Diritti umani in Europa: il 2024 segna una regressione preoccupante

Il 6° Rapporto della Civil Liberties Union for Europe rivela un arretramento dei diritti umani in Europa. Giustizia, stampa, diritti civili e minoranze sotto attacco, anche in Italia.

I diritti, in Europa, sono in fase regressiva. E’ stato diffuso il 6° Rapporto sullo stato dei diritti umani in Europa a cura di “La Civil Liberties Union for Europe (Liberties), un’organizzazione non governativa (ong) impegnata nella promozione delle libertà civili in Europa. Soprattutto per quanto riguarda la giustizia, la libertà di stampa, separazione e bilanciamento dei poteri, civismo e diritti umani in Europa nel 2024. Ebbene, è stata rilevata una concreta regressione in quasi tutti i settori.

E’ emerso il declino della democrazia, almeno come è stata concepita finora, e la crescita dell’estrema destra politica, che con la democrazia rappresentativa ha qualche idiosincrasia nel migliore dei casi, se non avversione nel peggiore. Il problema di fondo è che, già da qualche decennio, i cosiddetti “meccanismi di controllo”, la stampa che faccia il proprio mestiere, magistratura indipendente, associazioni che monitorano il rispetto dei diritti fondamentali, sono stati svuotati dei loro poteri e non si riesce a contrastare chi vuole fare “il bello e cattivo tempo”.

Il Rapporto è stato suddiviso in 6 indicatori: la giustizia, in molti Paesi europei, ha subito un attacco alla propria indipendenza, favorito anche dalle scarse risorse investite nel settore; i media,  continuamente vittime di interferenze, associato alle concentrazioni editoriali che ostacolano il pluralismo; l’anticorruzione è ai minimi termini, per lo scarso perseguimento dei casi di illegalità, di cui la cronaca, anche negli ultimi tempi, è ricca; i pesi e contrappesi, anche qui, si è persa la capacità di esercitarli per i continui controlli della politica; lo spazio civico non è stato vietato, ma di fatto ristretto per la sua continua riduzione della capacità di agire grazie ad attacchi concentrici, ad esempio, del lavoro delle ONG, da cui ne consegue il sottofinanziamento; diritti umani, la politica verso i migranti  è diventata più severa, così come sono cresciute le discriminazioni nei riguardi delle minoranze etniche, sociali e sessuali.

Il rapporto ha evidenziato, anche, gli strumenti utilizzati dai vari Paesi per “invertire la rotta”. In Estonia, Repubblica Ceca e Polonia, secondo il rapporto sono stati avviati processi per migliorare lo stato di diritto, come l’indipendenza della magistratura e il pluralismo della stampa. Anche se sono tentativi che vanno al rilento, a causa dell’impoverimento che c’è stato finora dei meccanismi di controllo.  Poi sono emersi casi come l’Irlanda e i Paesi Bassi che pur sostenendo lo stato di diritto, hanno delle aree rischiose. Inoltre, Paesi detentori di modelli democratici di una certa rilevanza, come Germania, Belgio, Svezia e Francia si trovano in uno stato di preoccupante declino.

L’Italia è stata inserita in un gruppo con Croazia, Romania e Slovacchia che si è distinto per la loro capacità di affievolire lo stato di diritto. Soprattutto grazie a leggi restrittive e cali dei finanziamenti verso l’associazionismo civico. Il rapporto consiglia una forte leadership dell’UE, una maggiore unità minacciata dai partiti euroscettici e un più rilevante ruolo internazionale.

Un rapporto di questo tipo ha già suscitato polemiche nazionali, tuttavia per quanto riguarda la nostra amata Italia, non si è lontani dal vero dal ritenere che lo stato di diritto nazionale è sotto continuo attacco, al punto da trasformarci in stato di… rovescio!

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