Un’occasione di festa come il raduno degli Alpini si è purtroppo trasformata nell’ennesima serie di eventi che ci ricordano quanto siamo lontani dalla comprensione dei limiti che non andrebbero oltrepassati. Solo col tempo e l’impegno dell’attivismo in uno con le indagini della Procura si arriverà a stabilire se ci sono state o meno responsabilità su quanto accaduto a Rimini.
Rimini – Gli alpini molestano le donne durante la loro adunanza romagnola? Chi mette alla berlina la moralità del Corpo militare di fanteria da montagna più famoso del mondo? Una questione spinosa quella delle presunte molestie sessuali in danno, come sembra, di decine e decine di giovani e meno giovani donne a cui gli alpini dopo, e come pare anche durante la 93ma adunata nazionale di Rimini del 6 maggio scorso, avrebbero rivolto parole irripetibili, volgarità sino a giungere a palpeggiamenti ed oltre.
A denunciare le presunte violenze sessuali di circa 500 donne le attiviste del movimento “Non una di meno” di Rimini che hanno consegnato al sindaco, Jamil Sadegholvaad, un plico con la stampa di tutte le testimonianze relative alle molestie subite:
”…Abbiamo voluto fare questa azione simbolica – scrivono su Facebook le femministe del sodalizio – per chiedere una risposta da parte dell’amministrazione comunale a tutte quelle persone che sono state molestate e hanno subito violenze in quelle giornate, risposta che tuttora non è arrivata da parte del sindaco… Abbiamo voluto stampare queste testimonianze, in forma anonima per tutelare chi le ha inviate, per sottolineare la realtà e la concretezza dei fatti…”.
Insomma tra una fanfara e un turbinio di labari e bandiere diverse Penne nere ne avrebbero approfittato per molestare centinaia di donne, fra cui la vice sindaco della città:
”… Anche io sono stata oggetto di qualche battuta, di fischi e apprezzamenti non richiesti – racconta Chiara Bellini, seconda cittadina di Rimini – che ho prontamente rispedito al mittente durante il raduno degli Alpini. Credo che non cambi niente, in questa storia, se siano state presentate denunce alle autorità oppure no, perché il problema è chiarissimo…”.
La rappresentante del civico consesso aveva segnalato le avances di certi militari o congedati lo stesso giorno del raduno agli organizzatori che avrebbero preso atto del pessimo comportamento di certi commilitoni. Ma c’è molto di più. La questione “Alpini” ha scatenato un putiferio politico a carattere nazionale e c’è chi propone lo stop alle parate delle Penne nere in tutta Italia. Insomma uno scandalo a luci rosse su cui indaga la Procura riminese che ha aperto un fascicolo al momento contro ignoti. Poi la bufera fra le rappresentanti del gentil sesso del Pd: ”…Quale è la dose ammessa di molestia nei confronti di una donna?…”.
A porre questa domanda è stata Cecilia D’Elia, femminista storica e coordinatrice della conferenza delle donne Dem, che l’ha rivolta a Sonia Alvisi, responsabile delle donne democratiche riminesi, che avrebbe preso le difese degli alpini indicando alle presunte vittime un’unica strada da percorrere: la denuncia in Questura. L’esponente politico si è dimessa dall’incarico:
”…Tolleranza zero anche per un complimento, sono stata fraintesa – aggiunge Sonia Alvisi – lavoro tutti i giorni per le donne, ma stiamo scherzando? Dov’è la sorellanza nel Pd? Le parole di Cecilia D’Elia sono ingiuste. Ho fatto un passo indietro ora voglio vedere cosa fa il partito…”.
La Lega difende gli alpini e attacca il Pd, uno scontro fra alleati di Governo, quasi una farsa. Di contro 23 parlamentari del Pd hanno presentato un’interrogazione al ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, che ha condannato il fattaccio di Rimini. Le onorevoli, guidate da Giuditta Pini, non vanno per il sottile:
”… Abbiamo chiesto a Guerini quali azioni intenda intraprendere perché quegli episodi gravissimi non si ripetano – chiarisce Pini – occorre fare chiarezza e supportare le donne vittime di molestia. Con la premessa: il Pd non vuole criminalizzare gli alpini, la destra e Salvini non strumentalizzino…”.
Gli alpini si difendono e gli stati generali della manifestazione evidenziano che se verrà provata la responsabilità di qualcuno, quest’ultimo dovrà risponderne in tribunale com’è giusto che sia:
”… Sono arrivata in bici da Brescia con tre amiche non alpine – racconta Linda Peli, 35 anni, ex alpina con missioni in Kossovo – sono sempre stata trattata bene, gli alpini più anziani al massimo mi mandano qualche poesia o mi suonano una serenata. Gli alpini sono un corpo sano. Le donne hanno fatto bene a denunciare…”.