Dopo la doppia fiducia Meloni al galoppo

Dopo il si sonoro di Camera e Senato non ci sono più ostacoli all’inizio delle attività del nuovo governo che, in primis, dovrà cimentarsi con i problemi energetici e le bollette salatissime. Poi seguiranno i sostegni per milioni di cittadini in povertà, lavoro e ancora lavoro, riforme e le altre emergenze che debbono spingere il Paese alla vera ripartenza.

Roma – ll governo Meloni è realtà. La Premier incassa la fiducia alla Camera con 235 sì, 154 no e 5 astenuti e al Senato con 115 si, 79 no e 5 astenuti. Tutto a gonfie vele. Nella maggioranza però emergono prepotentemente alcuni nodi interni ai partiti. Certo frustrazioni e delusioni sono tante e difficili da digerire, proprio per questi motivi molto dipenderà dalla distribuzione dei sottosegretari che potranno soddisfare la bramosia di potere di tanti parlamentari rimasti a bocca asciutta. Nomine che sono tutt’altro che secondarie, perché rischiano di acuire o “sminare” le tensioni interne alla maggioranza, tutt’altro che risolte. Molti i dossier urgenti e tanti gli impegni internazionali che già incombono, dunque Meloni ha i minuti contati e non può perdere tempo. La luna di miele co n il Bel Paese, con i suoi elettori, è finita. Adesso deve passare all’azione.

L’apertura di credito dei principali partner internazionali, agevolata anche dalle raccomandazioni di Mario Draghi e il grande carico di aspettativa dell’opinione pubblica, che rappresenta il fattore più importante, garantiranno alla vincitrice delle politiche la possibilità di operare in un contesto decisamente favorevole. La Premier, in ogni caso, avrà bisogno del supporto della maggioranza e della competenza dei ministri, oltre che della crescita di una classe dirigente fin qui coperta dal risultato politico della Meloni. Vedremo. L’opposizione è tutt’altro che compatta e non rappresenta un problema nel breve periodo. Anzi potrebbe addirittura essere d’aiuto nel caso di “agguati berlusconiani” nelle votazioni importanti, così come già accaduto nell’elezione del presidente del Senato.

Nonostante le divisioni tra le opposizioni qualche starnuto si sente nel silenzio assordante e solitario della sconfitta, così Calenda, il leader di Azione, pronostica già la débâcle di una componente del centrodestra, addirittura con il Cavaliere che si avvia a un declino rapidissimo. Il discorso interessato, del neo parlamentare, si basa sulla possibilità di raccogliere quel consenso azzurro, che è cosa diversa dal prendere in carico i deputati forzisti.

Insomma quello che è nato, secondo Calenda, “Sarà un governo in condizione di grande difficoltà e molto fratturato. Ci sono, infatti, persone di grande capacità, come Carlo Nordio che è molto in gamba, ma in ogni caso è un governo politico di basso livello. Dovranno gestire cose complicate”, conclude il leader di Azione, forze azzardando un po’ considerato il livello del governo precedente, Dragi escluso. Parlando del rinnovo dei vertici del Parlamento e di quello prossimo delle commissioni di garanzia, Copasir e Vigilanza Rai, Calenda evidenzia il tema della rappresentanza di tutte le opposizioni.

Carlo Nordio

Un problema per il cosiddetto terzo polo. Infatti si è rinsaldato per la distribuzione delle poltrone il legame ed il collante ricco di interessi che si era rotto tra Pd e M5s. In poche parole nessuna novità all’orizzonte. Il segnale è politico, Pd e 5 stelle si mettono d’accordo per racimolare tutte le cariche dell’opposizione. Questo il punto dolente. “Il Pd ha scelto, la discussione era Conte o Calenda e ha scelto Conte, legittimamente”, ha affermato ancora il leader di Azione. Ma nonostante queste lamentele e valutazioni è molto probabile che anche le altre posizioni spettanti alle opposizioni vadano ancora ai dem ed ai contiani e ciò per un semplice fattore numerico parlamentare, tranne che arrivi il soccorso della maggioranza.

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