Oltre alle tracce di sangue, arma e munizioni scoperti in casa di Barbara Pasetti, al momento reclusa in carcere, l’ex marito avrebbe denunciato due tentativi di avvelenamento per mano della stessa ex moglie che al bar gli avrebbe “corretto” il caffè. Il giallo di Calignano, forse, si avvia verso la soluzione.
Pavia – Le indagini sulla morte di Luigi Criscuolo, alias Gigi Bici, proseguono alla svelta così come le verifiche scientifiche su tracce di sangue, arma e munizioni scoperti in casa dell’unica indagata, Barbara Pasetti, reclusa in carcere.
I particolari certi della tragica vicenda riguardanti la vittima si possono contare sulle dita di una mano. Fra questi l’ultima persona che ha veduto Criscuolo il giorno della sua sparizione, ovvero l’8 novembre dell’anno scorso:
”…L’ho visto il giorno stesso della scomparsa, di prima mattina – ha riferito agli inquirenti Nicola Carabellese, vicino di casa – mi ha fatto gli abbaglianti e ricordo che aveva il telefono in mano, come se aspettasse una chiamata o un messaggio. Poi in viale Lodi ha fatto un’inversione con l’auto e l’ho visto in faccia: sembrava preoccupato…”.
Criscuolo, accerteranno gli investigatori della Mobile pavese, riceverà davvero una telefonata alle 8.40 circa, a seguito della quale l’uomo, a bordo della sua Volkswagen Polo, si sarebbe diretto verso Calignano, frazione di Cura Carpignano.
Alle 9.39 Gigi Bici sarebbe arrivato a Calignano, attestano le telecamere stradali, mentre solo la sua auto, già danneggiata, sarebbe stata avvistata di nuovo alle 10.44 all’uscita di Calignano ma con un altro individuo alla guida, che poteva essere anche una donna. La vettura sarebbe stata ritrovata diverse ore più tardi con vetro laterale e specchietto retrovisore rotti e con le due stampelle della vittima nel suo interno.
Il commerciante di biciclette in pensione sarebbe stato ammazzato con un colpo di pistola alla tempia nella tarda mattinata dell’8 novembre da una persona con la quale Gigi aveva un appuntamento e che potrebbe essere la stessa che gli aveva telefonato poche ore prima. La stessa persona che potrebbe aver portato l’auto della vittima in altro luogo o, forse, aver trasferito addirittura il cadavere di Gigi in un punto esatto del circondario di Cura Carpignano dove poi sarebbe stato ritrovato.
Precisamente fuori dall’ex convento dei Francescani di Calignano, oggi residenza di Barbara Pasetti. Questa ipotesi non toglie che Gigi Bici possa essere stato ucciso dentro l’ex cenobio e poi posizionato fuori dall’edificio. Oppure ucciso in altro luogo, non distante da Cura Carpignano, e poi abbandonato laddove è stato rinvenuto.
C’è da dire che i cani molecolari utilizzati per le ricerche dell’uomo si sono fermati davanti casa della Pasetti e non hanno proseguito in altre direzioni. Dunque in quel preciso punto segnalato dai cani Luigi Criscuolo c’è stato. Certamente da morto, atteso il rinvenimento del cadavere accanto al cancello di casa Pasetti. Ma potrebbe esserci stato anche da vivo, accompagnato dal suo assassino con la scusa di discutere i loro affari.
Dopo diverse settimane dall’omicidio il cadavere sarebbe stato spostato fuori dell’edificio, considerando le condizioni di degrado biologico in cui si presentava il corpo della vittima. Anche queste sono ipotesi, beninteso, ma quel cadavere, diventato ormai ingombrante, sarebbe stato abbandonato sul ciglio della strada proprio per essere facilmente individuato.
Le modalità del ritrovamento le ha più volte riferite Barbara Pasetti, nonostante qualche contraddizione con il raccolto del figliolo che fanno tentennare la sua versione dei fatti. Se poi aggiungiamo le tracce di liquido ematico ritrovate nell’edificio dell’indagata unitamente ad arma e munizioni l’indagine potrebbe essere a buon punto una volta ottenuti i riscontri scientifici:
”…Ho saputo dalla compagna di mio padre che la Pasetti era sempre in compagnia del figlio quando si incontrava con papà – ha detto in tv Katia Criscuolo – ma non so se fra loro ci fosse o meno una relazione. Non lo posso escludere…”.
L’indagata avrebbe detto più volte di non conoscere personalmente Gigi Bici ma di averlo visto solo da morto con la scoperta del corpo senza vita nei pressi del suo domicilio. Alle 18,46 di quel maledetto 8 novembre un amico della vittima avrebbe ricevuto la telefonata di una donna che chiedeva aiuto per Gigi che si trovava “con la mandibola rotta e si nutriva con una cannuccia”.
Il numero di cellulare che spuntava sul display pare fosse quello di Barbara Pasetti. Ma per l’indagata la già grave situazione si complica. L’ex marito di fatto, Gian Andrea Toffano, venditore di automobili, accuserebbe la donna di un duplice tentativo di avvelenamento alla fine della scorsa estate:
“…Tutte e due le volte mi sono sentito male dopo aver bevuto un caffè al bar – ha raccontato l’uomo – tanto da ricorrere alle cure dei medici del San Matteo. Il 7 febbraio scorso ho consegnato i due referti sanitari alla polizia dove mi trovavo per una deposizione spontanea…Il 4 dicembre 2020 è mancata mia mamma. I miei hanno un buon patrimonio immobiliare. Se io fossi morto tutto quello che ho ereditato sarebbe andato in successione…”.
Qualora Toffano fosse andato al Creatore, Barbara Pasetti ed il figliolo minorenne avrebbero ereditato quattro appartamenti con garage a Milano, Lecco, Brescia e Finale Ligure. Se l’ipotesi del veleno venisse confermata per Pasetti le cose si metterebbero molto male. Considerando che la donna, a questo punto, avrebbe fatto di tutto pur di eliminare il coniuge da cui si sarebbe separata di fatto..
Come sembra essere dimostrato dalle dichiarazioni dei due testimoni, Lorenzo Destro e Ramon Christian Pisciotta, il primo avrebbe dato alla Pasetti i riferimenti di Gigi Bici per dare una lezione al marito, il secondo avrebbe dovuto fare il lavoro sporco che il pensionato napoletano non aveva voluto eseguire. La vicenda non sembra più tanto lontana dall’epilogo.