HOME | LA REDAZIONE

I “disturbi” della rete, le malattie che corrono online prima che nella realtà

Il ”gioco” comincia assegnandone un nome mai utilizzato prima, che, come succede spesso tra le pieghe del web, diventa virale.

Roma – Internet ha cambiato il modo di percepire le malattie. Il mondo di internet è un caleidoscopio in cui ci si trova tutto ed il suo contrario. Si stanno diffondendo nuove malattie o presunte tali che trovano la loro diffusione prima nella rete e poi tra la comunità scientifica. Si tratta, cioè, di disturbi basati su Internet che hanno lo stesso ciclo di vita on line. Il ”gioco” comincia assegnandone un nome mai utilizzato prima, che, come succede spesso nella rete, diventa virale. Ad esso è accompagnata una storia con lo scopo di persuadere l’utente fino a quando non si crea una vera e propria community sul tema. Solitamente questo meccanismo è monopolizzante per cui viene assorbito ogni aspetto della vita dell’utente, online e offline.

Queste malattie sembrano valere più come fenomeni on line che per essere ratificate dalla comunità scientifica. Anche se i loro contenuti attraggono molti altri utenti con effetti imprevedibili. Ci sono state due malattie che sono balzate agli onori della cronaca online: il “morbo di Morgellons” e la “vulvodinia”. Secondo la medicina ufficiale, il primo è un’immaginaria patologia caratterizzata da una serie di sintomi cutanei quali prurito, fitte dolorose, apparente presenza di fibre sopra o sottocutanee nonché lesioni permanenti alla cute. Non esiste alcun riscontro medico circa la veridicità di tale condizione, la quale è riconducibile a patologie cutanee preesistenti e a disturbi mentali e, a volte, alla cosiddetta “sindrome di Munchhausen per procura” in cui un soggetto, per esempio un genitore in cerca di visibilità, inventa una malattia a carico di suo figlio per ottenere l’attenzione del sistema medico-sanitario.

Questo disturbo o malattia ha avuto poco sviluppo e si è perso nell’oblio della rete. La “vulvodinia”, al contrario, ha avuto più successo, tanto che è stata inserita nella Classificazione Internazionali delle Malattie dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Si tratta di un dolore vulvare che provoca bruciore, irritazione, secchezza, sensazione di abrasione, tensione, sensazione di punture di spillo, percezione di avere tagli sulla mucosa e gonfiore. Uno problema non da poco, quindi. E’ lecito chiedersi se esiste una correlazione tra disturbi psicosomatici che si traducono poi in malattie e la loro esistenza online.

Entrambi i disturbi si sono sviluppati prima online e poi offline e le community sembrano respingere l’idea che possano derivare da problemi mentali, considerando il problema proveniente dalla “realtà”. Nei fatti, comunque, al di là dell’origine, si tratta di malattie invalidanti. Ad esempio, le persone afflitte dal “morbo di Morgellons” trascorrono la loro giornate in costante paranoia, spinte dalla ricerca maniacale di insolite fibre nella loro pelle. Risultando, così, inabili al lavoro, perché non riescono a concentrarsi che sulla loro condizione. Lo stesso succede con la “vulvodinia”, che costringe le donne colpite a non avere una vita normale, tanto che è stato pensato di considerarla “malattia cronica e invalidante”.

Il problema di fondo è che, come tutta la realtà della rete, anche le malattie subiscono il meccanismo dei “contenuti online”: viralità e formazione di community, con annessi e connessi. Si può affermare che Internet alimenta il contagio? Allo stato attuale, risposte certe non ce ne sono. Si può solo sperare che lo scontro tra comunità scientifica e quella online non si polarizzi col rischio di trasformarsi in una “guerra di religione”. Inoltre, si può auspicare l’incremento di ricerche e studi da parte della “scienza ufficiale” su questi temi. Intanto è come vivere in un limbo. Si resta nell’incertezza e nell’inquietudine!    

Facebook
Twitter
LinkedIn
WhatsApp
Email
Stampa