Gli investigatori procedono le indagini per induzione al suicidio ma ipotizzano che le ragioni che avrebbero portato il giovane all’insano gesto potrebbero riguardare un giro di prostituzione e ricatti sessuali. La vittima, forse oppressa da un peso enorme, ha preferito morire anziché confessare il suo terrore.
Torino – L’ha fatta finita gettandosi sotto un treno perché stanco di insulti e offese per il solo fatto di essere omosessuale. Ma le ragioni dell’insano gesto potrebbero essere ben più sconvolgenti e riguarderebbero un giro di ricatti e prostituzione.
Tra le stazioni di Lingotto e Moncalieri, in territorio di Torino, è morto suicida Orlando Merenda, 18 anni appena compiuti, stanco probabilmente delle continue vessazioni e violenze psicologiche di cui sarebbe stato vittima ad opera di alcuni giovani che l’avrebbero bullizzato perché si era dichiarato gay. Almeno questo si pensava in un primo momento ma col passare dei giorni gli inquirenti avrebbero scoperto un’altra pista, certamente più inquietante,
Il 29 giugno scorso Orlando Merenda pranzava con il padre e il fratello Mario ed usciva di casa nel primo pomeriggio dicendo ai congiunti che sarebbe tornato poco dopo. Intorno alle 14.35 il ragazzo veniva travolto dal treno regionale Chieri-Rivarolo senza alcuna possibilità di salvezza.
Inutili, infatti, i soccorsi che sono giunti poco dopo a cui non rimaneva altro che constatare la morte del povero giovane. Il ragazzo non ha lasciato alcun messaggio ma per valutare il suo stato d’animo bastano le frasi scritte sui social per dimostrare il suo grande disagio interiore.
Orlando infatti era un ragazzo fragile e con gravi problemi di relazione con chi non perdeva occasione per insultarlo e minacciarlo in ogni modo tanto che Orlando pare avesse paura di certe persone i cui nomi non avrebbe mai rivelato a nessuno.
Men che meno ai suoi genitori che si sono separati anni fa: ”…La mia colpa è quella di essere stata lontana quando lui ne aveva bisogno, nella fase dell’adolescenza – racconta la mamma Anna Screnci, 47 anni, che vive in Calabria – se fossi stata io al suo fianco, l’avrei potuto proteggere, mi avrebbe confidato le sue paure… Chi mi ha tolto la mia gioia si pentirà amaramente. Sei stato ingannato, plagiato, deriso, umiliato… Il tuo carattere così fragile… Non sapevi dire di no. Sei stato l’amico di tutti. Troveremo giustizia… Adesso ho un altro compito. Trovare i colpevoli e non mi darò pace finché non uscirà la verità. La mia lotta ora ha la priorità…”.
La mamma della vittima non crede al gesto estremo del figlio occorso per volontà del giovane, piuttosto ad una sorta di induzione al suicidio da parte di soggetti terzi che avrebbero avuto a che fare con il giovane ancora prima che questi diventasse maggiorenne.
Quanto accaduto dovrà essere stabilito dalle indagini in corso coordinate dal Pm Antonella Barbera, della locale Procura, che sulle prime avrebbe aperto un fascicolo per bullismo, omofobia e istigazione al suicidio tramite la Polfer che conduce le attività investigative.
In un secondo tempo pubblico ministero e poliziotti avrebbero orientato le indagini verso una sorta di ricatto, probabilmente a sfondo sessuale, e un giro di prostituzione in cui Orlando, sensibile e fragile nel contempo, sarebbe caduto vittima suo malgrado. Dunque gli inquirenti, nel più stretto riserbo, continuano l’attività investigativa in queste due direzioni che potrebbero, a breve, rivelarsi determinanti.
Gli agenti, oltre a controllare tutto il materiale telematico in uso alla vittima, hanno convocato gli amici del giovane, gli insegnanti dell’istituto professionale per barman e camerieri frequentato da Orlando ed i compagni di classe alla ricerca del più insignificante indizio utile.
Gli investigatori stanno procedendo all’identificazione delle persone che, non solo via social-network, avrebbero insultato e minacciato duramente il giovane con azioni reiterate nel tempo tanto da spaventare Orlando forse per la sua stessa incolumità:
”…Mi aveva confessato di aver paura di alcune persone – ha aggiunto il fratello Mario, volontario della Croce Rossa – non mi ha spiegato chi fossero, non ha fatto nomi. Era preoccupato. Diceva che mettevano in dubbio la sua omosessualità…”.
Durante le esequie del giovane che si sono svolte nella chiesa dell’Assunzione, nel quartiere Lingotto di Torino, il parroco ha evidenziato i risvolti della tristissima vicenda: ”…Dobbiamo capire dove si è sbagliato e guardarci dentro – ha aggiunto don Giuseppe Coha – cercare di comprendere perché non si è riusciti a intercettare un malessere che era presente in maniera così forte…”.
Qualcuno potrebbe aver abusato di Orlando mesi prima del suo diciottesimo compleanno. Qualcuno che il giovane temeva tanto da non riferire il suo nome a nessuno, forse per paura di ritorsioni. Ha preferito morire con il suo segreto.