La Costituzione è in pericolo? Una bufala

L’ascesa della destra pare inarrestabile e Salvini già canta vittoria. Intanto i dem tremano per lo spettro della modifica alla Costituzione. Il nuovo governo avrà ben altre incombenze, e tutte urgentissime.

Roma – Il Pd dopo il fallito “campo largo”, che tante discussioni e polemiche ha generato, si è spostato agli “occhi di tigre” di Rocky, lo stallone italiano. Tutto ciò per simboleggiare l’energia che in queste giornate di campagna elettorale è necessaria per combattere gli avversari, interni ed esterni. Per poi passare dal “voto utile” al voto “intelligente”. Neanche a dirlo alla fine il voto “intelligente” è solo quello che potrebbe ottenere il partito del segretario nazionale dei dem. L’attenzione di Letta, infatti, è protesa alla conquista dei collegi uninominali, che vengono assegnati al candidato che ottiene il maggior numero di voti. Insomma quelal sessantina di collegi contesi potrebbero ribaltare il pronostico dei sondaggi. Questi ultimi finora sono favorevoli alla destra, che si teme punti alla Costituzione. Ma è proprio cosi?

Non solo perché Letta quando parla impropriamente di voto utile o addirittura di voto “con il sale in zucca“, cerca di sminuire anche le scarse potenzialità e l’efficacia di una preferenza accordata al Terzo polo, oppure al M5s. Ad incoraggiare il Nazareno ci sono i dati secondo i quali il Pd, pur con un distacco difficile da colmare, si conferma come secondo partito e primo in particolare fra i giovani. In ogni caso il leader dei dem avverte che il voto non sarà una scelta reversibile. Ciò che è frutto degli umori di un giorno, darà effetti che dureranno per cinque anni. Con chiarezza Letta vuol fare capire, con il piglio tipico del professore, che se i democratici vinceranno allora governeranno, sennò andranno all’opposizione.

Certamente sovvertendo le strategie degli anni passati difficili da digerire. Non saranno in altri termini come la protezione civile, pronti ad intervenire in caso di calamità parlamentari. Difficile da credere ma questa è la linea dettata dal Nazareno per la campagna elettorale. Poi lo scontro fra Enrico Letta e Giorgia Meloni si sposta sul Colle. Per il segretario Pd la leader di FdI spinge sul presidenzialismo per ottenere pieni poteri, così da raggiungere il vero obiettivo della destra, la costituzione.

Si potrebbe pure pensare dimandare a casa Sergio Mattarella. Ma non si fa attendere la risposta della leader della destra, la quale uscendo dalla modalità monaco tibetano, dove era entrata per non rispondere alle provocazioni, ribatte affermando che “…Sono solo allarmismi che non hanno senso, non andiamo ad asfaltare le istituzioni…”.

Allarmismi immessi nel giro mediatico ad arte per determinare paure ed incertezze tra gli indecisi e per lucrare qualche spicciolo consenso. Su questo argomento anche Salvini fa sentire la propria voce:

“…Nessun pericolo comunismo o fascismo, lo sbocco al Quirinale rappresenta l’ennesima tappa di un duello sempre più duro, transitato anche dall’allarme per la democrazia lanciato da Letta…”. Insomma il leader della Lega dice con chiarezza che: “…Se vincesse Letta, non succede, ma se succedesse nessuno griderebbe l’allarme per l’arrivo dei sovietici…”. In effetti…

Letta, spiegano ancora dal Nazareno, non si riferisce certo al rischio di un colpo di Stato. Il vero problema è che con questa Legge elettorale, la destra potrebbe ottenere seggi a sufficienza per cambiare da sola la Costituzione. Si potrebbe pure chiedere a Mattarella di farsi da parte, come fece capire in un lapsus rivelatore Silvio Berlusconi. E quì torna in ballo la polemica sul Rosatellum. In base ai calcoli del Pd, potrebbe consentire alla destra di ottenere il 70% dei seggi con poco più del 40% dei voti.

Il Cavaliere sempre sulla breccia

Ma proprio questa legge elettorale è stata votata, certamente non da Letta che non era in Parlamento, ma in via definitiva al Senato il 26 ottobre 2017 con il voto favorevole del PD, Forza Italia, Lega, Alternativa Popolare, Alleanza Liberalpopolare-Autonomie ed altre formazioni minori. Tanto per conservare la memoria degli avvenimenti.

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