…Una ricognizione interiore di luoghi che appartengono alla Sicilia, rivisti attraverso il filtro del tempo e del ricordo… Da Milano a Catania, in mostra…
Incredibili emozioni che risvegliano la memoria procurando inconsuete vibrazioni dell’anima sono le sensazioni che emergono prepotenti alla vista della personale fotografica dell’artista Sergio Giannotta.
“Southern dream”, afferma l’autore:
“E’ un lavoro sulla memoria, una ricognizione interiore di luoghi che appartengono alla nostra isola, la Sicilia, rivisti attraverso il filtro del tempo e del ricordo. È un riavvolgere il nastro dei ricordi attraverso la consapevolezza del tempo passato che erode la memoria, in un continuo lavoro di sottrazione, e la rende sognante cristallizzandola in piccole visioni oniriche che diventano visioni personali e allo stesso tempo collettive. Gli elementi che compongono le immagini diventano piccoli frammenti poetici visti attraverso il filtro del tempo, del ricordo sfocato, dell’emozione e dello stupore. Frammento dopo frammento, immagine dopo immagine, l’emozione si ripresenta intatta ripercorrendo, prima visivamente e poi interiormente, i luoghi conosciuti, restituendoli in visioni di sogno. Così, ammirando un’immagine, si rimane catturati in un vortice emotivo inusuale, nel quale, come in un sogno, si riaccende la memoria e si rievocano eventi e momenti della propria vita”.
La presenza massiccia di immagini che non vengono più stampate, o che vengono archiviate nella memoria dello smartphone, all’interno di supporti digitali o cloud, rischia di determinare una sorta di “oblio del ricordo”, di far perdere un’importante caratteristica della fotografia stessa, ovvero la sua capacità intrinseca di documentare e lasciare una traccia tangibile e accessibile di un volto, di un ricordo, di una storia. Una traccia che resta e che può e deve essere fisicamente ritrovata e recuperata.
“Una cultura si costruisce attraverso il ricordo, ma anche attraverso la selezione dei ricordi”, aveva detto Umberto Eco al Palazzo di Vetro dell’ONU in una lezione dal titolo “Contro la perdita della memoria”. Un discorso che veniva fatto sulla cultura in generale, ma che potrebbe essere valido anche per la storia dell’immagine degli ultimi anni. Il visitatore infatti, lasciandosi ispirare dalle foto di Sergio Giannotta, constata come la potenza di un’immagine possa suscitare emozioni e ricordi personali, avvertendo nello stesso tempo la sensazione, volutamente ricercata dall’autore, di condividere con altri turbamento e commozione, che si sprigionano nella diversità dell’essere in emozioni rigenerative.
Sergio Giannotta consente di vivere, attraverso la propria genialità artistica e le foto dai contorni “sfocati e leggermente plumbei”, l’esperienza e la condivisione di un’avventura dolce, divertente e introspettiva, che riesce a trasferire utilizzando sia la tecnica digitale che analogica.
L’artista, dopo avere inaugurato la mostra con una personale fotografica a Milano, ha esposto le proprie foto a Catania, sua città natale, presso Catania Art Gallery. Dopo iniziali esperienze nel campo della pittura, Giannotta si accosta alla fotografia alla fine degli anni Novanta, elaborando un personale linguaggio poetico in cui tecnica e memoria si fondono dando vita a visioni ricche di magiche suggestioni. La mostra fotografica è stata meta di incontri e visite guidate per alunni di diverse scuole, i quali, accompagnati dagli insegnanti, hanno potuto non solo ammirare le opere fotografiche ma anche interloquire, mostrando interesse e curiosità, con l’artista, che ha raccontato come
“Ogni emozione nell’individuale introspezione rappresenta un viaggio che illumina e arricchisce e che può condividersi in una relazione di interdipendenza reciproca. Così il passaggio da una foto all’altra si trasforma in una molteplicità di emozioni e ricordi che sembravano non potere più emergere”.
Secondo Damiana De Gennaro (poetessa e scrittrice):
“Le fotografie di Sergio Giannotta suggeriscono storie dai contorni smussati, tendenti alla réverie. Non è forse usuale che un fotografo disponga di una personale foresta di simboli, che restituisca all’osservatore ciò che Leopardi, nello Zibaldone, definiva una ‘doppia visione’. L’autore fa dialogare sistematicamente tinte delicate, sagome di fiori e piante con l’enigma di una zona d’ombra. Una possibile lettura è nel contrasto tra innocenza ed esperienza, cui il fotografo sembra dare una personale interpretazione. Se i fiori sono il simbolo eterno della provvisorietà della bellezza, l’ombra può alludere all’incertezza che circonda ciò che precede e segue il loro effimero apparire: l’avere conosciuto, amato, perduto. Sergio Giannotta costruisce, così, lo spazio di una esitazione tra il mondo reale e quello amorevolmente ricordato, in un tempo che scardina ogni pretesa di linearità”.
La cultura, in generale, è un indispensabile mezzo di informazione e di conoscenza, rappresenta lo strumento per allargare i propri orizzonti, verso nuove opportunità di linguaggi artistici e prospettive culturali, che consentono anche di apprezzare e interpretare il bene comune secondo le ispirazioni dell’anima. La fotografia è anche questo, e la personale di Giannotta ha il pregio di suscitare vibrazioni emotive che sembravano sepolte e archiviate.