Se le regioni d'Italia torneranno a colori il governo Draghi ha il dovere di intervenire in maniera forte e concreta per sostenere gli italiani con le brache per terra. Serve sapere con urgenza, e chiaramente, come siamo messi davvero.
Roma – Ancora discorsi, di 53 minuti di fila, e ancora scroscianti applausi, 21 per l’esattezza. Dopo il plebiscito del Senato è toccato alla Camera elargire a piene mani la fiducia a Mario Draghi. Il premier ha richiamato le forze politiche all’unità chiedendo al Parlamento “responsabilità” per la ricostruzione simile a quella del dopoguerra.
Il professore pare abbia convinto tutti, dal Pd alla Lega. Ma dagli scranni del centrodestra si è levato solo un brusio quando il premier, con il solito savoir-faire, ha ringraziato Giuseppe Conte per il lavoro svolto. Impossibile non riconoscere lo sforzo, dunque i tentativi anche se in minima parte giunti a buon fine, dell’ex premier in un momento così difficile sia per l’Italia che per il mondo intero.
Ora si spera che dopo la presentazione delle linee programmatiche, sintetiche ed efficaci, e una volta incassata la fiducia da parte dei due rami del Parlamento, il nuovo governo si rimbocchi le maniche e inizi a gestire le mille cose che ci sono da fare. Non c’è tempo da perdere. E come si dice: qui casca l’asino!
Questo governo dovrà rappresentare sul serio la svolta, quella vera. Quella che ci dovrà riportare verso la luce, lasciandoci alle spalle il tunnel tenebroso della pandemia e della povertà. Il presidente del Consiglio Mario Draghi, come prima mossa, si dedicherà ai contatti internazionali. E sino a qui nulla da eccepire, tanto ci sono più di una ventina di ministri che saranno impegnati in ben altro. Pensano giustamente gli italiani.
Per oggi è prevista la riunione in videoconferenza dei capi di Stato e di Governo del G7 sotto la presidenza inglese di Boris Johnson, sulle misure per contrastare la pandemia e rilanciare la crescita economica.
Riunione che vedrà il debutto di tre nuovi leader tra le sette economie più industrializzate. Dunque oltre Draghi ci sarà anche il presidente americano Joe Biden ed il premier giapponese Yoshihide Suga. Insomma l’Italia per il G20 e l’Uk per il G7 al lavoro insieme sui temi globali.
Mentre il Regno Unito guiderà le riunioni del G7, l’Italia presiederà quest’anno il G20 con l’evento di apertura previsto il 26 febbraio per la riunione in videoconferenza dei ministri finanziari e dei governatori delle banche.
Peraltro l’Italia ed il Regno Unito lavoreranno insieme anche sul reperimento di nuovi centri di produzione dei vaccini, ricerca comune e nuove misure per contenere la pandemia anche in vista della riunione che si terrà a Roma sotto la presidenza italiana e della Commissione Ue il 21 maggio per il Global Health Summit.
D’altronde i governi mondiali hanno la responsabilità di lavorare insieme per fare dei vaccini contro il Covid e le sue varianti il miglior uso possibile. L’augurio è che il 2021 venga ricordato come l’anno in cui l’umanità ha lavorato insieme, forse come mai prima d’ora, per sconfiggere un nemico comune.
Ma Italia e Regno Unito pare lavoreranno insieme anche sul versante del green deal e cambiamenti climatici. L’appuntamento di oggi sarà anche la prima occasione di contatto tra “Draghi e Biden” entrambi freschi di nomina. La Casa Bianca ha sottolineato che Biden discuterà con gli altri leader “i piani per sconfiggere la pandemia di Covid 19 e per ricostruire l’economia globale”.
Comunque per preparare i dossier internazionali di Draghi è già al lavoro l’ambasciatore Luigi Mattiolo, nuovo consigliere diplomatico del professore di economia, fino a ieri ambasciatore a Berlino. Tale incarico, nel passato, era stato ricoperto dal suo predecessore a Palazzo Chigi Piero Benassi.
Un segnale di attenzione per i rapporti con la Germania che, dal punto di vista politico ed economico, vengono ritenuti essenziali per la geopolitica del nostro Paese. Mattiolo prima di Berlino è stato capo missione in Israele e Turchia e ha svolto le funzioni di direttore generale per l’Unione Europea dal 2012 al febbraio del 2015.
Draghi ha illustrato finalmente una visione d’insieme che si può condividere o meno, certamente, ma con essa ha anche indicato la strada da percorrere. Un lungo cammino, in salita, che fra qualche anno potrebbe farci arrivare al traguardo. L’importante è cominciare subito e spiegare ai cittadini quello che si sta facendo e per quale fine.
Sul fronte sanitario torna l’incertezza sui dati delle terapie intensive. Aumentano i decessi, di poco i contagi ma preoccupano le varianti straniere. L’Italia torna a colori e si tende per l’arancione e il rosso. Di contro scuola, lavoro, la sanità che riguarda le altre patologie e l’ambiente rimangono temi fondamentali da affrontare con immediatezza.
In ogni caso l’unità non è un’opzione ma un dovere al quale non si può abdicare, indipendentemente da coloro che si sono messi, da soli all’opposizione per meglio urlare con il solito populismo disfattista e obsoleto.
Quella che si sta combattendo è “guerra fredda” e anche per fare la sentinella bisogna partecipare, collaborare e rischiare di perdere. Demagogia e strategie a parte, il varo del governo c’è stato ed ora macchine avanti tutta, nonostante i “freni” di una parte dei 5Stelle.
Infatti i 15 senatori che hanno votato no alla fiducia al governo Draghi saranno espulsi, annuncia Vito Crimi sui social. La decisione ha fatto scoppiare un’altra guerra, forse l’ultima, con la fuga di altri parlamentari verso nuovi lidi. Nessuna sorpresa, solo coerenza, mascherata da vanagloria.
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