Un personaggio che sta in mezzo fra Indiana Jones e Robinson Crusoe? Oppure un mistificatore che fuggiva chissà da chi con debiti fin sopra i capelli? Forse solo un imprenditore dalla doppia vita? Chi sia o chi sia stato Davide Pecorelli lo chiarirà la Procura di Perugia che indaga sull’uomo morto carbonizzato e poi “risuscitato” sull’isola di Montecristo.
San Giustino – E’ vivo, sta bene ed è tornato a casa l’imprenditore dato per morto in Albania. Davide Pecorelli, 45 anni, sparito come un fantasma il 6 gennaio scorso, è improvvisamente riapparso nei panni di “Robinson Crusoe” mentre navigava in grande difficoltà con un gommone nelle acque perniciose di Montecristo dove lo hanno tratto in salvo i carabinieri forestali.
L’uomo, una volta identificato nella caserma di Piombino, è stato accompagnato a casa dove lo attendevano, increduli, moglie, quattro figli, il padre ed il fratello maggiore. Alcuni giorni dopo l’uomo si è recato presso gli uffici della Procura di Perugia dove l’attendevano il procuratore capo Raffaele Cantone e l’aggiunto Giuseppe Pedrazzini che, a suo tempo, avevano aperto un fascicolo per omicidio e traffico di droga a seguito della scomparsa dell’ex arbitro di calcio e titolare di centri di bellezza.
Pecorelli si trovava in Italia sin dal 13 settembre, più esattamente in un B&B dell’Isola del Giglio dove si faceva chiamare Giuseppe Mundo, professione geologo, particolarmente interessato a raggiungere l’isola di Montecristo per eseguire studi scientifici. Con l’intenzione di affittare un gommone l’uomo si recava presso la ditta di noleggio imbarcazioni “Ancora Giglio” i cui titolari, Angelo Saviano e Ilaria Orlandini, affittavano all’uomo il natante:
”…Ci ha detto di essere un geologo che doveva fare delle ricerche per l’università di Perugia – riferisce Angelo Saviano – aveva con sé provette e arnesi da scavo. Portava anche un cartellino di riconoscimento sul collo e non c’era motivo per credere che non fosse chi diceva di essere. Ha detto anche che era stato un ex arbitro e di aver avuto dei negozi di parrucchiere…”.
Pecorelli faceva rotta per Montecristo ma non essendo esperto di navigazione in quelle acque pericolose ben presto si trovava in difficoltà tanto da essere tratto in salvo dai carabinieri forestali che lo trascinavano a riva sano e salvo. Il seguito è un romanzo d’avventure che si stenta a credere:
”…Ho deciso di sparire per problemi economici – avrebbe raccontato Pecorelli – sono praticamente rovinato. Mi sono nascosto a Medjugorie in questi mesi. Per simulare la mia morte, grazie ad un sacerdote che mi ha aiutato, ho preso dei resti umani in un cimitero e li ho messi dentro la macchina assieme ai miei effetti personali e ho appiccato il fuoco…
…Poi sono fuggito di nuovo. Il prete, a cui avevo confessato i miei gravi problemi e la passione per la numismatica, mi riferiva di un grosso quantitativo di monete antiche d’oro, circa 250 chili, nascoste nell’isola di Montecristo. Il religioso mi forniva anche la mappa oltre alle fotografie ma di più non posso dire perché ha tutto in mano la Procura. I miei familiari non sapevano dove fossi e il motivo della scomparsa non era certamente quello di incassare il premio dell’assicurazione…”.
La storia più che fantasiosa dell’imprenditore non regge sin dalle prime battute. Pecorelli non sarebbe mai stato a Medjugorie ma a Valona dove avrebbe risieduto per qualche mese. A metterlo sotto scopa pare sia stato l’esame comparativo del Dna con i familiari, ovviamente negativo, le cui tracce biologiche erano state prelevate dalla polizia di Tirana e spedite in Italia nel febbraio scorso a seguito del ritrovamento dell’auto incendiata.
Poi ci sarebbero alcuni prelievi bancomat fatti a Roma e diverse intercettazioni telefoniche nelle quali l’imprenditore avrebbe parlato dei suoi spostamenti con la compagna albanese dalla quale avrebbe avuto un figlio. Ai magistrati inquirenti non rimaneva altro che iscrivere sul registro degli indagati il redivivo Davide Pecorelli con l’accusa di sostituzione di persona e simulazione di reato.
Il 3 gennaio scorso, infatti, l’uomo era partito in aereo da Roma per raggiungere l’Albania, dove aveva noleggiato una Skoda Fabia ritrovata bruciata tre giorni dopo nei pressi di Puka, a 145 chilometri da Tirana. Dentro l’auto la polizia rinveniva ossa umane carbonizzate che gli investigatori albanesi attribuivano allo stesso Pecorelli. L’esame del Dna ed i successivi “errori” commessi da Pecorelli, alla fine, lo avrebbero incastrato.
E’ ovvio che l’imprenditore, ex arbitro di calcio e titolare di un albergo a due stelle con la passione per la numismatica, dovrà darne ancora tante di spiegazioni. Per esempio da chi fuggiva? Perché sotto falso nome? Con chi avrebbe contratto i suoi ingenti debiti tanto da sfiorare il fallimento? Temeva per la sua vita?Le sue avventure sono vere o frutto di una fantasia contorta che nasconde vicende peggiori? Che sotto ci sia qualcos’altro sembra scontato.