La donna ha detto che il figlio è innocente ma pare non ricordi nulla della tragedia in cui ha trovato la morte il marito, padre del presunto assassino. Il giovane scrittore di thriller avrebbe preso ispirazione da uno dei suoi racconti horror per mettere a punto il supposto piano criminale.
San Martino in Rio – La mamma difende il figlio accusato di avere ucciso il padre a martellate dopo averlo narcotizzato. E anche la donna stava per rimetterci la vita: “…Tutto questo è ingiusto – ha detto Sabrina Guidetti, madre di Marco Eletti, 33 anni, presunto patricida – mio figlio è innocente. Non ricordo che cosa sia accaduto quel giorno…”. Cosi ha detto la donna ai cronisti che l’attendevano al termine dell’udienza del 18 novembre scorso che ha visto alla sbarra il figlio di Paolo Eletti, 58 anni, morto ammazzato in casa propria il 24 aprile dell’anno scorso.
Oltre all’omicidio volontario del genitore all’imputato vengono contestate dalla Pm Cristina Giannusa le aggravanti della premeditazione, i futili motivi e l’utilizzo di mezzi insidiosi e sostanze venefiche per mettere a segno l’omicidio. Ce ne sarebbe stata anche una quarta di aggravante, quella dei rapporti parentali con la vittima, poi venuta meno durante l’udienza preliminare a seguito della comparazione del Dna che ha rilevato che Paolo non sarebbe il figlio biologico dell’uomo ucciso.
Il fatto di sangue si era consumato nel pomeriggio del 24 aprile 2021 quando in via Guadagnini giungevano i carabinieri e gli operatori del 118 allertati da Marco Eletti, 33 anni, redattore di manuali tecnici e scrittore emergente. Davanti a militari e infermieri il corpo senza vita di Paolo Eletti, pensionato, che mostrava diverse ferite profonde al capo, e la moglie della vittima, Sabrina Guidetti, casalinga di 54 anni, con le vene dei polsi recise.
La donna veniva soccorsa e trasferita in rianimazione mentre il marito finiva in obitorio. I carabinieri di San Martino e quelli della Compagnia di Reggio avviavano le indagini e non ci mettevano molto a capire che il racconto dello scrittore di gialli faceva acqua da tutte le parti. Il giorno dopo infatti Marco Eletti veniva posto in stato di fermo. La Pm Giannusa era ed è convinta delle sue responsabilità.
Il giovane avrebbe afferrato una mazzetta da muratore con la quale sferrava diversi fendenti al padre colpendolo sul cranio. Subito dopo lo scrittore, forse traendo spunto dai suoi thriller, aggrediva anche la madre alla quale avrebbe tagliato le vene dei polsi, una volta immobilizzata con un cordino, dopo aver intontito con un sedativo entrambi i genitori. Subito dopo l’odierno imputato, innocente sino ad eventuale condanna definitiva, avrebbe trasferito in garage madre e padre trascinandoli di peso per tentare di bruciarne i corpi con un liquido infiammabile.
Non riuscendovi Marco Eletti si sarebbe tolto i guanti in lattice per poi gettarli in un cestino dove venivano ritrovati dagli inquirenti. La fantasia malata dello scrittore di gialli aveva suggerito al presunto assassino di inscenare una lite fra marito e moglie poi degenerata in tragedia ma Marco aveva fatto male i conti chiamando i carabinieri troppo presto.
Tanto presto da non avere avuto il tempo di disfarsi di guanti, cordino ed altri arnesi utilizzati in quello che doveva essere un duplice omicidio. Il movente? La doppia vita legata ad una diversa identità di genere della vittima scoperta dal figlio sui social e questione di soldi. I genitori di Marco, infatti, avrebbero voluto che il giovane e la fidanzata si fossero trasferiti nell’appartamento di proprietà attiguo alla loro abitazione. Marco invece avrebbe voluto nella sua piena disponibilità l’intera eredità mentre i genitori si sarebbero dovuti trasferire in un bilocale.
I soldi pare fossero dunque alla base dei rapporti piuttosto tesi fra genitori e figlio ed erano motivo di liti e discussioni. Anche i difensori di Marco, gli avvocati Domenico Noris Bucchi e Luigi Scarcella, sono convinti della sua innocenza:”…Il male per il male non esiste – hanno i penalisti – dimostreremo che l’ipotesi della Procura non sta in piedi…”. Di contro il pubblico ministero avrebbe in mano un solido castello accusatorio che, se recepito per intero dal collegio giudicante, presieduto da Cristina Beretti con a latere Matteo Gambarati ed i giudici popolari, farebbe rischiare l’ergastolo all’imputato. Prima del verdetto finale dovranno essere ascoltati ben 140 testimoni, 60 richiesti dal Pm e 80 dalla difesa. Prossima udienza il 9 dicembre.