Gli ultimi strascichi delle dimissioni di Draghi

Le dimissioni del Premier hanno scompensato i precari equilibri venutisi a creare in un Paese disastrato. Gli italiani pensavano che Mario Draghi potesse risolvere la maggior parte dei mali che affliggono l’Italia del post-pandemia ma non è stato cosi. Forse qualcosa è pure peggiorata ma adesso proseguire non sarà uno scherzo. Anzi.

Roma – È ancora costernato il mondo imprenditoriale per la caduta del governo Draghi. La faccenda è stata vissuta come una sciagura, soprattutto per il timore di perdere in parte i finanziamenti del Pnrr, di assistere ad una campagna elettorale divisiva e rabbiosa e per una serie di provvedimenti che avrebbero dovuto dare ossigeno all’economia ma che resteranno al palo. C’è anche il timore, fondato, che dalle urne non esca una maggioranza coesa.

La rabbia è bipartisan e coinvolge in pieno anche il Veneto leghista, dove il flirt tra i piccoli imprenditori e la classe dirigente locale guidata da Luca Zaia si è incrinato proprio per colpa della decisione di Salvini di staccare la spina al governo. Insomma, tutti concordano sul fatto che non era questo il momento di aprire una crisi, perché una serie di temi rischiano di rimanere fermi. Per questi motivi vi è tanto malumore e pessimismo per le sorti del Paese, sia da parte dei sindacati che degli industriali.

Il premier, al lavoro per il nuovo decreto Aiuti, ha confermato che utilizzerà 14,3 miliardi. “…Si tratta di cifre non banali…”, ha detto Draghi, che ha confermato la volontà del governo di non abbandonare i lavoratori, i pensionati, le imprese. La disperazione in campo sociale ed imprenditoriale è ai livelli massimi, così durante la riunione con i rappresentanti delle imprese il ministro dell’Economia Daniele Franco ha illustrato le linee essenziali del decreto che il governo si appresta ad approvare nei prossimi giorni. L’idea, secondo quanto si apprende, è quella di realizzare interventi su pochi temi importanti.

Mario Draghi

L’obiettivo è contenere i costi dell’energia per famiglie, imprese ed enti pubblici, restituendo al sistema economico italiano le risorse dovute alle maggiori entrate registrate nei primi sei mesi dell’anno. Nel corso dell’incontro sono stati affrontati anche il tema dell’emergenza siccità e delle crisi aziendali. Sul fronte del lavoro la situazione è molto tesa, perché fino adesso sono stati inutili i tentativi di rendere più corposa la busta paga dei lavoratori, attraverso la riduzione del cuneo fiscale per rilanciare i consumi.

Per le imprese, invece, si rende sempre più urgente detassare maggiormente il salario di produttività e gli aumenti contrattuali pattuiti in occasione dei rinnovi contrattuali dalle organizzazioni maggiormente rappresentative. La bolletta energetica è un altro ambito di intervento prioritario. Occorrerebbe ridurre l’impatto della bolletta su famiglie e imprese. Il decreto Aiuti ha prorogato la fruizione del credito d’imposta, anche per le imprese non energivore, previsto dal decreto-legge 21/22.

Povertà sempre più diffusa

Nel definire tale fondamentale misura di sostegno alle imprese, ne ha però limitato l’utilizzo entro una soglia minima, rendendola sostanzialmente inefficace per ridurre l’impatto dei costi energetici nelle imprese di medio-grandi dimensioni. Sarebbe, pertanto, necessario rimuovere o innalzare tale soglia. Infine, occorrerebbe anche evitare il blocco dei servizi essenziali. Sembra, ormai, non procrastinabile ottenere l’applicazione di adeguamento delle tariffe, così come fatto nell’edilizia, per tutti i contratti di servizi e forniture in corso di esecuzione alla data di entrata in vigore della norma, anche in deroga ad ogni altra disposizione vigente.

Crisi di governo

Insomma se si è in emergenza sono necessari interventi atti a tutelare non solo la produttività ma la sopravvivenza delle aziende che sono al limite del collasso economico. In tal caso le ricadute occupazionali potrebbero essere veramente disastrose sul piano sociale. Il presidente dell’Alleanza delle Cooperative Maurizio Gardini, a margine dell’incontro con il Governo, ha sostenuto che “…Il Pnrr dovrà essere il principale protagonista della crescita. Occorre, peraltro, vigilare sulla sua attuazione piena ed efficace, che non lasci indietro territori, istituzioni e persone più fragili…”.

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