Aria di elezioni a colpi di tric-trac e mortaretti: Lega e Pd a caccia di consensi

Qualora si aprissero le danze in tempi utili la corsa al Quirinale di Draghi potrebbe avvantaggiare Lega e Pd ma intanto rimane l’incognita della pandemia e del piano vaccinale che ha raggiunto appena 7milioni di italiani. Mentre l’economia boccheggia.

Roma – Dopo l’insediamento di Mario Draghi a Palazzo Chigi, il 13 febbraio scorso, e l’approvazione del Recovery Plan da parte del Governo e del Parlamento, sono emersi diversi problemi con i quali il premier ha dovuto confrontarsi.

L’esecutivo si trova in una fase in cui si dovranno affrontare una serie di questioni aggrovigliate e interconnesse. A tal punto che una mossa sbagliata potrebbe provocare effetti dirompenti e inattesi nel contempo.

Tutto questo considerando scontata la diminuzione dell’aggressività del virus e fermo rimanendo che la campagna di vaccinazioni raggiungerà, nel giro di poche settimane, i due terzi della popolazione, soglia oltre la quale dovrebbe scattare la cosiddetta immunità di gregge. A cui non crede nessuno, men che meno i virologi più accreditati.

Poi ci sono anche altre circostanze da valutare, come l’imminente inizio del semestre bianco che precede l’elezione del Presidente della Repubblica, durante il quale non è possibile sciogliere le Camere. Poi l’avvio dell’attuazione del PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza), infine l’elezione del successore di Mattarella.

Infatti, da sempre, i periodi che precedono l’elezione di un Presidente della Repubblica si sono caratterizzati per manovre sotterranee o palesi ad opera dei gruppi politici che tendono a sostenere o eliminare questo o quel candidato. In questo clima zeppo di strategie e pettegolezzi non mancano le notizie scandalistiche o, se vogliamo, il gossip diffusi da gran parte dei media nazionali.

Eccoci, infatti, alle vicende attuali che stanno alimentando disaffezione e turbamento nella popolazione. Per esempio il presunto scandalo Davigo, in rapporto con le rivelazioni dell’avvocato Amara, o l’incontro Renzi-Mancini, che appartiene alla campagna di delegittimazione del leader di Italia Viva, al fine di attenuarne l’attuale influenza, benché ridimensionata.

Poi, ancora, ad alimentare il nervosismo incalzano gli screzi e le polemiche tra Lega e Pd, con quest’ultimo nella parte di soggetto incapace di affermare positivamente una linea politica e, quindi, costretto a tentare di ottenere una protezione da parte del premier. Se Draghi ne avrà ancora intenzione, beninteso.

Parlamentari che litigano a Montecitorio, vecchia usanza italica

Il vero problema rimane un altro: Mario Draghi accetterà una candidatura al Quirinale? Così tra i partiti si stanno muovendo tre forze che, seppur contrapposte, si dirigono verso la medesima direzione, nonostante motivazioni differenti.

Da un lato la Lega convinta che se Draghi andasse al Quirinale sarebbe necessario procedere a nuove elezioni, così da permettere a Salvini di capitalizzare gli ampi consensi di cui dispone. Dall’altro lato il Pd e anche parte dei 5Stelle ritenendo che dalle elezioni ne potrebbero uscire ridimensionati, potrebbero optare per Draghi al fine di avere, almeno al Quirinale, un personaggio con caratteristiche internazionali ma, soprattutto, un forte e indiscutibile europeista che potrà impedire l’eccessiva avanzata di spinte anti-europee.

Il premier Mario Draghi

Da non sottovalutare, inoltre, l’ipotesi che se Draghi non diventasse Presidente della Repubblica, potrebbe creare un raggruppamento politico a lui riferito, con la possibilità di conquistare quel consenso che permetterà di eleggere un numero di deputati e senatori assai determinante per il futuro della prossima legislatura e per le riforme.

È questa, infatti, l’incognita che peserà maggiormente. In buona sostanza se Mario Draghi intendesse continuare il suo lavoro di modernizzazione dell’Italia e di rilancio dell’Europa basterebbe soltanto non opporsi alla costituzione di un raggruppamento, proveniente dalla società civile e da rappresentanti delle forze anche del Parlamento uscente, che intendano richiamarsi alla sua politica riformista.

Mario Draghi futuro presidente della Repubblica?

Ed a proposito di canzonette ce n’è un anche per Super-Mario. La cantava Caterina Caselli e pare calzi a pennello per il nuovo premier in ambasce: “…Nessuno mi può giudicare, nemmeno tu. La verità ti fa male, lo so. Lo so che ho sbagliato una volta e non sbaglio più…”. Non gli rimane che ballare.

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