Si parla di reperire 95mila alloggi nella sola Capitale ma anche in altre città la gravissima situazione non cambia. A fronte di migliaia di vani liberi, sfitti e strutture che potrebbero far fronte all’emergenza. Burocrazia e racket fanno il resto.
Roma – La situazione non è mai stata cosi precaria. Nella Roma del Giubileo e della grande attesa per il nuovo Pontefice trovare casa è diventata un’impresa impossibile. L’emergenza abitativa strozza la Capitale dove migliaia di persone cercano un alloggio che non c’è o che è impossibile assegnare legalmente per tutta una serie di ragioni. In forte aumento i casi di abusivismo e di “sottrazione dell’appartamento” al legittimo locatario, nonostante una nuova legge detti le norme per sgomberi forzati più celeri promettendo tempi ristretti di esecuzione di cui, però, nessuno ci accorge.
Il racket che lucra sulle assegnazioni illegittime prospera e fa soldi a palate sulle spalle di senzatetto italiani e stranieri. Con la crisi delle case aumentano a dismisura anche i villaggi di baracche e le tendopoli di sbandati che, con le loro famiglie composte da anziani e minori, si rifugiano all’interno di fabbricati in disuso, capannoni abbandonati, oppure in vere e proprie catapecchie fatte di laterizi, plastica e teloni di gomma. Il Comune capitolino fa quello che può ma la situazione sembra sfuggita di mano.

A Corviale, Esquilino, San Basilio e Tor Bella Monaca è allarme rosso ma anche nelle estreme periferie dell’Urbe non c’è un vano disponibile neppure a pagarlo oro. Nel popoloso quartiere di Corviale, allocato su uno dei sette colli, praticamente centro città vicino la stazione Termini, risiedono diverse comunità etniche: cinese, indiana, africana, pakistana, latino-americana ed altre. A causa delle disparità socioeconomiche non mancano le tensioni fra etnie che sfociano quasi regolarmente in risse e atti di violenza che le forze dell’Ordine tentano con fatica di arginare. In questa zona ci sono tuguri microscopici occupati da decine di persone che vivono ai limiti della decenza.
Stessa cosa, anzi forse più grave, negli altri quartieri come Corviale, Sud-Ovest di Roma, attiguo al Gra, tristemento noto per il “Serpentone“, un enorme edificio di cemento e ferro alto nove piani e che si estende per più di un chilometro. L’area era stata progettata come un complesso urbano autosufficiente, con la presenza di tutti i servizi necessari per evitare di spostarsi in città. Il vasto territorio, negli anni e prima ancora che la struttura abitativa venisse completata, si è trasformato in una sorta di “Bronx” dove degrado e precarietà la fanno da padroni. La microcriminalità ha gioco facile e sono proprio i giovanissimi a farne le spese. Qui ci si arrangia come si può per dormire anche dentro garage puzzolenti e sottoscala fetidi e zeppi di escrementi.

A San Basilio l’emergenza case ha raggiunto limiti estremi. La borgata sorta negli anni ’50 è alla mercè di bande criminali che vivono di furti, rapine e pizzo. Disoccupazione e povertà sotto la soglia di sopravvivenza rendono difficili i rapporti fra le diverse etnie mentre le difficilissime condizioni abitative peggiorano la già precaria situazione. Il primato dell’emergenza alloggi e del degrado in assoluto spetta però a Tor Bella Monaca, borgata venuta su alla meno peggio negli anni ‘60 come progetto di edilizia popolare. In oltre mezzo secolo la vasta area popolare ha assistito ad un incremento demografico rilevantissimo. E non si parla solo di italiani, ovviamente.
Ma alla grande densità di popolazione corrisponde una carenza di vani straordinariamente elevata. L’abusivismo ha superato ogni limite e la criminalità, dedita soprattutto allo spaccio di droga tiene sotto scacco l’intera comunità. Tutto questo marasma a fronte di migliaia di appartamenti non utilizzati, sfitti, a cui fanno seguito centinaia di strutture abbandonate ma con possibilità di ristrutturazione, edifici in grado di essere riattati per far fronte a queste necessità e cosi via. Insomma circostanze incomprensibili ma reali e che provocano disagio su disagio aggravando un pericoloso malessere sociale dilagante:

“Dobbiamo reperire 95mila abitazioni nei prossimi 10 anni per sopperire alla richiesta delle fasce a basso reddito e delle cosiddette grigie, cioè coloro che fino a ieri potevano permettersi una casa ma oggi non più – fanno sapere da Ance Roma-Acer – È un numero stratosferico, l’edilizia residenziale pubblica e quella sovvenzionata dagli anni 90 non si fanno più perché non arrivano più le risorse nazionali e i piani di zona si sono bloccati per questioni legate agli espropri dei terreni”.
Il Governo centrale e la Commissione speciale del Parlamento europeo sulla crisi abitativa dell’UE parlano di report e interventi che, di fatto, tardano a concretizzarsi. E sin qui abbiamo parlato di Roma ma a Milano, Napoli, Firenze, Palermo ed altre grandi città la situazione non cambia. Burocrazia e lentezze amministrative in uno con chi ha le mani in pasta con le assegnazioni illegali non fanno altro che esasperare gli animi e incentivare il degrado. Forse si è toccato il fondo, la base del tunnel nero, ma la politica sembra non accorgersene.