Il sacerdote antimafia è stato più volte minacciato di morte ma, stavolta, la camorra ha alzato il tiro. Don Patriciello ha fatto testamento ma lo Stato dovrà fare la sua parte affinché quanto trascritto dal prete di frontiera rimanga soltanto un atto senza seguito. Pare che l’attentato sia stato organizzato da balordi venuti da fuori Caivano. Le indagini proseguono per individuare i criminali.
Caivano – Stavolta l’intimidazione è apparsa più seria delle altre. Insomma, davanti all’esplosione di una bomba carta non si può fare finta di nulla. Ora le istituzioni debbono prendere una decisione per evitare possibili conseguenze più gravi.
La camorra, alla sua maniera, ha fatto gli auguri di buon compleanno, si fa per dire, a don Maurizio Patriciello, che l’11 marzo scorso si è visto esplodere, nottetempo, un ordigno incendiario davanti al cancello pedonale della chiesa di San Paolo Apostolo di Caivano dove officia da anni come parroco. Due giorni prima al comandante della polizia locale di Arzano, Biagio Chiariello, era stata assegnata la scorta a seguito delle minacce di morte ricevute dalla camorra e al quale don Patriciello aveva espresso la propria solidarietà.
Subito dopo la deflagrazione sono intervenuti sul posto i carabinieri della compagnia di Casoria e della tenenza di Caivano per chiarire la dinamica dei fatti ed individuare i responsabili. Patriciello si è sempre schierato contro la criminalità organizzata che opera da anni nella cosiddetta Terra dei Fuochi dove i boss locali hanno fatto soldi a palate sotterrando rifiuti tossici e nocivi a tal punto che i residenti muoiono come mosche di tumori e leucemie.
Il sacerdote di Frattaminore combatte droga e pedofilia che a Caivano dilagano a macchia d’olio specie nel complesso popolare del Parco Verde dove sono morti ammazzati Fortuna Loffredo, meglio conosciuta come Chicca, 6 anni, e Antonino Giglio di 4 anni, spinti nel vuoto da mani assassine. Da diversi mesi il prete antimafia ha puntato il dito contro i criminali del suo paese dove due clan di Arzano si combattono a colpi di bombe, omicidi, minacce, giochi sporchi e intimidazioni contro chiunque si oppone al loro strapotere.
Come il comandante dei vigili Chiariello, amico di Patriciello, che è stato seguito durante il suo servizio per poi fargli trovare una macabra sorpresa sotto il comando di polizia municipale: un manifesto funebre con il suo nome e la data di morte bene evidenziata. In buona sostanza la camorra sente di perdere piede e risponde al tiro incrociato di legalità e coraggio espressi dal sacerdote frattese che dopo l’attentato non ha perso tempo per rispondere al vile attacco subìto:
”…Siete la rovina dei vostri figli – ha detto Patriciello durante l’omelia – sì. Quando viene ucciso un giovane camorrista, chi lo ha condannato a morte, se è camorrista, è il padre: lo ha messo in un vicolo cieco. I camorristi fanno del male agli innocenti, possono farne a me, soprattutto lo fanno ai loro figli… Come ogni giorno possono trovarmi sull’altare, mentre recito il Padre Nostro, “armato” solo del Rosario… Vi confido una cosa, ho da poco firmato il mio testamento. Abbiamo messo tutto in conto quando siamo diventati sacerdoti, continuo per la mia strada…”.
Pare che l’ordigno non sia opera di delinquenti di Caivano come si è sussurrato in giro, piuttosto di qualcuno, forse di Arzano, che si è voluto mettere in mostra per compiacere un paio di noti camorristi. Ma un simile gesto ha provocato il riaccendersi dei riflettori. Ne hanno parlato e ne parlano giornali e tv, le indagini in corso, i posti di blocco, le intercettazioni e le indiscrezioni dei confidenti. Una situazione che scotta, che aumenta i rischi e fa perdere soldi a chi vive sulle entrate criminali che necessitano di complicità, omertà e silenzio.
Tutto questo polverone, prima o poi, si ritorcerà contro i balordi che sperano di impaurire Patriciello e i suoi che, di contro, tirano dritto più di prima:
”…Se annunci il Vangelo, che è sete di giustizia, verità, amore, automaticamente condanni l’ingiustizia – aggiunge il parroco di Caivano responsabile del Comitato di Liberazione dalla Camorra – la sopraffazione, la camorra, la mafia, la disonestà… Intimidito? Sono dispiaciuto, questo sì. Dispiaciuto tantissimo, ma per loro che hanno intrapreso queste strade di morte, di sofferenza, di inciviltà e di prepotenza…”.
Il presidente Sergio Mattarella, fra gli altri, ha espresso la propria vicinanza al parroco di Caivano.