L’Aula del Parlamento europeo ha approvato la richiesta di estensione del documento istituito per permettere la circolazione anche in tempi di pandemia. Il Consiglio UE aveva già dato voto favorevole all’estensione fino a giugno 2023.
Bruxelles – Il testo finale è stato approvato con 432 voti favorevoli, 130 contrari e 23 astenuti. La principale novità è che oltre a vaccinazioni, guarigioni e test molecolari, sarà possibile ottenere il Green-pass anche a seguito di test antigenici. I deputati chiedono agli Stati membri di astenersi da restrizioni alla libertà di movimento per i titolari del certificato.
Qualora le restrizioni risultassero inevitabili, dovrebbero comunque essere proporzionate in base agli ultimi consigli scientifici. I punti di riferimento sarebbero il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie e del comitato per la sicurezza sanitaria UE.
Gli eurodeputati chiedono altresì che il periodo di applicazione del certificato sia il più breve possibile e indicano alla Commissione di valutare la revoca del certificato non appena la situazione epidemiologica lo permetterà. Alla luce del deliberato parlamentare possono iniziare i negoziati inter-istituzionali con il Consiglio, in modo che le regole entrino in vigore prima della scadenza dell’attuale regime, che decadrà il 30 giugno.
La Commissione europea, già nel febbraio scorso, ha messo sul tavolo del Parlamento e del Consiglio la proroga del regolamento che istituisce il Green-pass, in scadenza a giugno, proponendo che il certificato rilasciato ai partecipanti alla sperimentazione sia accettato da tutti gli Stati UE. Insomma, la commissione non se la sente di dire addio alla certificazione verde.
Si punta anche ad affrontare l’impossibilità di determinare l’impatto di un eventuale aumento di infezioni nella seconda metà del 2022 o dell’emergere di nuove varianti. L’Esecutivo ha proposto in tal senso una modifica alle regole attuali dei certificati Covid-19. L’intento è consentire a chi ha partecipato alle sperimentazioni di vaccini diversi quindi da quelli autorizzati nell’UE di ottenere ugualmente un pass verde.
Molti Stati già lo fanno. Ma dall’introduzione del Green Pass si è creato un vuoto normativo per le persone vaccinate con iniezioni sperimentali, come il vaccino “Reithera” in Italia. L’amara verità potrebbe essere un’altra.
Ovvero tutta una tattica per “…Incoraggiare lo sviluppo e lo studio continui di vaccini contro il Covid-19…”. Così scrive la Commissione Europea dopo le preoccupazioni manifestate dalle case farmaceutiche, come la tedesca BioNTech, sulla difficoltà di arruolare volontari per le sperimentazioni. A frenarli sarebbe proprio il timore di non ricevere il pass. Ecco svelato il mistero di così ampia apertura, dopo restrizioni da capogiro per due lunghi anni di pandemia. Poteva forse non esserci spazio per il libero esercizio della dietrologia?