Alle parole debbono seguire i fatti. Berlusconi ripropone la Flax tax con aliquota bassa mentre Brunetta è al lavoro per una buona burocrazia. Nell’ultimo decennio nessuno ha mosso un dito per velocizzare il Paese che è secondo solo alla Grecia per i gravi problemi che affliggono la pubblica amministrazione. A vantaggio della criminalità organizzata.
Roma – Burocrazia che disgrazia. Questa sorta di tumore dilagante frena pesantemente progetti economici e attività imprenditoriali favorendo invece le iniziative della criminalità organizzata che ormai prospera soprattutto nel Nord Italia.
Riforma burocratica e questione fiscale rimangono il tema decisivo da affrontare per il futuro della nazione. Soprattutto per il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi che da Arcore, dopo le dimissioni dall’ospedale, continua a lavorare, rigorosamente a distanza, per le prossime politiche:
“… E’ arrivato il momento di rilanciare questa grande battaglia – ha detto il Cavaliere – nei giorni scorsi abbiamo presentato un grande progetto di riforma fiscale, perché se l’Italia esce dall’emergenza sanitaria grazie ai vaccini, non viene certamente fuori dall’emergenza economica se non ripartono l’occupazione ed i consumi e, soprattutto, se le aziende non tornano a fare utili…”.
Berlusconi, insomma, non rinuncia al suo progetto consapevole del fatto che con questo Governo non si potrà mai realizzare per intero la riforma fiscale che vorrebbe, ovvero una “Flat tax” con un’aliquota piuttosto bassa.
Sapendo bene con chi ha a che fare, Berlusconi dunque rilancia la sua proposta di riforma del Fisco attraverso una grande raccolta di firme presso i gazebo del partito che verranno dislocati nelle piazze di tutta Italia.
Attualmente il rischio maggiore per gli italiani è quello che la crisi possa diventare un “moltiplicatore delle diseguaglianze”, cioè una sorta di amplificatore di fratture e differenze sociali, anche tra Nord e Sud del Bel Paese.
Luigi De Marchi già nel 1995 affermava che la piaga sociale e politica, più pervasiva e onnipresente dei nostri tempi ha sempre e ovunque lo stesso nome: burocrazia. Infatti è stupefacente constatare come i mali che affliggono l’Italia di oggi siano gli stessi che affliggevano il Paese tanti anni fa.
Ironia della sorte, nell’immediato dopo guerra, il tasso delle scartoffie da riempire per ottenere un documento o un’agevolazione era molto più basso di quello di oggi, in pieno regime di digitalizzazione.
Peraltro non cambierà mai nulla se non si combatteranno le rendite di posizione, le diseguaglianze nelle opportunità e soprattutto l’enorme mole di formalismi, uffici competenti, funzionari responsabili, documenti, norme e codicilli che stanno letteralmente strozzando l’Italia che stenta a ripartire nonostante l’ottimismo dell’Istat rispetto alle altre nazioni europee.
Nell’eurozona, sotto il profilo burocratico, solo la Grecia sta peggio di noi e proprio questo indice dimostra il livello di difficoltà in cui versa la Pubblica Amministrazione. Nonostante la situazione sia peggiorata in questo ultimo decennio ed abbia ricevuto il colpo di grazia con il Covid, nessuno ha mosso un dito. O se è stato mosso da qualcuno non ce ne siamo accorti.
Il ministro Renato Brunetta, come pare, sta lavorando con impegno proprio a questo progetto: sburocratizzare il pachidermico sistema amministrativo italiano:
“…La cattiva burocrazia toglie 100 giorni al lavoro delle imprese – aggiunge Brunetta – e per questi motivi intendo trasformarla in buona burocrazia, proprio semplificando il sistema…”.
D’altronde se non si cambia il rapporto tra pubblica amministrazione, cittadini e imprese, tutto il resto rischia di essere inutile. Anzi dannoso cosi come lo è stato sino ad oggi. Appunto per questo il programma del governo per la realizzazione delle basi del Pnrr è una corsa senza soste, fino alla pausa estiva, per emanare il relativo decreto sul reclutamento del personale nella P.A. predisposto dallo stesso Brunetta.
Il ministro della Funzione Pubblica, infatti, ha parlato di migliaia di ingegneri, informatici e responsabili gestionali, necessari per attuare i progetti del Pnrr e per questo legati, anche temporalmente, solo al Recovery con contratti di almeno 5 anni.
Comunque le novità sono diverse e vanno dai concorsi semplificati e veloci, da attuare con la massima trasparenza attraverso un portale unico, sino ai premi per funzionari più efficienti e che possono dimostrare il proprio operato in maniera concreta e trasparente.
Le norme dovrebbero arrivare sul tavolo del prossimo Consiglio dei Ministri e sono ancora oggetto di un serrato confronto tecnico e politico, soprattutto per quanto attiene la revisione delle diverse procedure concorsuali. Non c’è più tempo, bisogna correre.