Meglio vivere in famiglia per ripartire i costi. Se poi più componenti hanno reddito allo si scialacqua! Con i tempi che corrono. Poi ci sono le scelte obbligate che riguardano che ricadono su donne lavoratrici e mamme sole con figli a cui badare. Una vera e propria corsa ad ostacoli per riuscire a far quadrare i magri bilanci familiari. E da due anni la situazione è peggiorata enormemente.
Roma _ Una rapida ricerca ci suggerisce che il termine inglese “single“ sta ad indicare la condizione di chi vive da solo, senza allacciare relazioni sentimentali stabili né, soprattutto, rapporti di convivenza sotto lo stesso tetto. Quanto questa condizione, sia frutto di una scelta di vita o il risultato di una situazione contingente, è ancora molto dibattuta.
I single sono balzati agli onori della cronaca per uno studio della Coldiretti (Confederazione Nazionale dei Coltivatori Diretti), la maggiore organizzazione agricola nazionale, sempre puntuale nelle sue analisi socioeconomiche. Ebbene da questo studio è emerso che essi sono più poveri di chi vive in famiglia. Non perché guadagnano di meno, ma per il costo della vita che per chi è solo è del 78,5% più elevato.
Sulla base di dati Istat è stato fatto un confronto del costo della vita del single con la spesa media di ogni componente di una famiglia tipo. Evidentemente San Faustino, protettore di chi vive da solo, è stato occupato in altre faccende e non ha potuto intercedere per questi malcapitati!
Se il 14 febbraio si celebra la festa degli innamorati patrocinata da San Valentino, il giorno successivo, il 15, è dedicato a San Faustino, patrono di coloro che non hanno trovato l’anima gemella. Non è conosciuto ai più il motivo di questa correlazione, probabilmente non esiste e, forse, è stato scelta questa data per una mera questione di marketing.
Il target dei single, infatti, è in continuo aumento, raggiungendo la cifra di 8,5 milioni, ovvero una famiglia italiana su tre. Vittime predilette di questa condizione, come al solito, sono le donne lavoratrici e mamme sole, con figli a cui badare. Una vera e propria corsa ad ostacoli per riuscire a far quadrare i magri bilanci familiari. La crisi economica e la pandemia hanno esacerbato una situazione già di per sé grave.
Ad esempio, la spesa media di un single è il 55% maggiore di quella media di ogni componente di una famiglia di tre persone. Rimanendo sulle cifre, l’aumento di costi è pari al 140% per l’abitazione rispetto alla media per persona di una famiglia tipo. La spesa alimentare, ad esempio, costa di più per un single per la mancanza di formati adeguati alle esigenze di una persona sola. Anche quando sono disponibili, in rapporto, risultano molto più cari di quelli standard. Piccolo è caro si potrebbe dire, intendendo con l’aggettivo l’unità singola, altro che piccolo è bello!
Gli appartamenti e le case di piccole dimensioni hanno prezzi più alti al metro quadrato, sia se si vuole acquistare che affittare. Così come le spese per l’automobile o il riscaldamento. Senza dubbio un gruppo di persone, tale è una famiglia, riesce a distribuire meglio gli oneri, quanto meno se non è una famiglia monoreddito. In questo caso è come trovarsi sull’orlo di un baratro.
La scelta di restare da solo non è sempre volontaria perché l’uomo è un animale sociale e, in quanto tale, cerca il contatto col suo simile. Ma risulta obbligata per l’invecchiamento della popolazione, con un incremento del numero di anziani che restano soli in casa e che fanno una fatica del diavolo per giungere alla fine del mese.
Questo è dovuto anche al fatto che uno su tre vive (si fa per dire) con pensioni al sotto dei mille euro al mese. Non è un caso che oltre un milione di persone over 65, che vivono la condizione di single per una serie di motivi, si trovano secondo l’Istat a rischio povertà ed esclusione sociale.
Un’organizzazione sociale all’altezza di una società complessa ed altamente tecnologizzata, come quella in cui viviamo, dovrebbe avere gli strumenti di interpretazione dei fenomeni che si manifestano al suo interno e di intervento per evitare questi squilibri.
Ma se ci guardiamo intorno competenze di queste tipo non se ne vedono in giro. Notiamo solo personaggi di infimo livello ai posti di responsabilità, che non vedono, non sentono, non parlano. Come le tre scimmiette. Nel nostro caso: non vedono la realtà, non sentono le grida di aiuto dei cittadini, non parlano il giusto linguaggio ma, spesso, a vanvera!