Era ora che si parlasse di abolire il Reddito di Cittadinanza per chi può lavorare. E’ ovvio che bisogna porre le basi affinchè aumenti il tasso di occupazione favorendo le imprese che intendono assumere. Gradualmente il RdC potrebbe diventare solo un brutto ricordo. che ha fatto spendere alla collettività una marea di soldi.
Roma – La riforma del Reddito di cittadinanza, ovvero la possibilità di sospendere il sussidio a partire da settembre 2023 a tutti i percettori considerati “occupabili”, in vista di una più sostanziale riprogrammazione della misura da varare nel 2024, sembra velleitaria, anche se auspicabile. La speranza è che si riesca nell’intento ma la riforma appare così ambiziosa da nutrire forti dubbi, soprattutto se si considera che i precedenti governi, in quattro anni, non sono riusciti a fornire agli interessati quella formazione ed il conseguente avviamento al lavoro. Riuscire, quindi, in otto mesi a realizzare adempimenti e presupposti per ricostruire il tessuto connettivo con il mondo del lavoro appare un’operazione titanica. Ma non una mission impossible.
L’attuale fase economica è d’altronde così complicata da apparire il progetto illusorio ed inverosimile. Comunque ci auguriamo che tantissime imprese, peraltro in salute, possano assorbire tutta questa gran mole di presunti occupabili nel giro di otto mesi. L’apparenza può ingannare, ne siamo consapevoli, pertanto se ciò che il governo vuole realizzare riuscisse a farlo sarebbe veramente una gran cosa oltre che utile. Intrecciare mondi sociali sofferenti con quelle realtà imprenditoriali che hanno bisogno di nuove energie anche motivazionali, permetterebbe anche di capire come mai finora tutti i governi precedenti non siano stati capaci di raggiungere l’agognato obiettivo. Se per volontà, incapacità o mancanza di visione. Per adesso ci si limita ad osservare la realtà: se messa a segno questa sarà un’operazione economica che consentirà allo Stato di risparmiare diversi miliardi di euro.
Peraltro sarebbe auspicabile che non si smantelli il welfare, piuttosto occorrerà riformarlo e potenziarlo. Speriamo, dunque, che la riforma non sia solo identitaria e demagogica ma di sostanziale aiuto a chi il lavoro lo vuole davvero. Intanto il testo della Legge di bilancio diventa ancora più corposo. Aumenta, cioè, il numero degli articoli del testo di detta legge che sale da 136 a 155 articoli. Nella nuova bozza entrerà, per esempio, l’esenzione Imu per le case occupate.
Questo provvedimento riguarda gli immobili non utilizzabili né disponibili, per i quali sia stata presentata denuncia all’autorità giudiziaria in relazione ai reati di cui agli articoli 614, secondo comma, o 633 del codice penale o per la cui occupazione abusiva sia stata presentata denuncia o iniziata azione giudiziaria penale:
“Il soggetto passivo comunica al comune interessato, secondo modalità telematiche da stabilire con decreto del Ministero dell’Economia e delle Finanze, da emanarsi entro sessanta giorni dall’entrata in vigore del presente provvedimento, sentita la Conferenza Stato-città ed Autonomie locali, il possesso dei requisiti che danno diritto all’esenzione. Analoga comunicazione deve essere trasmessa nel momento in cui cessa tale diritto”.
Nel frattempo si cerca di riformare il reato di abuso d’ufficio per non bloccare il Pnrr. Rendere chiaro, dall’inizio, quali siano i comportamenti illeciti e quali no, così da non paralizzare l’attività della pubblica amministrazione ed in particolare quella dei sindaci. Si muove su questa direttrice il ministro Nordio che inizia a mettere le basi della riforma di cui si è discusso anche all’Anci.