutelato dall’avvocato Valeria Miari, che ha spiegato per filo e per segno ciò che sapeva della tragedia già pianificata a tavolino mesi prima del drammatico evento delittuoso.

Danish Hasnain a processo

È stato poi lo stesso Hasnain, assistito dall’avvocato Liborio Cataliotti, a indicare il luogo dov’era stata seppellita la ragazza e puntualmente, il 17 novembre scorso, gli inquirenti ritrovavano le spoglie di Saman nel terreno antistante un casolare dismesso. Hasnain, subito dopo, prendeva le distanze dalla famiglia Abbas dicendo che non era stato lui ad uccidere la nipote incolpando del delitto i due cugini. Insomma un gioco al rimpiattino che ha stufato magistratura italiana e opinione pubblica.

Il casolare di Novellara dove sono state rinvenute le spoglie della povera ragazza pakistana

La presidente della Corte d’Assise di Reggio Emilia, Cristina Beretti, ha accettato l’istanza per il collegamento a distanza di Shabbar ma il 23 febbraio scorso l’ennesimo colpo di scena: il dodicesimo rinvio dell’udienza per l’estradizione. Se ne riparlerà il 9 marzo prossimo mentre la riserva sulla richiesta di cauzione, richiesta dalla difesa di Shabbar, sarà sciolta il 2 marzo. L’avvocato difensore dell’imputato Abbas ha chiesto, ancora una volta, di sentire oltre a un funzionario del ministero dell’Interno pachistano, anche un funzionario del ministero degli Esteri locale, sulla documentazione pervenuta dall’Italia.

Un modo come un altro per allungare il brodo.

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