Ci sono altri "Tot" miliardi di euro che riguardano posizioni per le quali, in base alle norme a favore dei contribuenti, le azioni di recupero sono inibite dal competente ufficio di riscossione. Certamente il tempo delle analisi è finito, ora serve concretezza. Subito.
Roma – Venire incontro alle difficoltà causate dalla pandemia è la parola d’ordine che il governo ha intenzione di attuare, agevolando così percorsi di stabilità imprenditoriale ed occupazionale. Speriamo che dalle parole si passi ai fatti. Il governo, infatti, lavora all’ipotesi di ridurre le aliquote e sulla possibile definizione agevolata di imposte, atti di accertamento, riscossione e contenzioso tributario. In altre parole si cerca di fare cassa e tentare di recuperare soldi di imposte e tasse che, anche a causa della crisi pandemica, difficilmente potrebbero rientrare nelle casse dello Stato. Così è allo studio una sorta di pace fiscale, rottamazione e condono.
La proposta di legge è avanzata da parlamentari di Forza Italia ed è stata ideata per fronteggiare la drammatica condizione economica che stanno vivendo migliaia di contribuenti, professionisti, lavoratori autonomi, giovani imprenditori e titolari di aziende. Servono nuove misure di pace fiscale che consentano ai contribuenti che hanno presentato una regolare dichiarazione, ma non hanno potuto pagare, di definire la propria posizione col fisco in modo sostenibile.
La proposta prevede la possibilità di effettuare la definizione automatica dei redditi di impresa, di lavoro autonomo relativi ad annualità per cui le dichiarazioni sono state presentate entro il 31 dicembre 2018, definendo automaticamente i redditi di impresa e di lavoro autonomo entro il 31 ottobre 2020. Si individuano diverse modalità per pagare, prevedendo, a garanzia della rateizzazione, una polizza fideiussoria assicurativa. Tre le ipotesi percorribili: pagamento in unica soluzione entro il 31 ottobre 2020 con uno sconto del 40%, oppure scegliere la rateizzazione quinquennale, con uno sconto del 20% e un tasso di interesse del 3%. L’altra alternativa è una rateizzazione di 20 anni, con un tasso di interesse del 2 per cento. Tre possibilità con forti sconti e rateizzazioni, anche con tempi lunghissimi di incasso pur di consentire la possibilità di pagare a tutti. Certamente una “pace fiscale” che è in linea con le maggiori difficoltà riscontrate ed emerse in tempi di restrizioni come questi, con l’obiettivo di consentire di pagare a chi ha “regolarmente” dichiarato i propri redditi ma non lo ha potuto fare. “Un patto fra cittadini e Stato per evitare che molte imprese, che non sono in grado di pagare, debbano chiudere”, afferma un parlamentare proponente (che non vuole essere citato). Chissà perchè…
“…Abbiamo deliberato l’incardinazione della proposta di legge – sottolinea Raffaele Trano, presidente della commissione Finanze alla Camera – ed inizieremo rapidamente la fase di audizioni, per giungere a un testo condiviso. É un provvedimento importante, che punta ad aggredire il magazzino dei crediti da riscuotere del fisco italiano…”.
L’idea avanzata dalla proposta di legge, continua il Presidente Trano:”…E’ quella di fare un patto con lo Stato…”. Infatti in questo momento vi sono imprese indebolite e con carenza di liquidità, nonostante il rinvio del pagamento dei tributi. Soldi che vanno comunque pagati e che rendono ancor più difficile sanare il conto dei debiti pregressi, a cui si vanno ad aggiungere le ordinarie spese aggiuntive e correnti che non si sono mai interrotte. La legge mira, secondo quanto dichiarato dagli addetti ai lavori, a dare ossigeno alle imprese, professionisti e cittadini, consentendo attraverso una sanatoria il pagamento dei debiti pregressi onde evitare definitive chiusure o liquidazioni giudiziali.
I crediti da riscuotere sono 954,7 miliardi ed interessano una platea di circa 17,4 milioni di contribuenti. Il c.d. “magazzino fiscale” del Paese è molto complesso ed è ancora più cresciuto nei mesi di lockdown. Gli esperti stimano una crescita di circa 20 miliardi.
Dall’audizione del 22 aprile 2020 del direttore dell’Agenzia delle Entrate Ernesto Maria Ruffini è emerso che al 31 dicembre 2019 il magazzino dei crediti ancora da riscuotere, affidato da diversi enti creditori all’agente della riscossione, supera di oltre venti miliardi il dato comunicato dall’Agenzia delle entrate al 31 agosto 2019 (quando l’importo era 934,4 miliardi).
Peraltro il 40% risulta difficilmente esigibile, infatti 153,1 miliardi di euro sono dovuti da soggetti falliti. Inoltre circa 118,9 miliardi di euro sono debiti di persone decedute ed imprese cessate, mentre 109,5 miliardi dovuti da nullatenenti, come risulta dai dati dell’Anagrafe tributaria. Infine per 68,8 miliardi di euro l’attività di riscossione è sospesa per provvedimenti di autotutela emessi dagli enti creditori, in base a sentenze dell’autorità giudiziaria.
Ciò che resta sono 14,7 miliardi di euro di rateizzazione in corso. 410,1 miliardi di euro relativi a contribuenti nei confronti dei quali l’Agente della riscossione ha già svolto, in questi anni, azioni esecutive o cautelari che non hanno consentito il recupero integrale del debito. Ci sono infine altri “Tot” miliardi di euro che riguardano posizioni per le quali, in base alle norme a favore dei contribuenti, le azioni di recupero sono inibite dal competente ufficio di riscossione. Certamente il tempo delle analisi è finito, ora serve concretezza. Subito o sarà troppo tardi.