Da anni ci si lamenta dell’enorme evasione fiscale. Non poteva essere altrimenti, infatti è diventato un giochino semplice, da ragazzi! Non solo le solite lamentele di qualche buontempone.
Roma – E’ il risultato di uno studio a cura di Dataroom, la rubrica di data journalism del Corriere della sera, a cura di Milena Gabanelli. Nell’anno dell’evasione 2019 – ormai così andrebbero suddivisi gli anni – i soldi nascosti allo Stato e alla collettività hanno sfiorato i 100 miliardi di euro. Se non venissero recuperati entro il 2024 almeno 15 miliardi, si metterebbe a repentaglio il PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza).
Dai dati è emerso che in Italia ci sono tanti lavoratori autonomi e Partite Iva che pagano le tasse e si sentono succubi di un fisco ostile. Pero è inconfutabile che l’Irpef, ovvero l’imposta sul reddito delle persone fisiche, è evaso con molta scioltezza. Si parla di 32 miliardi, pari a quasi il 70% di ciò che spetta versare. A pagare sono sempre i soliti: lavoratori dipendenti e pensionati. E non perché siano particolarmente virtuosi, ma per il fatto che queste categorie le tasse le pagano alla fonte.
Dunque non c’è modo di sfuggire al cappio! La seconda “spia rossa”, che lampeggia in continuazione, è rappresentata dall’IVA, ovvero l’imposta sul valore aggiunto ovvero un’imposta indiretta su tutti i beni e servizi scambiati. La cifra non versata all’erario è di 27,7 miliardi di euro: non abbiamo rivali in Europa! Poi ci sono i contributi non versati del cosiddetto “lavoro nero”, pari a 12,7 miliardi. Tutti e tre i dati sono in aumento rispetto agli anni precedenti ed, inoltre, quasi il 70% dell’imprese ha evidenziato anomalie ed incongruenze. Sono emerse evidenti spinosità dall’inchiesta, che rappresentano delle vere e proprie cause ostative alla lotta all’evasione fiscale. Innanzitutto, “l’analisi del rischio”, ovvero incrociare i dati dell’anagrafe tributaria di diverse attività con quelli dei conti correnti e rimpiazzare i nomi degli intestatari con uno fittizio.
Questo tipo di indagini sono state autorizzate solo nel giugno scorso dal Garante della Privacy, dopo un’attesa di tre anni, ma di fatto non sono mai iniziate. Un altro aspetto controproducente è la carenza di interscambio per incrociare le banche dati, che è possibile solo quando si fa una verifica a cura della Guardia di Finanza e dell’agenzia dell’Entrate. Al di fuori di questi ambiti, emerge scarsità sia di personale che competenze. Pare che un certo miglioramento c’è stato con la fatturazione elettronica che avrebbe bloccato falsi crediti IVA.
E poi bisogna mettere in pratica strumenti per l’emersione del “lavoro nero”, che in realtà, non stati mai pensati, figurarsi attuarli. Ed è altrettanto chiaro che una partita del genere, se si vuole sperare di vincerla, va giocata con le giuste risorse da mettere in campo. Secondo il regolamento l’agenzia delle Entrate dovrebbe avere in organico 44mila dipendenti. Ne ha appena 29mila, mentre sono previste assunzioni solo di 4113 unità. Ma alla base di tutto è l’indole dell’italiano medio una delle cause che favorisce l’evasione fiscale. Furbizia, inclinazione all’imbroglio, carenza di etica pubblica, per non parlare della morale che non si sa nemmeno cosa sia, assenza di senso della comunità, tendenza all’illecito pur di arrivare allo scopo, corruttibilità e così via.
Pensate a quanti evasori e/o elusori c’erano tra coloro che protestavano perché chiedevano i famosi “sostegni” dallo Stato durante la pandemia. E come dovevano essere “sostenuti” col denaro che non avevano versato, forse? Ecco alcuni aspetti che rendono l’humus favorevole all’evasione fiscale. E poi, essendo tanti votano, sono decisivi per vincere le elezioni. E come si fa a pensare che in Italia possa esserci una serie lotta all’evasione fiscale?