Si tratta di emendamenti scomodi perché riguardano atti concertati con la Lega all'epoca del governo in comune con i Cinque Stelle. Bastava avvisare i due firmatari per come prevede la procedura.
Roma – Grillini sul piede di guerra. Come in una scenografia teatrale il M5s sale sul palcoscenico e si riprende la scena, lamentando brogli in commissione Affari costituzionali della Camera dei Deputati. I deputati Luca Frusone e Alvise Maniero, contrari alla linea dell’attuale accordo con il Pd, denunciano la scomparsa degli emendamenti al Decreto Sicurezza, che sarebbero stati ritirati addirittura a loro insaputa.
Il problema è soltanto politico poiché una parte del Movimento 5 Stelle non vuole la reintroduzione della protezione umanitaria, di fatto cancellata quando erano al governo con la Lega. Non c’è più democrazia, gridano i due deputati che si sentono traditi da quel ruolo a cui i cittadini-elettori li avevano chiamati. A parte ogni altra considerazione i documenti sembrano spariti davvero a loro insaputa ovvero senza la loro firma e, comunque, privi del loro consenso.
Insomma documenti-sottratti su cui indagano i “servizi segreti” ipotizzando anche una talpa all’interno del sistema! In effetti il progetto definito “rivoluzionario” che si sospettava fosse in atto è stato svelato, almeno in parte, dai diretti interessati. Così l’onorevole Frusone prende carta e penna e scrive alla Commissione Affari costituzionali, dove il provvedimento sulla Sicurezza è in discussione, lamentando che i due emendamenti a propria prima firma e a firma del collega risultano ritirati con una semplice comunicazione del proprio capogruppo in commissione.
Roba da matti, afferma il parlamentare grillino, ma dov’è finito lo spirito di condivisione e rispetto per la diversità di opinione che il nostro movimento ha da sempre invocato? Che fine hanno fatto certi valori? Certo quanto accaduto può ritrovarsi in una triste consuetudine interna al sistema ma non può prevaricare la libertà dei singoli e violare una prerogativa parlamentare.
Questione di stile e probabilmente di interessi diffusi che “cozzano” con quelli dell’esecutivo Pd – 5Stelle, in quanto gli emendamenti andavano in una direzione esattamente opposta a quella stabilita dall’attuale maggioranza. Dunque l’interesse di farli diventare cartacce per il cestino c’era tutto. Però non essendo stati mai contattati i due parlamentari grillini lamentano una violazione amministrativa in quanto se gli emendamenti, per qualsiasi motivo, dovevano essere ritirati tale prerogativa spettava ai firmatari e a nessun altro.
Invece nessuno si è curato di avvisare i due onorevoli “sgraffignando” di frodo i due provvedimenti. A questo punto il deputato Frusone chiede la reintegrazione degli emendamenti a propria prima firma al fine di poter svolgere il consueto esame dinnanzi alla Commissione.
Il vero problema però è un altro: a una parte del Movimento 5 Stelle la riscrittura dei decreti sicurezza di Salvini risulta indigesta, una sorta di retromarcia difficile da digerire. Ecco la ragione di certe scaramucce dell’ala governativa pur di salvare l’accordo della maggioranza. Questi metodi “staliniani” spingeranno altri parlamentari verso la Lega di Salvini che non aspetta altro.
Uno dei due emendamenti, quello più discusso, e forse il primo a sparire, riguarda l’abrogazione di una norma che regolamenta il permesso di soggiorno per motivi di lavoro. Un argomento importante dunque che ha fatto scaturire, da parte dell’onorevole Maniero un’altra lettera, dello stesso tenore di quella redatta dal collega Frusone, e indirizzata sempre al presidente della Commissione Affari costituzionali, Giuseppe Brescia.
Per Maniero non ci sarebbe stato alcun atto di “spionaggio” ma solo una ritorsione politica, sempre deprecabile ovviamente, da parte della capogruppo Vittoria Baldino la quale avrebbe ritirato, sua sponte, gli emendamenti per poi comunicarlo, a cose fatte, ai diretti interessati.
Che hanno avuto tutte le ragioni per lamentarsi. Va da sé che M5S e Lega l’anno scorso erano alleati dunque quanto fatto “insieme” non si può buttare nella spazzatura senza darne preventiva, e non postuma, comunicazione a chi ha firmato gli emendamenti. Tanto per essere chiari.
Insomma cose che non si fanno ma che sarebbero state fatte da una rappresentante di un partito che predicava ben altro rigore. Ben altri valori contro la casta. La vicenda s’infittisce, s’intreccia e si mescola alle aspre polemiche suscitate dalle parole di Nicola Morra nei riguardi della compianta Jole Santelli, presidente della Regione Calabria, recentemente scomparsa. Guai su guai per il partito di Grillo. Ultimi battiti d’ali?
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