Carrello della spesa vuoto ma mai senza cellulare, cambiano le abitudini di acquisto

Uno studio di Bnl Bnp Paribas: calo nelle spese alimentari, al ristorante e per i libri. Non si rinuncia al telefonino e alla tecnologia.

Roma – In calo le spese per alimentari e ristoranti. Anche la scienza ha constatato che in Italia sono in diminuzione le spese per prodotti alimentari e per ristoranti. Fino ad ora sembrava una banalità, una frase detta così per dire, dalla cosiddetta “casalinga di Voghera”. Questa espressione è stata utilizzata dal lessico giornalistico per intendere una casalinga della provincia italiana, esponente dell’Italia piccolo-borghese del secondo dopoguerra, con un grado di scolarità e con un’occupazione assente o umile. Ebbene, finanche una figura di questo tipo aveva compreso ciò che poi è stato ratificato dalla ricerca. Certo, spiegare il calo di consumi alimentari perché “l’acqua è poca e la papera non galleggia”, come recita un motto partenopeo, nel senso che la mancanza di soldi non può che produrre spese inferiori, è un discorso “terra terra”.

Invece, definire il fenomeno come una “modificazione delle abitudini d’acquisto degli italiani”, suona meglio, fa più figo, lo si può enunciare nei salotti progressisti, dove si esprimono concetti di solidarietà per i ceti meno abbienti, gustando caviale e champagne! Così va il mondo! Nell’uno e nell’altro caso, il risultato è lo stesso: il piatto piange per i poveri cristi, sia per la scarsezza di finanze che di alimenti! La ricerca è stata effettuata per conto di “Bnl Bnp Paribas”, uno dei maggiori gruppi bancari, allo scopo di comprendere i cambiamenti dei consumatori italiani. E’ un dato di fatto acclarato che la pandemia ha inciso non poco sulle modifiche delle abitudini di spesa. Si è consumato più beni, rinunciando ai servizi. Sono calati i consumi alimentari anche quelli per la ristorazione, mentre, in passato, al calare dei primi, aumentavano i secondi.

Per la cronaca, sono calate anche le spese per vestiario e calzature, mentre sono cresciute quelle per telefoni – ci si può morire di fame, ma col telefono in mano, a mo’ di una colt, come nel vecchio west! – e elettrodomestici, oltre che per attrezzature fotografiche. Probabilmente si tratterà di persone diverse, nel senso che se uno ha difficolta per mettere insieme il pranzo con la cena, dove trova le risorse per il resto? Probabilmente, come si dice in gergo “ci si toglie il pane di bocca” risparmiando per spendere in altri consumi. E’ molto sconfortante, ma lo si sapeva già, il dato che si spende più per telefoni, accessori e prodotti per la cura della persona, che per libri e istruzione.

Tre ragazzi in silenzio, con lo sguardo fisso al telefonino.
L’irrinunciabile telefonino

Secondo gli autori dello studio il motivo principale di questo andazzo va ricercato nella pandemia. Il periodo di restrizioni, a cui siamo stati costretti a soggiacere, pare che abbia modificato le abitudini degli italiani. Si sono mostrati, infatti, meno inclini a spendere per consumi riguardanti la socialità, ma più sensibili all’acquisto di beni utili ad uno stile di vita tra le quattro mura domestiche. Siccome non ci facciamo mancare nulla, l’ “Economist” -il prestigioso settimanale d’informazione politico-economica in lingua inglese, focalizzato su attualità globale, commercio internazionale, politica e tecnologia– ha avuto la brillante, nonché esplicativa, intuizione di definire questo stile di vita come appartenente all’ “età del consumatore eremita”.

Ora, la sensazione che si prova di fronte ad esternazioni del genere è, da un lato di sorpresa mista ad ironia perché di sicuro non saremmo… sopravvissuti senza queste conclusioni. Cercare le cause nella pandemia può andare bene. Però, la succitata “casalinga di Voghera” si sarebbe chiesta: “Non è che hanno influito anche l’inflazione, i costi energetici e gli stipendi rimasti al palo”? E, soprattutto, sarebbe andata tra i pendolari e chi si spacca la schiena alzandosi alle cinque del mattino per un tozzo di pane e avrebbe constatato con mano come si spende di meno. Ma, adesso c’è l’ufficialità dei numeri e delle dimissioni, vuoi mettere? Mai più senza!

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