Il resoconto della Cgil su 3232 comuni italiani tra i 2000 e 9999 abitanti, ovvero un quarto della popolazione nazionale, pari al 41%.
Roma – Il gioco d’azzardo online dilaga da Nord a Sud dello stivale. Un perfido serpente a sonagli si è insinuato su tutto il territorio nazionale per “mordere” il tessuto sociale e trasmettere il suo letale veleno. Si tratta del “gioco d’azzardo online” (noto anche come iGaming o iGambling), qualsiasi tipo di gioco condotto su Internet, come poker virtuale, casinò e scommesse sportive. Il primo sito di gioco d’azzardo online aperto al pubblico generale è stato la biglietteria per la lotteria internazionale del Liechtenstein nell’ottobre 1994. Oggi, il mercato, secondo varie stime, vale circa 40 miliardi di dollari annui a livello globale. Su questo tema il 29 maggio scorso è stato presentato il report “Non così piccoli. L’azzardo online nei piccoli comuni italiani”, a cura della CGIL (il maggior sindacato italiano), Federconsumatori (un’associazione senza scopo di lucro volta all’informazione e la tutela del consumatore) e Fondazione Isscon (Istituto studi sul consumo).
E’ un resoconto su 3232 comuni italiani tra i 2000 e 9999 abitanti, ovvero ¼ della popolazione nazionale, pari al 41% dei comuni. Un “vizio” del valore di 150 miliardi nel 2023 secondo l’Agenzia delle Dogane e Monopoli. Cifre che appaiono stratosferiche, quasi irangiungibili. Invece, analizzando piccoli contesti, le cifre perse nelle Slot, nel Gratta&Vinci e nei vari giochi online offrono la possibilità di raffigurare quegli aridi numeri, con tutti i prevedibili effetti di disagio sociale e di infiltrazioni criminali, che quanto sentono l’odore dei soldi sono come le iene quando avvertono l’odore del sangue! E’ emerso che nei piccoli comuni, in rapporto al numero di abitanti, la percentuale di giocatori è superiore a quelli delle città. Si va dai 960 euro giocati all’anno a Padova agli oltre 3200 euro di Messina, Siracusa e Palermo.
Tra questi due estremi si estende un’immensa prateria dell’azzardo. Ha fatto scalpore il caso di Anguillara Veneta, un comune in provincia di Padova di 4161 abitanti: è passato da 1231 euro del 2022 ai 13073 euro pro capite del 2023! Un altro aspetto particolare è la presenza di piccoli centri a vocazione turistica. Ad esempio, l’isola di Capri con quasi 14000 abitanti, già nelle prime posizioni nel 2022 con 7913 a testa, nel 2023 è cresciuta fino a 9503. E’ molto probabile che i profitti derivati dal turismo siano stati investiti nel gioco online. Il Sud (ti pareva!) ha fatto registrare lo spiacevole primato della diffusione del gioco d’azzardo. Secondo gli autori dello studio i Comuni dovrebbero essere i protagonisti nel regolamentare e contenere un’offerta, che stando alle stime, potrebbe crescere in eccesso, con effetti negativi sulla salute dei cittadini e della collettività.
L’attuale governo sembra non aver percepito fino in fondo il pericolo. Tanto è vero che ha proposto di destinare il 5% dei profitti dell’azzardo agli enti locali o di far ripristinare la pubblicità, anche se sotto mentite spoglie sulle divise dei calciatori. Vietare il gioco d’azzardo, come tutti i divieti, rischierebbe di essere controproducente sia perché è oggettivamente impossibile, sia perché sarebbe un pericoloso incentivo per l’illegalità. E’ necessario un contenimento del fenomeno ed una sua attenta disamina, che comprenda le entrate tributarie per la collettività, ma anche i costi sanitari e sociali. Inoltre, la ludopatia (dipendenza da gioco d’azzardo, patologia che rientra nella categoria delle dipendenze comportamentali) ha degli effetti deleteri sulla vita del giocatore, quali perdita di lavoro, problemi economici, frode, criminalità o problemi nelle relazioni familiari. Urge una soluzione, prima che sia troppo tardi!