ROMA – STOP A CONTE E AI SUOI DECRETI: PER IL TRIBUNALE SONO CARTA STRACCIA

Stavolta Giuseppe Conte, con delega ai Servizi Segreti, ha fiutato l’aria e giocato d’anticipo portando al voto del Parlamento le ultime misure. Dalle notizie che ci giungono da tutta Italia sino a qualche ora fa i controlli sono diventati molto più morbidi. Pro bono pacis dei cittadini.

Roma – Per la Costituzione della nostra Repubblica è un Natale di festa. Il Tribunale civile capitolino, accogliendo la richiesta di un negoziante rovinato dalla chiusura totale delle misure dei Dpcm, ha emesso una ordinanza prenatalizia di sospensione dello sfratto e si è espresso con chiarezza giuridica sull’uso illegittimo dei decreti della presidenza del Consiglio dei ministri e dello stato di emergenza sanitaria nazionale che hanno scavalcato il Parlamento e violato parecchi articoli della Costituzione.

Un altolà all’esuberanza del Presidente del Consiglio e uno schiaffo alla cultura giuridica dell’avvocato che non ha ascoltato nessuno, nemmeno i giudici emeriti del Corte Costituzionale, Baldassarre, Marini, Cassese, figure vigili di tutela dei diritti dei cittadini sanciti nella Carta fondante della Repubblica Italiana. Lo stesso Presidente della Repubblica si è trovato in difficoltà giuridica e aveva più volte espresso prudenza e dubbi di incostituzionalità.

Nell’ordinanza si argomenta chiaramente: “…Punto indiscusso è che le libertà fondamentali degli individui siano state compresse attraverso un DPCM. Tale atto, come noto, non è di natura normativa, ma ha natura amministrativa. Tale natura resta anche laddove un provvedimento avente forza di legge, preventivamente lo legittimi. (omissis…) Come già evidenziato da altra giurisprudenza, non può ritenersi che un DPCM possa porre limitazioni a libertà costituzionalmente garantite, non avendo valore e forza di legge…”.

“(omissis…) …Appare evidente che la limitazione ai diritti fondamentali e costituzionalmente garantiti che si è verificata nel periodo di emergenza sanitaria è dovuta, quindi, non all’intrinseca diffusione pandemica di un virus ex se, ma alla adozione “esterna” dei provvedimenti di varia natura (normativi ed amministrativi) i quali, sul presupposto della esistenza di una emergenza sanitaria, hanno compresso o addirittura eliminato alcune tra le libertà fondamentali dell’Uomo, cosi come riconosciute sia dalla Carta Costituzionale che dalle Convenzioni Internazionali… (omissis) Anche i DPCM che disciplinano la Fase 2 sono, ad avviso di questo giudicante, di dubbia costituzionalità poiché hanno imposto una rinnovazione delle limitazioni dei diritti di libertà che avrebbe invece richiesto un ulteriore passaggio in Parlamento diverso rispetto a quello che si è avuto per la conversione del decreto “Io resto a casa” e del “Cura Italia”(cfr. Marini). Si tratta pertanto di provvedimenti contrastanti con gli articoli che vanno dal 13 al 22 della Costituzione e con la disciplina dell’art. 77 della Costituzione, come rilevato da autorevole dottrina costituzionale”.

Nella richiamata ordinanza si afferma la mancanza di motivazione dello stato di emergenza: “Com’è noto tutti provvedimenti amministrativi devono essere motivati ai sensi dell’art. 3 legge 241/1990. A tale obbligo non sono sottratti neanche i DPCM. Orbene, nel corpo dei provvedimenti relativi alla emergenza epidemiologica, la motivazione è redatta in massima parte con la peculiarità tecnica della motivazione “per relationem”, cioè con rinvio ad altri atti amministrativi e, in particolare (ma non solo) ai verbali del Comitato Tecnico Scientifico (CTS)…

Tale tecnica motivatoria è in astratto ammessa e riconosciuta dalla giurisprudenza ma richiede (eccettuato il caso di attività strettamente vincolata) che gli atti cui si faccia riferimento siano resi disponibili o comunque siano conoscibili. È fatto notorio (essendo anche stato oggetto di dibattito politico messo in risalto dai mass media) che alcuni di tali atti vengano resi pubblici con difficoltà, talvolta solo in parte, e comunque con una tempistica molto lunga, in alcuni casi addirittura prossima alla scadenza di efficacia del DPCM stesso“.

Nella storia d’Italia tanti hanno cercato di aggirare la Costituzione, puntualmente sotto attacco e vigilmente difesa. I valori costituzionali dei diritti civili non scadono come lo yoghurt, sono universali e non abbiamo certo bisogno di disvalori. Cosi come non si può governare a colpi di Dpcm, allo sbaraglio e senza un piano pandemico, incuranti del ruolo del Parlamento.

Questa volta Conte, con delega ai Servizi Segreti, ha fiutato l’aria e giocato d’anticipo portando al voto del Parlamento le ultime misure. Dalle notizie che ci giungono da tutta Italia sino a qualche ora fa i controlli sono diventati molto più morbidi, con buona pace dei cittadini che stanno dimostrando responsabilità nazionale ed iniziano a essere stanchi dei divieti legati alla pandemia.

 

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