Diritto allo studio certamente ma se hai i soldi. Uno studente che vive fuori sede e frequenta l’università lontano da casa deve fare i conti con prezzi carissimi. Ci vuole uno stipendio per mantenersi agli studi ma come si fa? Occorrono subito nuovi investimenti ed un calmiere per evitare lo strozzinaggio degli affitti.
Roma – Il diritto allo studio naviga nell’incertezza. La crisi economica e il caro vita stanno lasciando profonde lacerazioni in ogni settore della società. Ad esempio nelle università dove sta registrando un calo degli iscritti che sommato alla crescita degli affitti, delle bollette e dei trasporti, sta rendendo la vita difficile soprattutto ai fuorisede. La carenza di borse di studio e di alloggi a prezzi sostenibili completano un quadro davvero a tinte fosche. I dati non mentono. Ci troviamo di fronte ad un’inversione di tendenza. Nell’anno accademico appeno trascorso si è verificata una flessione delle immatricolazioni del 3%, pari a circa 100 mila studenti fuori sede in meno.
Sono sempre più numerosi i casi di studenti che, seppur meritevoli, sono stati costretti ad interrompere gli studi perché i soldi in famiglia scarseggiano. Con relativi trami causati dai sogni infranti e da speranze svanite. Gli studenti fuori sede sono sempre di meno, anche a causa delle borse di studio troppo basse per coprire le spese e alla carenza di posti letto nelle residenze universitarie. Secondo Immobiliare Insights, azienda specializzata nell’analisi e nell’elaborazione dei dati del mercato immobiliare, la media nazionale per una camera singola è sui 439 euro con un aumento dell’11% rispetto all’anno precedente.
Poi ci sono i casi limiti come Milano dove costa 620 euro con una crescita del 20,1%. Spesso i ragazzi optano per soluzioni più economiche che, però, sono distanti dall’università, con abitazioni fatiscenti e di pochi metri quadrati da condividere in tanti. Il caro affitti e la carenza di alloggi per gli studenti è un vulnus che ci trasciniamo da tempo immemore. Le istituzioni non hanno mai indirizzato la loro politica verso la residenza pubblica, anzi hanno favorito i grandi gruppi privati.
Nel programma del nuovo governo si parlava di ammodernamento delle strutture in essere e costruzioni di nuove. Staremo a vedere. Un contributo essenziale potrebbe fornirlo il PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza). L’esecutivo uscente aveva previsto un investimento di 950 milioni di euro per la ristrutturazione, manutenzione e costruzione di nuove residenze per studenti, pari, secondo le stime, a 100 mila posti alloggi in più entro il 2026. Pochi, sufficienti, chissà! L’Unione degli Universitari (Udu) è del parere che servirebbero 7 miliardi di euro.
Le risorse destinate al diritto allo studio del PNRR, pur rappresentando il più forte investimento degli ultimi anni, sono ancora distanti da riparare i danni causati dai tagli che il sistema universitario ha subito da decenni, ormai. Sui numeri si può essere d’accordo o meno, così come sulle risorse da destinare. Un fatto è certo: il mancato investimento in un settore cruciale per la vita di una società, com’è quello dell’università, della ricerca scientifica e dell’istruzione in generale provocherà un depauperamento complessivo che riguardi tutti, nessuno escluso. E questo per uno Stato che si dichiara democratico e civile, è una ferita assai grave!