Il disagio sociale non può e non deve raggiungere i limiti che stiamo registrando. Famiglie indigenti, imprese in crisi, terziario in fallimento non sono altro che una triste realtà che in molti vorrebbero mascherare. La politica non è stata all’altezza del suo ruolo e “l’Uomo della Provvidenza” non è riuscito a risollevare le sorti del Bel Paese ormai abbandonato alla deriva.
Roma – Con l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia si sono creati nuovi e importanti se non letali ostacoli alla crescita economica e sociale del Vecchio Continente. Sono emersi numerosi elementi di incertezza sia per le imprese, sia per quei cittadini che speravano in un rapido percorso verso un futuro migliore. Anche la crisi politica ha determinato sfiducia tra i cittadini ed i mercati finanziari. Secondo i dati Istat presentati, il numero di individui in povertà assoluta è quasi triplicato dal 2005 al 2021, passando da 1,9 a 5,6 milioni, mentre le famiglie sono raddoppiate da 800 mila a 1,96 milioni.
Purtroppo, la povertà assoluta è tre volte più frequente tra i minori e una dinamica particolarmente negativa caratterizza anche i giovani tra i 18 e 34 anni, con una incidenza che ha raggiunto l’11,1%, valore di quasi quattro volte superiore a quello del 2005, che era il 3,1%.
In ogni caso le tanto criticate misure di sostegno economico erogate nel 2020, in particolare il reddito di cittadinanza e di emergenza hanno evitato, comunque, a un milione di individui, circa 500 mila famiglie, di trovarsi in condizione di povertà assoluta. Infatti, nel rapporto l’Istat sottolinea che l’intensità della povertà, senza sussidi, nel 2020 sarebbe stata di 10 punti percentuali più elevata, raggiungendo il 28,8%.
Il futuro non è roseo, poiché con l’aumento dei costi la situazione diviene pericolosa dal punto di vista sociale. Tanto per essere chiari senza meccanismi di adeguamento ciò comporterà un’importante diminuzione delle retribuzioni contrattuali in termini reali che, a fine 2022, tornerebbero sotto i valori del 2009.
Già nel 2021 la risalita dei prezzi al consumo ha portato a una diminuzione delle retribuzioni reali superiore a un punto percentuale, le previsioni attuali, adesso, sono peggiori dell’anno precedente. Infatti la forte accelerazione dell’inflazione negli ultimi mesi rischia di aumentare le disuguaglianze poiché la riduzione del potere d’acquisto è particolarmente marcata proprio tra le famiglie con forti vincoli di bilancio.
In una famiglia monoreddito basta una qualunque variazione al rialzo, come per esempio il carburante o le bollette e le tasse locali, per creare una situazione di sofferenza economica che blocca qualunque ipotesi di speranza ed equità sociale. Anche le piccole e medie imprese italiane sono nel pieno di una tormenta economica che non lascia ben sperare.
Dalla crisi pandemica, all’aumento delle bollette e del costo delle materie prime, fino alle dichiarazioni di Ernesto Maria Ruffini, direttore dell’Agenzia delle Entrate, che sventola parole come “evasori” e “carcere”, la spirale dell’inferno dantesco si sta già vivendo. Insomma ce n’è per tutti i gusti nel pieno disinteresse di tutta la classe politica, per una estate davvero rovente dal punto di vista economico e fiscale. Altro che elezioni.
Oggi le imprese, soprattutto quelle piccole, fanno i conti ancora con le crisi degli anni 2000 e vivono ormai da tempo con una pressione fiscale e contributiva pari a circa il 65%, con un costo della burocrazia oltre ogni possibile immaginazione, superiore cioè ai 250 miliardi di euro. Nel frattempo, per quanto riguarda la rottamazione ter, circa il 50% dei richiedenti non ha saldato il pagamento a maggio 2022 e oggi rischia il patrimonio.
La politica sembra in questi momenti un mondo incapace di seguire e interpretare le esigenze degli italiani, chiusa nella difesa del proprio fortino a recitare sempre le stesse giaculatorie verbali con l’intento di ottenere improbabili consensi.
L’Italia è stata commissariata da Draghi. Per colpa dell’incapacità politica ed amministrativa mostrata dai partiti, i quali pensano esclusivamente a finanziamenti e voti. Ecco il perché di tanta astensione galoppante. La crisi di questi giorni è strutturale e pretende risposte innovative e riformiste di cui non si vede nemmeno l’ombra. La rabbia mista alla delusione rimane senza risposte. Ed è pericolosa.