Economia – Entro fine mese la prima manovrona del Governo Meloni

Si porteranno verso la realizzazione gli aiuti sul caro-bollette per famiglie e imprese, via da subito la legge Fornero, aumento delle pensioni minime, una botta al fisco con una tregua fiscale e forse un mini-condono, piccolo taglio al cuneo fiscale e non soltanto. La strada per un vera ripartenza è ancora lunga.

Roma – Va configurandosi la prima manovra economica del governo Meloni. Il provvedimento dovrebbe arrivare in Consiglio dei ministri entro il mese corrente. Assodato che la quasi totalità delle risorse, 21 miliardi di euro, provenienti dallo scostamento di bilancio, verranno impiegate per mitigare gli effetti del caro bollette per famiglie ed imprese. Le forze politiche che compongono la maggioranza lavorano per mettere a punto proposte che rappresentino un punto di partenza per la realizzazione di una serie di punti identitari previsti nel programma con cui il centrodestra si è presentato alle elezioni. La speranza è che oltre le diversità che si vogliono marcare si riesca a rigenerare speranza, piantando semi che possano ricostituire il tessuto connettivo sociale ed economico del Paese ormai fortemente compromesso.

Ogni partito al governo, dunque, è al lavoro per presentare le proprie proposte, con le quali infine l’esecutivo dovrà fare sintesi. Forza Italia ha annunciato che presenterà un pacchetto di profferte al ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, spingendo su “una pace fiscale molto estesa”, proponendo anche una inversione di rotta sul tema delle pensioni per adeguare gradualmente i trattamenti pensionistici, a partire da quelli più bassi. La Lega, invece, preme per evitare che dal 1° gennaio si ritorni alla legge Fornero in versione integrale. “Partirà quota 41, questa è una certezza“, sostiene il sottosegretario all’Economia, Federico Freni.

Aggiungendo anche che partirà, probabilmente con 61 o 62 anni, vedremo come e quando. Quello che è sicuro è che nel 2023 non ci sarà la legge Fornero”. Provvedimento per il quale il Carroccio ha un “chiodo fisso”. Per quanto riguarda il taglio del cuneo fiscale, che non è più rinviabile, molto probabilmente sarà progressivo e sicuramente non subirà un taglio netto di 5-6 punti tutti insieme. Il governo, intanto, pensa ad una pace fiscale, in considerazione del fatto che fino a 1.000 euro gli oneri di riscossione costano addirittura più di quanto si incasserebbe, mentre fino a 3 mila euro potrebbe venire richiesto solo il 50% del dovuto.

Ipotesi che, in parte, vengono confermate dal viceministro all’Economia, Maurizio Leo di FdI, il quale peraltro ricorda che per quanto riguarda la Rottamazione ter il 30 novembre chi non ha eseguito i pagamenti del 2022 dovrebbe pagare l’intera somma. Leo, però, puntualizza che “Non sono condoni ma tregua fiscale e riguardano solo le imposte arretrate del 2015”. Quanto alla possibile estensione della flat tax, il viceministro argomenta:

“…Bisogna fare chiarezza, viene fatta una confusione tra quella incrementale e quella sulle partite Ivaaggiunge Leo – n questo secondo campo è verosimile l’ipotesi tra 60 e 85 mila euro, poi invece dal 2025 le regole cambieranno, in quanto non ci sarà più bisogno dell’autorizzazione Ue per entrare nel regime forfettario...”.

La caccia alle risorse per finanziare la manovra è già iniziata, tanto che si pensa di modificare la norma sulla tassazione degli extraprofitti. La misura che si applica oggi è del 25%, ma potrebbe essere portata al 33% e forse anche oltre. Con la revisione del RdC si potrebbe risparmiare fino ad 1 miliardo di euro.

Facebook
Twitter
LinkedIn
WhatsApp
Email
Stampa