Con il sultano della Turchia non è possibile stringere amicizia, né altri rapporti. Chi non riconosce i diritti umani non può fare il bello ed il cattivo tempo. Il Bel Paese ha tessuto le lodi del presidente turco troppe volte, ovviamente per il proprio tornaconto. Ma come si può parlare di pace se poi si mettono sotto i piedi la violenza sulle donne e la libertà di stampa?
Roma – Lodi sperticate al sultano di Ankara. Il nostro Paese ha una dote particolare (si fa per dire) ossia quella di mutare opinione su fatti e personaggi secondo il proprio tornaconto. Una volta si soleva gridare: Mamma li Turchi, espressione sorta, pare, nel 1480 in Puglia, quando con un attacco improvviso i Saraceni compirono un massacro.
Una locuzione, dunque, che denotava la loro ferocia. Adesso stando alle notizie diffuse dalla stampa, si potrebbe dire: W li turchi! Che cosa è successo di così eclatante da far cambiare opinione? C’è da dire che la Grande Stampa Unificata (GSU) fa presto a compiere giravolte e a cambiare opinione a seconda di come gira il vento. In questo caso ci si riferisce all’incontro ad Ankara, avvenuto nei primi giorni di luglio, del nostro Presidente del Consiglio Mario Draghi, ancora non dimissionario, col primo ministro turco Recep Tayyip Erdogan.
Italia e Turchia hanno mostrato unità nel condannare l’invasione russa dell’Ucraina e nel sostegno a Kiev. Inoltre sono pronte a cercare qualsiasi soluzione negoziale che possa fermare la guerra e garantire una pace accettabile per l’Ucraina. Draghi non ha risparmiato elogi al collega: per la sua capacità di mediazione, soprattutto per liberare presto i cereali e i fertilizzanti bloccati nelle città del Mar Nero. Ricordiamo che il Mar Nero è delimitato da Bulgaria, Georgia, Romania, Russia, Turchia e Ucraina.
L’intercessione di Erdogan eviterebbe una catastrofe umanitaria e sociale nei Paesi più poveri del Mondo, come ha testualmente dichiarato lo stesso Draghi. Un altro po’ e lo avrebbe fatto santo subito! D’altronde la legittimazione di Erdogan era stata concessa, precedentemente, dal segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, che al recente vertice del G7 ad Elmau nelle Alpi bavaresi in Germania, ha investito la Turchia di un ruolo centrale per i negoziati di pace.
C’è da dire che con la Turchia c’è stato sempre un florido scambio non solo commerciale ma anche culturale. Basti pensare agli italo-levantini, i membri di un’antica comunità d’origine italiana radicata da secoli in Medio Oriente, in particolare nell’odierna Turchia, discendenti in gran parte da coloni genovesi e veneziani. Sono stati definiti: levantini, ovvero: italiani del Levante, tra la prima e la seconda guerra mondiale del secolo scorso. La Turchia è il principale partner commerciale nell’area tra Medio Oriente e Nord Africa e gli interscambi hanno raggiunto percentuali considerevoli. In questa occasione sono stati firmati accordi soprattutto per le piccole e medie imprese e la sostenibilità.
Nella conferenza stampa Draghi ha dichiarato che con Erdogan si è discusso dell’importanza dei diritti umani, invitando la Turchia a rientrare nella Convenzione di Istanbul contro la violenza sulle donne. Beh un po’ come aver concordato con Dracula di tenersi lontano dall’odore del sangue! E’ chiaro che i due Paesi condividono l’appartenenza al Mediterraneo e la tutela dell’immigrazione. Inoltre la stabilizzazione e la pace della Libia per le quali il coordinamento tra i due Paesi per raggiungere l’obiettivo diventerà, secondo gli accordi, ancora più stretto.
Ora discutere con chi è stato definito il sultano di Ankara, per i suoi modi certamente non democratici, di diritti umani, violenza sulle donne e di immigrazione è una colossale presa in giro. Basta chiedere ai Curdi, perseguitati da secoli, agli oppositori incarcerati senza giusto motivo se non per aver esercitato la libertà di espressione.
Per non parlare dei diritti delle donne che subiscono qualunque tipo di vessazione e della libertà di stampa, quasi inesistente. Tant’è che quest’ ultimo aspetto è stato considerato il peggior periodo negli ultimi sessant’anni. Questa tragica constatazione è stata espressa da Nami Bilgin, il presidente dell’Associazione dei giornalisti turchi. Per quanto riguarda i migranti già in passato Erdogan si è comportato da avido mercante: immigrati in cambio di soldi. E Draghi è andato a discutere con lui amabilmente, perché così vuole la realpolitik. Ma ci faccia il piacere!