Le nuove tecnologie dovrebbero facilitarci l’esistenza invece, spesso, ce la complicano. Il solerte Autovelox, impazzito dal caldo, è l’esempio di quanto ci possa costare l’errore di una macchina che si trasforma in multa per il povero cittadino alla guida di una utilitaria scambiata per un bolide di Formula 1.
Roma – Quando la tecnologia va fuori di testa a pagarne le spese è sempre e solo il povero cittadino. Ormai tutti i santi giorni della nostra vita abbiamo a che fare con la cosiddetta hi-tech e con i suoi annessi e connessi. E’ Lei l’unica imperatrice assoluta, incontrastata dominatrice del nostro divenire quotidiano. Ci ammalia, ci accarezza, ci seduce e poi sferra il colpo finale annichilendoci, senza che ce ne rendiamo conto.
Si dice in giro che bisogna imparare a conviverci perché i vantaggi sono tanti. Eccone uno. Un episodio di qualche giorno fa ci invita a desistere, a mollare tutto ed andare a vivere in un posto senza connessione alcuna.
La signora Thuy Mary, agente di commercio di Offlaga, in provincia di Brescia, a bordo della sua Dacia stava viaggiando in tangenziale. Un Tutor, uno di quegli infernali attrezzi che effettuano la misurazione elettronica della velocità, avrebbe segnalato il raggiungimento dei 180 chilometri orari al passaggio dell’auto.
Già questa è un’anomalia di fatto. La Dacia è un’auto che non arriverà mai a tale velocità, nemmeno se alla guida ci fosse Batman. E non finisce qui. La malcapitata signora si è vista recapitare nella buca della posta una multa di ben 860 euro. Questo perché, secondo il sistema di rilevamento elettronico, l’auto sfrecciava in tangenziale ad una velocità di 180 km/h, andando contro ogni regola di sicurezza e buon senso.
Potrebbe sembrare una storia da cartone animato, invece è la pura e semplice realtà. La signora ha raccontato l’accaduto, facendo osservare che ci potrebbe essere un numero imprecisato di persone che si sono trovati vittime dello stesso errore di falso eccesso di velocità.
Perché di errore di calcolo si tratta. Forse l’algoritmo, il deus ex machina della società tecnologica, con il caldo torrido di questi giorni si sarà assopito, forse voleva farsi una pennichella. L’errore di calcolo, infatti, è clamoroso. Ed è rimasto bene evidenziato in un allegato alla sanzione amministrativa.
Ecco il testo che resterà negli annali del codice della strada: “Il tutor installato ha rilevato la velocità media di 95 km/h, ridotta a 90 km/h per tolleranza di 5 km/h, quindi superando di 90 km/h il limite massimo imposto“.
Secondo il rilevatore elettronico la richiamata signora sulla sua Dacia viaggiava ad una velocità di 180 km/h, quindi il doppio del limite consentito.
Nemmeno con una supercar potentissima su una tangenziale è possibile raggiungere un limite del genere. Senza considerare lo sbigottimento che suscita l’apprendere di essere stati multati per 860 euro, che non sono mica bruscolini, con l’ovvia decurtazione di 10 punti sulla patente ed il rischio della sua sospensione da sei mesi ad un anno.
Meno male che la Polizia Municipale ha ammesso l’errore e ha annullato la multa. Per fare questo si è dovuto presentare un ricorso in Prefettura e coi tempi burocratici italiani, campa cavallo.
E’ un fatto banale, uno dei tanti, nemmeno il più clamoroso. Ma che è, purtroppo, sintomatico di un malessere diffuso fra i cittadini quando hanno a che fare con la Pubblica Amministrazione e con la tecnologia ad essa connessa. Non si era parlato di riforme veloci in tal senso?
Chi ripagherà dello spavento provocato alla signora Thuy, del tempo impiegato con la polizia municipale per dirimere la questione, dello stress subito per qualcosa di cui la nostra protagonista suo malgrado non ha commesso?
Qualche tempo fa si diceva che l’algoritmo avrebbe risolto tutti i problemi. Abbiamo constatato, grazie. Basta così!