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Bonus bollette: prossima proroga e impatto degli aumenti di benzina e gasolio

Di ridurre le accise non se ne parla. Anzi argomento chiuso, nonostante il ricordo di certe promesse. Intanto i prezzi dei carburanti volano verso le stelle e le speculazioni rimangono impunite. Possibile la proroga del bonus bollette nel contesto delle striminzite scelte economiche del governo.

Roma – Il governo ha tutte le intenzioni di prorogare il bonus bollette, che altrimenti andrebbe in scadenza alla fine di settembre. Il ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, ha infatti assicurato che c’è la volontà di contenere i costi per i cittadini, anche se questo comporta comunque un impegno economico importante da parte delle esauste casse pubbliche. “Da quando si è formato lo scorso ottobre, il governo ha predisposto una serie di bonus sociali volti a contenere l’aumento delle bollette dell’energia e del gas. Uno sforzo economico importante che porteremo avanti”, ha detto Picchetto Fratin. In ogni caso, secondo le prime stime dell’Arera, le bollette questo inverno non dovrebbero aumentare ma restare invariate.

Gilberto Pichetto Fratin

Quest’estate sono scattati di nuovo gli aumenti per benzina e gasolio. Oltre un anno fa, dopo lo scoppio della guerra in Ucraina, l’Europa era stata attraversata da una crisi energetica durissima che aveva fatto impennare i pezzi di gas e petrolio. Nonostante la situazione rimanga tutt’ora profondamente incerta, nel corso dei mesi il mercato era riuscito a stabilizzarsi. Ma ora gli aumenti hanno ripreso consistenza. Il caro benzina non pesa solo sulle tasche degli italiani quando vanno a fare rifornimento, purtroppo i rialzi dei prezzi hanno anche un impatto sul carrello della spesa, dal momento che la maggior parte dei prodotti per arrivare sugli scaffali dei supermercati viene trasportata da camion e Tir.

Secondo il governo, però, sui recenti aumenti peserebbe soprattutto il taglio della produzione stabilito dall’Opec. Infatti:

“… I prezzi dei carburanti hanno cominciato a salire da quando l’Opec+, il cartello dei paesi arabi alleati con la Russia ha cominciato a tagliare la produzione per far salire i prezzi del barile. Un aumento che si scarica sul consumatore”, ha commentato il ministro delle Imprese, Adolfo Urso.

L’Opec è l’Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio formata da 13 Paesi: a questi, durante alcuni vertici, possono aggiungersene altri che producono ed esportano petrolio, come appunto la Russia: da qui la definizione Opec+. Lo scorso giugno, l’Opec ha fissato un target di produzione a 40,46 milioni di barili di petrolio al giorno, confermando che questo livello – più basso rispetto agli anni scorsi – sarà esteso anche a tutto il 2024. Questo il motivo del rialzo dei prezzi, secondo il ministro.

Le sfide nella gestione dei prezzi dei carburanti

Certamente per risolvere il problema si potrebbero tagliare le accise, una misura richiesta al governo da diverse associazioni di consumatori per far fronte agli aumenti. Però non bisogna dimenticare che Draghi lo ha imposto in un momento eccezionale e che invece il governo Meloni preferisce utilizzare quelle risorse per il taglio del cuneo fiscale per i salari più bassi e le famiglie più numerose. L’Europa, in ogni caso, dovrebbe giocare anche nel caso dei carburanti un ruolo da protagonista, come avvenuto per il gas. Il presidente Draghi aveva proposto un “price cap” oltre il quale i paesi Ue non avrebbero più acquistato la materia prima, provvedimento poi attuato con il governo Meloni.

Lo sforzo del governo di far quadrare il bilancio sembra comunque arduo e ciò in quanto le agevolazioni fiscali – tra bonus, crediti di imposta, detrazioni e deduzioni – pesano circa il 4% del Pil. A metterlo nero su bianco è un rapporto dell’Ufficio valutazione del Senato, che sottolinea come “le frequenti e rilevanti deviazioni dal regime fiscale normale contribuiscano ad aumentare la complessità del sistema e a ridurne la trasparenza, a fronte di perdite di gettito consistenti, cioè appunto del 4% del Pil”. Il dossier sottolinea che per “tax expenditures” si intenda qualunque forma di esenzione, esclusione, riduzione dell’imponibile o dell’imposta ovvero regime di favore derivante dalle norme in vigore. Il trend, si legge ancora, è in crescita: basti pensare che nel 2016 le tax expenditures erano 610, oltre un centinaio in meno di quelle in vigore l’anno scorso. E se le agevolazioni locali sono diminuite, quelle erariali sono aumentate del 41%.

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