I partiti battono di cassa e prima o poi vuoi vedere che tornerà un’altra volta l’estremo insulto alle casse dei cittadini? pensate che anche D’Alema avrebbe detto che l’odiato finanziamento, seppur odioso, rappresenta un bene per il Paese. Forse per il suo “Paese” e non certo per gli italiani che sono stufi di corruzione e magna magna.
Roma – Negli ultimi mesi, senza tanti squilli di tromba, quasi sottovoce, si è riparlato di finanziamento pubblico ai partiti. Si sa la politica costa e i partiti sono tornati a bussare a quattrini, non in maniera insistente ma lanciando il sassolino nello stagno di tanto in tanto.
In Italia il finanziamento ai partiti è stato introdotto dalla legge 2/5/1974 n. 195, la cosiddetta Legge Piccoli, dal nome dell’esponente della Democrazia Cristiana che la propose, Flaminio Piccoli. I partiti furono tutti favorevoli, tranne il Partito Liberale Italiano, e la Legge fu subito approvata. D’altronde quando si tratta di soldi i politici si fanno prendere dall’entusiasmo e si tuffano immediatamente sul malloppo.
La legge ha avuto varie vicissitudini con modifiche e integrazioni fino ai cosiddetti “rimborsi elettorali“. C’è da dire che nel 1993 era stato disatteso il risultato di un referendum sull’abolizione del finanziamento pubblico con una percentuale del 93% di favorevoli all’abrogazione. E’ senz’altro vero che, qualche anno prima, era scoppiata “tangentopoli” da cui emerse un alto livello di corruzione politico ed un fiume limaccioso di affari e tangenti. Ieri come oggi.
Ma i politici con un’abile capriola dialettica sostituirono il termine finanziamento pubblico con rimborsi elettorali e furono tutti felici e contenti, tranne i malcapitati cittadini che avevano sperato in un repulisti di una classe politica cialtrona. Infine, per la cronaca, i rimborsi elettorali sono stati aboliti nel 2013, grazie al successo ottenuto dal Movimento Cinque Stelle che aveva costruito il proprio consenso anche su questo tema. Come detto l’idea, ogni tanto, fa capolino nel dibattito pubblico.
L’ultimo esponente politico di rilievo che ne ha fatto menzione è stato l’ex presidente del consiglio Massimo D’Alema, figura di spicco dell’area del centro-sinistra. In un’intervista al Corriere della Sera del novembre scorso l’ex presidente del Consiglio e già segretario del Pci aveva dichiarato di essere “…Favorevole al finanziamento pubblico, anche se è un argomento impopolare ma utile al Paese…”. Viene evocato l’esempio della Germania in cui il finanziamento pubblico non va ai partiti ma alle fondazioni culturali, dove si forma la classe dirigente.
D’Alema ha poi continuato con una sua tesi piuttosto fantasiosa: “…Siamo in un dopoguerra (il riferimento è alla pandemia), la ricostruzione passa anche attraverso i partiti…”. Ma siccome siamo in Italia le situazioni si presentano sempre in chiaroscuro, non si comprende mai dove si va a parare.
Transparency International Italia è un’associazione contro la corruzione che da anni raccoglie e sviluppa i dati relativi ai finanziamenti ai partiti. Purtroppo mancano informazioni complete su donatori ed il ruolo di fondazioni, comitati e associazioni resta avvolto nel mistero, nonostante la richiesta, sempre disattesa, di un codice regolamentare per una maggior trasparenza.
E’ questo un problema che riguarda non solo partiti e fondazioni. Neppure di un sindacato si conosce il bilancio perché non viene reso pubblico, non si sa per quale oscuro motivo. O meglio, il motivo, forse, è che tutti, chi più chi meno, amano sguazzare nel torbido.
Comunque, stando ai dati disponibili al 2020, i partiti politici hanno ricevuto 21 milioni di euro da donazioni private contro i 27 del 2019. Una diminuzione del 22%. In Italia, finanziamento pubblico o no, esistono altre forme di approvvigionamento di risorse finanziarie: i gruppi dei partiti rappresentati in Parlamento ricevono contributi per finanziare le loro attività istituzionali in base ai regolamenti della Camera (art. 15 comma 4) e del Senato (art. 16 commi 1-2). Fondi erogati attingendo al bilancio della Camera e del Senato, a loro volta finanziati con soldi pubblici.
C’è poi il finanziamento privato: dal 2 per mille (che si può destinare ai partiti o allo Stato quando si dichiara il reddito) alle donazioni private (in parte detraibili, fino a 30 mila euro, e comunque mai maggiori di 100 mila euro).
D’altronde già San Basilio Magno, uno dei padri fondatori della Chiesa Cristiana, pronunciò il famoso aforisma “Il denaro è lo sterco del diavolo“, a dimostrazione di quanto possa essere corrosivo. Inoltre pure la tradizione popolare col motto “senza soldi non si canta messa“, ha evidenziato che il denaro è necessario finanche per la celebrazione eucaristica.
E ci meravigliamo che i nostri politici non amino la trasparenza dei bilanci finanziari dei loro partiti o fondazioni che dir si voglia? E che cavolo…