Il nostro non è un Paese per bambini

Gli ultimi rapporti redatti da Save the Children delineano uno scenario drammatico per i bambini italiani. Sempre più poveri e sempre più esposti a problematiche psicologiche dagli effetti potenzialmente devastanti.

Roma – La povertà infantile è in continua crescita. L’infanzia, un periodo in cui l’esigenza fondamentale è abbandonarsi con spensieratezza al ritmo degli impulsi e sensazioni che la vita offre, per molti, purtroppo, è una fase in cui si affacciano le prime sofferenze fisiche e psicologiche.

In vista della giornata mondiale dell’infanzia e dell’adolescenza svoltasi lo scorso 20 novembre, Save the Children-Organizzazione internazionale indipendente che promuove e tutela i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, ha presentato la XIII edizione dell’Atlante dell’infanzia e a rischio in Italia, dal titolo: “Come stai?”. Si tratta di una disamina sullo stato di salute dei bambini e degli adolescenti. È emerso l’intreccio perverso che lega disuguaglianze e salute, che la pandemia ha esacerbato e il volto non uniforme del servizio sanitario nazionale, che è tale solo in teoria, a causa delle forti disparità territoriali.

Ad esempio un bimbo di Caltanissetta ha come aspettativa di vita 3,7 anni in meno rispetto al coetaneo nato a Firenze e la speranza di vita evidenzia una divario di 12 anni tra la Calabria e la provincia di Bolzano. La media nazionale di bambini in povertà assoluta è del 14,2% che, però, al Sud cresce fino al 16%. Nonostante il nostro Servizio Sanitario Nazionale sia ancora uno dei più progrediti al mondo in termini di tutela della salute infantile, tuttavia solo il 12% dei fondi pubblici è investito nella prevenzione e nella medicina di base. Con la pandemia sono cresciute alcune criticità, tra cui: riduzione delle vaccinazioni nei primi tre mesi di vita e delle diagnosi di tumore pediatrico; calo del numero dei consultori familiari; aumento dei ricoveri per disturbi di neuropsichiatria infantile di quasi il 40%.

Solo il 12% dei fondi pubblici è investito nella prevenzione e medicina di base.

Si è riscontrato, dunque, un crescente bisogno di sostegno che non viene soddisfatto. Anche perché oltre al sistema sanitario recita una parte importante tutto l’ambiente di crescita. Sia la pediatria che la psicologia ci insegnano che i primi 2 anni di vita sono decisivi non solo per lo stato di salute, ma anche per l’apprendimento e l’aspetto emotivo. Negli ultimi due anni la povertà assoluta della famiglie numerose è aumentata rispetto a quelle con un solo bambino. Nella fascia d’età fino ai 3 anni è molto importante l’ambiente sia biofisico che sociale.

Per il primo l’inquinamento e la congestione del traffico hanno prodotto la scomparsa di spazi verdi, soprattutto, ancora una volta, al Sud. Inoltre, si sono palesati crescenti “Bisogni Educativi Speciali”, ovvero quelli inerenti ai vari tipi di disabilità. Ebbene, il 32% delle scuole è senza barriere per alunni con disabilità motoria! Le dolenti note sono emerse anche per gli adolescenti. È una fase molto particolare della crescita, che con la pandemia si è rivelata a ancora più ostica. Sono aumentati i disturbi alimentari, gli atti di autolesionismo, il consumo di droghe e di alcol.

Cresce l’uso di alcol e droghe negli ultimi anni tra i giovani.

Tra le nuove forme di dipendenza, spicca il rischio per l’uso del web, con crescita del terrificante fenomeno del cyberbullismo. Sarebbe stato, senz’altro preferito che per Atlante si intendesse il famoso personaggio della mitologia greca, molto versato nell’astrologia e astronomia. Oppure, quel sostanzioso volume che raccoglieva la geografia del mondo intero, utilizzato a scuola quando Internet era, ancora, in là da venire e che proiettava la fantasia verso zone sperdute dello spazio fisico. Invece, abbiamo a che fare con un Atlante fonte di preoccupazioni e angosce!

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