Le future missioni spaziali avranno come oggetto di studio soprattutto Marte La comunione di intenti è scaturita dall’obiettivo di valorizzare l’astrobiologia, la scienza che studia l’origine, l’evoluzione e la distribuzione di forme di vita nell’universo. In questo programma l’intento dei teologi è stata l’analisi dei poteri di Dio.
Roma – Nel corso dei secoli la Scienza e la Fede hanno avuto un rapporto contradditorio, spesso conflittuale e di supremazia ora dell’una, ora dell’altra. In linea generale per Scienza si intende quel sistema di conoscenze che sono il risultato di un’attività di ricerca organizzata con procedimenti metodici e rigorosi. Il suo scopo è quello di offrire una descrizione verosimile e predittiva della realtà e delle sue leggi che regolano i fenomeni.
La Fede, invece, può essere definita come l’accettazione di una realtà non visibile, affatto evidente, che viene considerata vera nonostante l’enigmaticità che la circonda. Quindi la Fede ritiene possibile quello che ancora non lo è o non si conosce personalmente.
Ci sono stati periodi in cui le due categorie concettuali si sono guardate in cagnesco, un po’ come due perfetti sconosciuti ma la NASA (National Aeronautics and Space Administration) – Agenzia governativa civile responsabile del programma Spaziale e della ricerca Aerospaziale degli Stati Uniti d’America – ha deciso di far incontrare Scienza e Fede per le prossime missioni spaziali.
Pertanto sono stati ingaggiati ben 24 teologi che parteciperanno ad uno specifico programma a cura dell’Università di Princeton, New Jersey (US).
Più di un milione di dollari sono stati stanziati e resi disponibili per la creazione di questo team che sarà assunto dal Center for Theological Inquiry – Centro di indagine teologica. Senza dubbio un gruppo di studiosi davvero insolito.
Non un compito da poco considerato che dovranno dare una risposta a temi secolari quali “Che cos’è la vita? Che cosa significa essere vivi? Qual è il limite tra umano ed extraterrestre?“, tutto questo per non trovarsi impreparati di fronte ad un’eventuale presenza di vita al di fuori di quella del nostro pianeta.
Le future missioni spaziali avranno come oggetto di studio soprattutto Marte. La comunione di intenti è scaturita dall’obiettivo di valorizzare l’astrobiologia, la scienza che studia l’origine, l’evoluzione e la distribuzione di forme di vita nell’universo. L’urgenza si è resa palese dopo la partenza del piano Perseverance, un rover – veicolo esplorazione spaziale – adibito al trasporto su un corpo celeste per cercare tracce aliene.
Quest’ultimo ha fatto parte della missione spaziale Mars 2020, il cui lancio è stato effettuato il 30 luglio 2020 e l’atterraggio su Marte è avvenuto il 18 febbraio 2021. Gli obiettivi della missione sono stati quelli di determinare se la vita sia mai stata esistita su Marte, definirne il clima, descriverne la geologia, organizzare la preparazione per l’esplorazione umana e non solo. Inoltre è stato previsto lo stoccaggio di campioni geologici per essere analizzati.
In questo programma l’intento dei teologi, tra gli altri, è stata l’analisi dei poteri di Dio. La possibile scoperta di qualcosa di eccezionale non ha prodotto turbamenti, senza dimenticare la cura dei dettagli di tutti gli altri aspetti.
Negli ultimi tempi la NASA si è molto dedicata al bisogno di comunicazione intergalattica, spesso poco valutata e messa in secondo piano ma che dovrà essere completa nei prossimi anni. Anche perché i dubbi sono doverosi su tematiche del genere.
A pensarci bene gli studi scientifici hanno evidenziato, ad esempio, che l’uomo ancora non è stato capace di comunicare con le api che, di norma, seguono il linguaggio della luce. La stessa cosa vale per quello delle balene. Stando così le cose la comunicazione intergalattica efficiente sembra una vera e proprio chimera.
Ma è un aspetto che andrà affrontato quando sarà necessario. Al momento pare opportuno accontentarsi di una collaborazione pacifica tra Scienza e Fede, già un enorme passo in avanti se pensiamo agli scontri ideologici del passato.
Ma un atroce dubbio fa capolino: vuoi vedere che la collaborazione è nata dal fatto che non si è rimasti indifferenti al profumo dei soldi? D’altronde oltre un milione di dollari non sono bruscolini, né per l’una, né per l’altra.